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''I sindaci che vogliono riproporsi nonostante il limite dei mandati? Orientati alla conservazione del potere più che alla tutela dei principi democratici''

Domenica 4 maggio si terranno le elezioni comunali in Trentino Alto Adige dalle 7 alle 22 per la scelta dei nuovi sindaci. Alcuni, nonostante abbiano esaurito il limite di mandati, vorrebbero forzare le leggi riproponendosi. Pubblichiamo l'intervento integrale di Alex Marini, ex consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle sul tema

Di Alex Marini, già consigliere provinciale M5S - 20 dicembre 2024 - 16:26

TRENTO. La recente circolare n.83/2024 del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Ministero dell'Interno ha scatenato un acceso dibattito nel panorama politico locale trentino. Diversi sindaci e assessori stanno avanzando richieste di proroga dei loro mandati, in aperta contraddizione con i principi fondamentali della democrazia rappresentativa e le raccomandazioni internazionali sulla stabilità del diritto elettorale.

 

Le loro rivendicazioni, formalmente legittime in un sistema democratico, si basano su un'argomentazione apparentemente pragmatica: la necessità di più tempo per realizzare i programmi elettorali e mantenere gli impegni presi con i cittadini. Tuttavia, questa motivazione mostra evidenti debolezze, specialmente alla luce del recente parere della Commissione di Venezia, formulato come contributo per la risoluzione del caso Staderini vs Italia presso la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) sulla stabilità del diritto elettorale, il sistema misto maggioritario-proporzionale e i rimedi giurisdizionali in materia di elezioni.

 

È interessante notare come nel 2020, in piena emergenza sanitaria, non si sia registrata una simile veemenza nelle rivendicazioni sul rispetto del principio del periodico svolgimento delle elezioni a intervalli regolari. Mentre in Italia e in Trentino-Alto Adige/Südtirol si discuteva e si concedeva il rinvio delle elezioni, altri Paesi nel mondo si sono rapidamente adattati, implementando innovazioni nei sistemi di voto e seguendo le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali per garantire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali anche in circostanze straordinarie.

 

La realtà dei fatti suggerisce motivazioni meno nobili dietro queste richieste. Molti primi cittadini sembrano più interessati a mantenere il controllo su modifiche urbanistiche e, soprattutto, sulla gestione di appalti milionari. Alcuni stanno persino minacciando azioni legali contro la legislazione regionale del 2020 - una norma che, significativamente, nessuno ha contestato per oltre quattro anni - che aveva stabilito il rinvio delle elezioni dalla primavera all'autunno 2020 e fissato le successive consultazioni per la primavera 2025.

 

La Commissione di Venezia è stata cristallina nel suo recente parere: la stabilità del diritto elettorale è fondamentale per la credibilità del processo democratico. Non solo scoraggia le modifiche frequenti alla legge elettorale, ma considera sostanzialmente illegittime le modifiche una volta che le elezioni sono state convocate. Il limite quinquennale per le assemblee legislative viene considerato un parametro ragionevole e consolidato.

 

L'argomento secondo cui serve più tempo per attuare i programmi amministrativi appare particolarmente debole se si considera che sono i funzionari pubblici, non gli amministratori eletti, a gestire concretamente i procedimenti amministrativi in attuazione degli strumenti di programmazione. La continuità amministrativa è garantita dalla struttura burocratica, non dalla permanenza in carica degli organi politici.

 

Paradossalmente, le osservazioni della Commissione di Venezia sui rimedi giurisdizionali potrebbero offrire ai sindaci un'opportunità inattesa: i loro eventuali ricorsi potrebbero spingere la giustizia italiana a sviluppare una nuova giurisprudenza più allineata con i principi elettorali internazionali, colmando le lacune del legislatore nazionale. Tuttavia, questo percorso richiederebbe argomentazioni ben più solide di quelle finora presentate.

 

In conclusione, mentre il diritto al ricorso è sacrosanto in una democrazia, le rivendicazioni dei sindaci appaiono più orientate alla conservazione del potere che alla tutela dei principi democratici. La stabilità del diritto elettorale e la regolarità delle consultazioni sono pilastri fondamentali della democrazia che non possono essere subordinati a contingenti esigenze amministrative o, peggio ancora, a interessi particolari.

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