Scende in piazza "L'Italia che Resiste". Piergiorgio Bortolotti: ''Clima d'odio che va contrastato, serve una mobilitazione''
Appuntamento sabato 2 febbraio in via Belenzani davanti alla sede del municipio per manifestare contro le politiche del governo in tema di immigrazione. L'ex direttore del Punto d'Incontro: "Ci sono molti italiani che non la pensano come questo governo e come il suo ministro della paura"
TRENTO. "Cosa aspettiamo a scendere in piazza e protestare contro questo Governo e il suo ministro della paura che si fa beffe dei morti in mare e di quanti sono rispediti nei lager libici così da dimostrare che non è vero che sono tutti con lui; che esistono ancora molti italiani e italiane che non hanno e non intendono abdicare alla loro umanità? Cosa aspettiamo, che parlino le pietre?".
L'appello consegnato a un post su Facebook è di Piergiorgio Bortolotti, l'ex direttore del Punto d'Incontro, la realtà che forse più di tutte in questi anni si è occupata di povertà in Trentino. Un appello che è stato raccolto e la mobilitazione ci sarà: in via Belenzani il prossimo sabato 2 febbraio.
L'occasione sarà la mobilitazione nazionale "L'Italia che resiste", che in tutte le città italiane convocherà davanti alle sedi dei municipi cittadini e associazioni "per dire no alle scelte di chi vorrebbe lasciare morire in mare coloro che scappano da guerra, fame e povertà, di chi interrompe i percorsi di assistenza e integrazione, di chi istiga all’odio e alla xenofobia dimenticando gli storici valori di accoglienza e convivenza civile”.
Piergiorgio Bortolotti, è partita da lei questo appello alla mobilitazione?
E' vero, nei giorni scorsi ho lanciato questa proposta, che poi è diventata realtà nell'incontro con altre persone che si sono riunite per organizzare l'iniziativa. C'è chi non si rassegna e più di 20 persone si sono incontrate per dirsi e dire che non ci stanno alle montanti scelte inumane, che desiderano opporvisi e contrastarle, ma anche essere propositivi, indicando orizzonti di senso diversi.
Una protesta ma anche una proposta, quindi?
E anche un modo per trovarsi, per confrontarsi, per parlarsi e chiederci assieme come fare per contrastare questo clima di odio e di rancore, che a tutti i costi cerca nemici da combattere.
Cosa sta succedendo, quale clima si respira?
Un brutto clima, alimentato da chi ha dato fiato al peggio che c'è nella pancia della società. Hanno aperto le porte alla tempesta e questa tempesta si sta propagando facendo temere i peggio per il nostro futuro.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha spinto per la mobilitazione è stata la vicenda della Sea Watch.
Una prova di forza sulla pelle di 47 persone. Nell'ultimo periodo sono sbarcate seimila persone, ma si prende il caso specifico per farlo diventare simbolico e per alimentare l'odio nei confronti dei migranti.
Il governo vuole arrestare i flussi, è un imperativo. Secondo lei è una politica che funziona?
Questi flussi ci sono e ci saranno, perché se queste persone affrontano tutto questo per arrivare fin qui significa che la spinta è forte. Non possiamo far finta di niente, tirando su muri. La questione chiama in campo la dimensione europea, internazionale, il problema non si risolve con politiche di questo tipo. Con questo fenomeno si dovrà fare i conti a lungo.
Quindi?
Quindi è intelligente, ancor prima che umanitario, cercare di affrontarlo davvero questo tema, perché sia conveniente e dia prospettive per chi è accolto ma anche per chi accoglie.
Ma chi accogliere? Lei sa bene che a Roma come a Trento si tende a dividere tra migranti e migranti, tra chi scappa dalla guerra e chi scappa per motivi economici.
Non si fanno distinzioni tra i poveri. L'unica differenza sono le singole storie personali. Con gli stranieri l'unica divisione è la barriera linguistica e culturale, ma è soltanto incontrandosi che si abbatte anche questo muro.
Quindi si scende in piazza, sabato prossimo 2 di febbraio, giusto?
In via Belenzani, alle 14.30, giusto. E' il minimo mobilitarsi, ma questo deve essere soltanto il punto di partenza. Non deve essere uno dei soliti stanchi riti che si fanno ma che alla fine non producono niente. Questa iniziativa serve per incontrarsi e per decidere assieme cosa fare. E vorrei che fossero tanti a mettersi in gioco.
E a chi è rivolto l'appello alla mobilitazione?
A tutti indistintamente, a tutti coloro che non si sentono rappresentati da questo odio diffuso, che vuole trovare un nemico ad ogni costo. Tutte le persone che immaginano una società migliore e diversa, più giusta e più fraterna.
Vi diranno di pensare prima ai poveri italiani.
Di fronte al bisogno non si guarda la carta d'identità, e al Punto d'Incontro il pasto lo si è sempre diviso con tutti. Non si è mai chiesto a chi chiedeva aiuto "da dove vieni". Mai.