''Trento non si Lega'' e anche buona parte del Trentino dice ''no'' a Fugatti e a questi due anni di amministrazione provinciale
Dove è passato Salvini la Lega ha perso (o al massimo è andata al ballottaggio) e anche chi ha cercato di portare il Patt verso quella sponda, come il presidente Panizza, è stato bocciato anche a casa propria. Gli errori del segretario Bisesti sono stati evidenti in tutti i campi ma Fugatti c'ha messo del suo con l'incredibile (ed effettivamente non credibile) annuncio del concerto di Vasco per il prossimo anno
TRENTO. Trento non si Lega e a quanto pare anche buona parte del resto del Trentino. Dopo l'esito delle ultime elezioni regionali con Campania, Puglia e Toscana finite direttamente al centrosinistra e con Marche, dove ha vinto il candidato di Fratelli d'Italia, Liguria, dove ha vinto l'ex forzista Toti e Veneto dove la lista di Zaia ha triplicato i voti della Lega di Salvini, il Capitano sembra davvero aver perso il ''tocco magico'' che indubbiamente aveva fino a un anno e mezzo fa. Dove è stato, nel suo tour da niente esaurito in provincia di Trento, la Lega ha perso e perso male. I suoi fedelissimi sono stati respinti dai territori, si pensi a Monica Ceccato a Lavis o a Vanessa Cattoi ad Ala.
Ma soprattutto i suoi rappresentanti in Trentino, il segretario provinciale Mirko Bisesti, il presidente Maurizio Fugatti e il presidente della Regione Roberto Paccher, che hanno girato paese dopo paese per sostenere liste e i candidati bollati Lega e hanno fatto da scalda pubblico, sempre pochino lo ricordiamo, per gli show di Salvini tra Lavis, Trento, Rovereto, Riva del Garda, Arco e Ala, hanno ricevuto un sonoro ''No grazie'' dall'elettorato. La Giunta provinciale si era spesa direttamente, come mai successo prima, con un'assoluta mancanza di rispetto verso chi rappresentano, i trentini tutti, per portare alle urne i trentini ''loro'' e hanno perso.
Troppo scadenti questi due anni di guida provinciale a trazione leghista caratterizzati da un disastroso mix di improvvisazione, incapacità, limiti umani e personali che di settimana in settimana hanno fatto sprofondare i trentini nell'imbarazzo. Si pensava al cambiamento, che era sacrosanto e anche auspicabile in una democrazia dove l'alternanza è uno dei motori della buona amministrazione, ma nessuno si sarebbe mai immaginato quanto visto in questi due anni. Mirko Bisesti all'istruzione, Stefania Segnana alla sanità, Giulia Zanotelli all'agricoltura e gestione della fauna, Roberto Failoni al turismo, Achille Spinelli al lavoro e il presidente Maurizio Fugatti da soli bastano a descrivere la situazione politica provinciale del Trentino.
Loro lo hanno capito e hanno provato a investire su questo voto amministrativo con il risultato che stiamo raccontando ma che arriva da lontano. Due esempi: per mesi si è cercato di convincere l'opinione pubblica che il candidato giusto era tale Alessandro Baracetti poi, a venti giorni dalla chiusura delle liste, si è deciso di farlo saltare per Andrea Merler. Un disastro mai visto con un segretario della Lega, Bisesti, a rassicurare tutti che quella sarebbe stata la mossa vincente che avrebbe riunito la coalizione. Risultato? La coalizione ha perso altri pezzi e ieri è arrivata una sconfitta peggiore di cinque anni fa (quando la Lega viaggiava sul 13% stessa percentuale che è tornata a prende questa tornata elettorale).
Ma che Bisesti la stoffa dell'amministratore non ce l'abbia era già palese qualche mese fa quando nella sua Aldeno non era nemmeno riuscito a costituire una lista con il simbolo della Lega. Nemmeno i ''compiti a casa'' era riuscito a fare figurarsi quelli degli altri, potrebbe dire qualcuno. I compiti altrui li ha provati a svolgere il presidente Fugatti cercando di regalare il colpo ad effetto di fine campagna elettorale a tutti i suoi candidati sparsi sul territorio: peccato che Vasco Rossi non fosse della sua stessa opinione e l'idea di farsi strumentalizzare dalla Lega era l'ultima nella scala dei progetti del mitico Blasco. E così il boomerang servito a Merler e tutto il panorama della destra trentina è stato servito direttamente dal presidentissimo.
La Lega è crollata in molte amministrazioni dove ha presentato il simbolo: a Brentonico, a Lavis, a Cavalese, a Mori, a Caldonazzo e addirittura è riuscita a perdere ad Ala con la parlamentare Cattoi schierata come papabile prima cittadina, affossata da un misero 30% di consenso. E a Trento l'altra parlamentare candidata per tirare su voti, Martina Loss, non ha superato i 130 consensi. A Riva la Lega va al ballottaggio e ad Arco pure ma per il rotto della cuffia (per una settantina di voti ce l'hanno fatta a battere tre liste ambientaliste). E paradossalmente sono rimasti ''puniti'' dagli elettori anche quelli che sono stati percepiti ''vicini'' alla Lega. Uno su tutti: Franco Panizza, che da presidente del Patt, ex senatore e segretario particolare di Vittorio Sgarbi, è andato a perdere nella sua Campodenno. Proprio lui che da tempo lavora per portare il Patt tra le braccia del Carroccio.
Una sconfitta incredibile ma che segna il passo e mostra, ancora una volta di più, che ormai i partiti e i movimenti politici contano davvero poco (si pensi che a Trento il Pd è il primo partito con il 18% quando 5 anni fa aveva 11 punti in più e il secondo partito è la Lega con il 13%) e l'elettorato premia o penalizza i candidati rispetto a quello che hanno fatto o che faranno. In Veneto persone di destra, centro e sinistra hanno votato per Zaia perché ha dato prova di saper governare l'emergenza meglio degli altri. In Trentino la bocciatura per l'amministrazione Fugatti è senza appello. Se i compiti a casa poi li dovrà fare Bisesti il rischio di non superare l'anno può diventare concreto.