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Tragedia della Marmolada, il ricordo di Alessandra De Camilli: "Tommaso mi ha spinta salvandomi la vita. Dopo l'incidente sono tornata sul ghiacciaio per ritrovare la pace"

Alessandra De Camilli, una degli 8 sopravvissuti alla tragedia della Marmolada, costata la vita al compagno Tommaso, ricorda quel terribile 3 luglio 2022: "Prima abbiamo sentito un rumore fortissimo, poi enormi blocchi di ghiaccio hanno cominciato a cadere verso di noi ad una velocità impressionante. Nonostante il dolore, sono grata alla vita per avermi dato questa seconda possibilità"

Di Sara De Pascale - 03 luglio 2024 - 17:40

CANAZEI. Erano le 13e43 quando un boato fortissimo raggiunse alcuni alpinisti che si trovavano sulla Marmolada. In pochi istanti, un enorme seracco crollò dal ghiacciaio di Punta Rocca travolgendo tutto quel che si trovava sulla sua strada. Così, due anni fa, perdevano la vita 11 persone (mentre 8, fortunatamente, riuscirono a salvarsi), spazzate via dalla potenza sprigionata da ghiacci e detriti, per quella che è passata alla storia come la tragedia della Marmolada. Era il 3 luglio del 2022.

 

"Avevamo dormito al rifugio Capanna Ghiacciaio Marmolada. Poi, di buon mattino, io e Tommaso eravamo partiti per raggiungere il ghiacciaio, con l'idea di rientrare prima che facesse troppo caldo". Sono passati due anni da quel terribile 3 luglio e ricordare, inevitabilmente, non è semplice. Il dolore continua a farsi spazio fra parole e ricordi ancora, in parte, da ricostruire: "Molte cose non le ricordo proprio, altre le ho ricostruite in un secondo momento, grazie a fotografie e alle testimonianze dei soccorritori e di un'alpinista francese che per primo mi ha soccorsa recuperando il mio caschetto". 

 

A parlare è Alessandra De Camilli, una degli 8 sopravvissuti alla tragedia della Marmolada, costata la vita al compagno Tommaso Carollo che era con lei. La donna, originaria di Schio, si trovava in quota con Carollo quando, in fase di rientro e ormai a pochi passi dal rifugio, "abbiamo sentito un rumore fortissimo, come di un'esplosione - racconta a Il Dolomiti -. Ci trovavamo abbastanza in basso, in un passaggio difficoltoso che ci aveva costretti a rallentare il passo. Dopo il boato abbiamo guardato verso la cima e abbiamo cominciato a vedere enormi blocchi di ghiaccio e sassi che cadevano verso di noi ad una velocità impressionante". 

 

"Tommaso mi ha spinta e mi ha urlato 'via': da quel momento in poi non ricordo più nulla, se non la voce di alcune persone che mi ripetevano che sarebbe andato tutto bene". La coppia si trovava insieme ad altri due alpinisti, di nazionalità ceca, rimasti completamente travolti da ghiaccio e detriti: "Sono stata l'unica del gruppo a sopravvivere - fa sapere De Camilli -. Credo che quella spinta di Tommaso mi abbia salvato la vita. Siamo stati tutti trascinati a valle dalla valanga: ma io, nonostante i traumi e le fratture riportate, che ancora mi impediscono di camminare per più di pochi minuti, ho avuto la fortuna di farcela. Mi è stata data questa seconda possibilità: non so il perché ma è giusto che io non la sprechi, soprattutto per chi non ce l'ha fatta". 

 

Un vissuto traumatico (e drammatico) che ha creato uno squarcio e un indicibile sofferenza non soltanto nella vita di Alessandra, ma anche dei soccorritori e di chi è rimasto: sopravvissuti, amici e parenti (ma non solo). "Nonostante tutto, non ho mai avuto paura di tornare in montagna - confessa ancora -. Non l'ho più potuto fare, quantomeno camminando, perché ho riportato conseguenze al piede e alla caviglia (operata due volte ndr). In quota al momento ci posso andare solo in macchina. La montagna mi fa stare bene". 

 

Lo scorso anno De Camilli è tornata sulla Marmolada in occasione dell'anniversario della tragedia, per guardare la Regina delle Dolomiti e "ritrovare la pace - conclude -. Vedere la morte da vicino mi ha fatto cambiare completamente: in tutto e per tutto. Tornare davanti a quella montagna è stato un po' come regolare un conto in sospeso. All'inizio è stato difficile guardare, rivedere un posto dove sono stata felice ma anche che mi ha tolto tanto. Alla fine, però, ho trovato la pace che cercavo: è stato un po' come rivedere (e percepire) la presenza di chi non c'è più, che resterà e vivrà lì per sempre. Nonostante il dolore, sono grata alla vita per questa seconda possibilità". 

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