Riforma sul turismo, Failoni attacca (sui social) il Patt perché fa politica sui social. Le Stelle alpine: ''Sue elaborazioni personali scorrette e che non sono vere''
L'iter per rivoluzionare il sistema di un comparto pesantissimo per il nostro territorio è partito venerdì 17 aprile, un provvedimento assunto dalla Giunta finito nel mirino di sindacati Cgil, Cisl e Uil, l'ex assessore Michele Dallapiccola e l'ex vice presidente Alessandro Olivi. Il Patt ribatte: "Disponibili al dialogo e molti argomenti contenuti nel ddl leghista sono nostri. E' l'esecutivo che non riesce a parlarci"
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TRENTO. Botta e risposta tra l'assessore Roberto Failoni e il Patt sulla riforma del turismo. L'iter per rivoluzionare il sistema di un comparto pesantissimo per il nostro territorio è partito venerdì 17 aprile (Qui articolo), un provvedimento assunto dalla Giunta finito nel mirino di sindacati Cgil, Cisl e Uil, l'ex assessore Michele Dallapiccola e l'ex vice presidente Alessandro Olivi: "Non è il momento giusto, siamo in piena emergenza, troppe incognite e il settore necessita di certezze per ripartire", in estrema sintesi il concetto (Qui articolo).
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L'assessore risponde (post sopra) alle Stelle alpine e quest'ultime, chiamate in causa con un post sui social, ribattono. Un intervento di Failoni che paradossalmente si conclude con "Si preferiscono forse i social alle Istituzioni democratiche della nostra Provincia?". Ma tant'è.
"Che sui propri profili social - commentano l'ex governatore Ugo Rossi, l'ex assessore Michele Dallapiccola e la consigliera provinciale Paola Demagri - un politico curvi la realtà cercando di rappresentare soltanto elementi a sé favorevoli, non è altro che la prosecuzione in chiave moderna di una tecnica vecchia come il mondo. E’ tanto ammissibile e comprensibile nel dibattito politico quanto scorretta se accade su una pagina utilizzata come profilo istituzionale. Afflitto dall'incoerenza di fondo di voler richiamare a non praticare la politica sui social, utilizza nientemeno che un social per le comunicazioni istituzionali. Un post con affermazioni personali che sono frutto non solo di elaborazione personale ma che addirittura non rispondono al vero".
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Le Stelle alpine ribattono colpo su colpo. "Nel post si parla genericamente del Patt - aggiungono - quando il Ddl proposto arriva da tre consiglieri provinciali che nel loro legittimo ruolo di opposizione hanno il compito di fare proposte e suggerire azioni: cos’altro dobbiamo fare? E' invece recente la richiesta da parte nostra di sospendere l’iter di approvazione della riforma, condizione resa sempre più impellente a causa degli eventi occorsi all’umanità intera in queste ultime settimane".
Sono diverse le ragioni di opportunità che porterebbero a sospendere l'iter. "Nei prossimi mesi - spiegano Rossi, Dallapiccola e Demagri - le difficoltà e gli scogli economici da superare saranno enormi; abbiamo motivo di pensare che potranno essere meglio affrontati con strumenti conosciuti e rodati anziché afflitti dagli attriti tipici di tutte le prime fasi di applicazione delle norme. Ci viene attribuita una contrarietà tout court alla riforma del turismo che è però netta solo verso una riorganizzazione integrale del comparto e ancor più a una sua traduzione pratica in un momento così delicato del turismo Trentino. Che per stare al passo coi mercati sia necessario innovare, ci trova d'accordo, tanto che ormai un anno fa, abbiamo presentato una nostra proposta di riforma"(Qui articolo).
Un ddl mai preso in considerazione ma che trova una applicazione proprio all'interno di quanto proposto dall'assessore, seppur con compiti diversi. "Ci sono numerosi punti di similitudine a quella formulata dalla Giunta e non potrebbe essere diversamente visto che gli stakeholder ascoltati nei cinque anni di esperienza passata sono gli stessi che questo esecutivo ha ascoltato nel suo primo anno di legislatura. Ancora: sono gli stessi, anche i funzionari provinciali che hanno predisposto la norma, proprio sulla base di esperienze acquisite dall’ascolto del territorio in due tornate consecutive, una con l’assessore precedente e una con l’attuale".
Il riferimento va proprio alle Agenzie territoriali. "Siamo d'accordo - evidenzia il Patt - che ci sia la necessità di costruire questi enti intermedi, che a nostro modo di vedere lavorerebbero meglio aggregate per competenza tematica, come chiede anche Asat, anziché su criterio territoriale. Solo così si possono superare quei problemi generati dalla direttiva Bolkestein sull’utilizzo dei fondi pubblici. Come da tempo è nota l’opportunità di ripensare i confini di alcune Apt ma con una logica bottom-up, cioè dal basso, e non imposta dall'alto come invece la Giunta vorrebbe portare avanti. Altrettanto inquietante è la preoccupazione relativa al fatto che si voglia omologare la tassa di soggiorno rimodulandola al rialzo".
E poi c'è il metodo di concertazione. "Va fermamente smentita anche la dichiarata disponibilità dell’esecutivo a collaborare. L'unica occasione - concludono Rossi, Dallapiccola e Demagri - dove la Giunta ha voluto confrontarsi con le forze di minoranza è stato nel corso di uno striminzito incontro, quando ancora la proposta di legge era in una fase pressoché embrionale. Fortunatamente davanti a molti testimoni, in quella sede abbiamo chiesto di prendere in considerazione l'ipotesi di unificare i rispettivi disegni di legge. Questa affermazione confermava la disponibilità a collaborare e la nostra interrogazione reitera la nostra massima apertura a offrire un contributo. Aspettiamo però ancora una risposta dell'esecutivo ma il silenzio di questi mesi ci sembra di poterlo interpretare sempre più come una insormontabile indisponibilità al dialogo".
Un anno di annunci e poi una riforma sul turismo delineata in particolare a inizio anno, un turismo a pieni giri e criteri di fusione per le Aziende per il turismo che rifletteva i risultati raggiunti dal sistema dopo decenni in costante crescita: 1 milione di presenze per ambito e 5 milioni di fatturato (Qui articolo). Criteri ora accantonati pubblicamente visto che la stima è di un -70% delle presenze in questo difficilissimo 2020. Una riforma sulla quale l'assessore stesso si è talvolta contraddetto nei mesi scorsi (Qui articolo) e che vedeva molti territori contrari (Qui articolo), ora questa sensazione sembrerebbe si sia pure acuita. La sospensione non è stata accordata, l'iter è partito.
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Una riforma destinata giocoforza a diventare realtà: la maggioranza di governo provinciale non ha quasi mai brillato per senso critico, si vota compatti e appiattiti sulle indicazioni dell'esecutivo a trazione Lega, questo a prescindere. Anche sulla questione dei tagli, ipotizzati a rimandati alla prossima manovra di assestamento di bilancio, da 120 milioni di euro al comparto sanità non aveva scalfito nessun esponente di centrodestra, bastava essere d'accordo sulla parola "efficientamento" (Qui articolo).
Una Provincia che si spera possa uscire dalle secche, i risultati sembrano scarsini in questi due anni di assessorato, dal quale ci si aspetta tanto per peso sull'economia e un assessore per certi versi tecnico perché albergatore, la gestione dei ritiri calcistici non proprio azzeccata tra un Napoli a Dimaro costato di più rispetto al passato (Qui articolo) e una Roma che ha annullato l'arrivo a Pinzolo a poche ore dall'avvio della preparazione (Qui articolo), qualche giravolta qui e là tra Festival dello sport (Qui articolo) e tassa di soggiorno (Qui articolo).
Un futuro del Trentino che riparte da chi ha investito 4 milioni a Bolbeno, non si discute un volontariato particolarmente bravo e attivo, ma seppur in un contesto di microclima unico, siamo pur sempre a quasi 700 metri di altitudine e alle prese con il cambiamento climatico (Qui articolo). Risorse già firmate per un impianto, mentre ancora non sarebbe stato pubblicato il Piano di sviluppo degli investimenti per la parte turistica di Trentino sviluppo 2020/2022 e siamo già a metà anno, quindi in fortissimo ritardo. Un futuro da delineare per rilanciare il comparto attraverso proposte che sembrano ai limiti del conflitto d'interesse (Qui articolo).
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E poi c'è ancora la gestione delle fasi iniziali dell'emergenza coronavirus in Trentino tra un invito e l'altro a trascorrere le vacanze sul territorio perché non c'erano casi coronavirus (non 'trentini', anche se i primi turisti positivi a Covid-19 risalivano al 23 febbraio), tra un selfie e l'altro fino al culmine di quel week-end del 7 marzo (Qui articolo), scuole chiuse ("a malincuore" veniva ripetuto in piazza Dante) tanto era grave la situazione in Italia e una decina di casi tutti trentini.
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Le immagini di code e la contraddizione a passo Tonale, versante lombardo fermo, trentino operativo. Un assessore che in conferenza stampa in quei giorni non si è visto, lasciando il presidente Maurizio Fugatti a rispondere e temporeggiare, mentre la tensione era altissima e più parti chiedevano di intervenire per la serrata (Qui articolo). Failoni si è rivisto il 9 marzo: "Il comparto turistico - aveva spiegato - ha preso la piena consapevolezza della pesante dell'evoluzione della situazione per arrivare alla decisione difficile di chiudere la stagione invernale domani sera (10 marzo, quindi operativamente dall'11 marzo) perché la tutela della salute di ospiti e residenti è prioritaria" (Qui articolo). Ci ha pensato il ministro Francesco Boccia ad abbassare il sipario già quella sera stessa (Qui articolo). Fatti che dovrebbero imporre una riflessione all'assessore sulla sua adeguatezza a ricoprire il ruolo di guida di un assessorato così importante per il territorio. Riflessioni sul compiere un passo indietro che però non sembrano in agenda per portare avanti la riforma a ogni costo invece di rinviarla e aspettare tempi più agevoli e meno incerti.