Abbattimento di 8 orsi all'anno, Dallapiccola e Demagri: "Tanti proclami ma nessuna novità nella legge. La norma potrebbe creare difficoltà operative"
La Provincia ha presentato il ddl che contiene l'indicazione di abbattere 8 orsi all'anno. Ma la base di partenza resta il piano Pacobace. Casa Autonomia: "A conti fatti cambia poco e in alcuni casi il tetto massimo può mettere in difficoltà le istituzioni a livello operativo"
TRENTO. "Proclami e annunci ma nei fatti cambia poco o nulla nella gestione dei grandi carnivori". Queste le parole di Michele Dallapiccola e Paola Demagri, rispettivamente ex assessore oggi segretario politico e consigliera provinciale di Casa Autonomia. "Non ci sono modifiche sostanziali nelle procedure perché la base di partenza è il piano Pacobace e anzi in alcune situazioni il ddl è pure peggiorativo. Se in un anno per sfortuna ci fossero quattro orse adulte da rimuovere, la norma fissa il tetto massimo in 2 esemplari".
A fine della scorsa legislatura il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, ha annunciato una serie di modifiche alla legge varata da Ugo Rossi e da Michele Dallapiccola per disporre le linee d'intervento sui grandi carnivori. Un governatore del Trentino può sostanzialmente agire a livello di ministro in caso di un orso pericoloso o problematico tanto che già dal 2018 (Impugnata al tempo dallo Stato ma salvata dalla Corte costituzionale) il parere di Ispra è obbligatorio ma non vincolante.
Dopo la tragedia nei boschi di Caldes con la morte di Andrea Papi causata da Jj4, Provincia e ministero avevano interessato Ispra per definire delle regole di ingaggio. Le ipotesi, tutte da applicare, sono quelle di rimuovere un massimo di 8 orsi all'anno, di cui massimo 2 o 3 femmine riproduttive (ma nel caso si proceda su un terzo esemplare il rischio estinzione diventa alto).
Questo dovrebbe potare a una stabilizzazione, anche nel lungo periodo, sul fronte della pressione dei grandi carnivori e dare risposte anche in termini di sicurezza pubblica (Qui articolo). Le analisi e le simulazioni sono contenute nel rapporto di Ispra, "La popolazione di orsi del Trentino: analisi demografica a supporto della valutazione delle possibili opzioni gestionali", realizzato su indicazione del ministero e pubblicato in esclusiva nelle sue conclusioni da Il Dolomiti nell'estate scorsa (Qui articolo). Già in quello studio si scriveva che in quel momento come il solo esemplare attenzionabile fosse Mj5, poi trovato morto in val di Non e di cui ancora non si conoscono le cause del decesso (Qui articolo).
Piuttosto c'è stato un passo indietro sulla richiesta del parere di Ispra, la Provincia avrebbe voluto superare questo aspetto ma poi l'ipotesi è finita nel cassetto. A ogni modo, da quello studio si è ripartiti e la Provincia a trazione leghista ha annunciato la modifica alla legge per recepire quanto contenuto nel documento.
"Inoltre - si legge nel ddl provinciale - si definisce una norma di prima applicazione, per la quale, per il 2024 e il 2025, in base all’analisi demografica condotta da Ispra nel 2023 a supporto della valutazione delle possibili opzioni gestionali, tale numero per la specie Ursus arctos è determinato nel massimo di otto esemplari all’anno, di cui non più di due femmine adulte e non più di due maschi adulti".
Le novità appaiono più di apparenza che di sostanza. "Si è parlato di una norma innovativa e si sono sprecati i proclami ma non cambia nulla. L'indicazione di un tetto massimo significa inserire potenzialmente delle difficoltà operative, soprattutto nella gestione degli esemplari femmina. E comunque, prima di intervenire con la rimozione di un orso, si conferma la necessità di campagne di informazione, formazione e dissuasione come da piano Pacobace", concludono Dallapiccola e Demagri.