PODCAST. "Racconto il lato oscuro della montagna tra alcolismo, misoginia e omofobia", la regista trentina Cecilia Bozza Wolf: "Il prossimo film è una black comedy"
L'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni, è la regista trentina Cecilia Bozza Wolf
TRENTO. "La montagna non è solo panorami mozzafiato, una visione inflazionata, iper-raccontata e rappresentata, quasi contraffatta". A dirlo è la regista trentina Cecilia Bozza Wolf. "C'è il lato rovescio, quello all'ombra e che non si vede mai come l'alcolismo, i suicidi, le depressioni, la misoginia e l'omofobia. Atteggiamenti che vengono nascosti, come la polvere sotto il tappeto, ma che ci sono perché siamo umani".
Nata a Castelnuovo in Valsugana, laurea al Dams di Padova (2012) e in regia alla ZeLIG di Bolzano (2016), il suo film Vergot è stato accolto positivamente dalla critica. Nel 2021 gira il suo primo film a soggetto Rispet e lavora al suo prossimo film Confusia. E' dal 2016 videomaker ufficiale di Arte Sella, Cecilia Bozza Wolf è l'ospite della puntata "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.
I suoi lavori raccontano la vita in montagna ma attraverso un mondo nascosto e di disagio. "Siamo persone complesse e sfaccettate rispetto alle due narrazioni prevalenti nell'immaginario", dice Cecilia Bozza Wolf. "Quella del nonno di Heidi, del montanaro austero ma bonario e ospitale, che lavora con gli animali, fa il formaggio, scolpisce il legno oppure del grande alpinista".
Ma ci sono "tante sfumature e identità inesplorate. Credo che sia importate dare spazio e voce a queste situazione, aprire un dialogo sul lato oscuro perché ci sono tante vittime. Anche se amo la montagna e ho la necessità di immergermi nella natura e nel bosco, personalmente per esempio non mi riconosco nei due modelli, costruiti per i visitatori che vivono il territorio solo per qualche settimana all'anno, immagini che sono semplicistiche e superate".
Attraverso i suoi lavori la registra racconta un malessere alpino. "C'è uno scontro di immaginari ma siamo umani e non figure da cartolina. Ci sono problemi sociali e lati oscuri. Una montagna che fatta da angosce sepolte mentre arrivano frotte di turisti alla ricerca di divertimento e di svago. Non tutto è perfetto ma c'è complessità e ambiguità, come nel villaggio di Jack Mani di Forbice".
Il primo documentario è Vergot, poi arriva Rispet, girati con attori non protagonisti. "Ci sono tracce di storie vere e vissute dalle persone. Sono state coraggiose, determinate e straordinarie nell'affrontare e mettersi in gioco in questa esperienza". Il documentario è la strada per raccontare la realtà? "Nulla ci può mostrare una realtà nella sua interezza ma si può mostrare un piccolo frammento di realtà. Non bisogna dimenticare che i film hanno un punto di vista preciso, quello della sensibilità dell'autore dietro la telecamera, che opera continuamente delle scelte, anche solo con le inquadrature, e con la sua presenza muta gli equilibri".
Dopo aver lasciato il Trentino il ritorno e la decisione di vivere sul territorio dove gira i film. "Il richiamo è stato forte perché amo i luoghi da cui provengo - prosegue Cecilia Bozza Wolf - anche per approfondire quelle cose che ho visto da adolescente, quelle individualità e complessità soffocate nel silenzio. La spinta a tornare è stata in parte pure per raccontare questo lato oscuro, deve emergere e che deve essere approfondito per far sentire meno sole le persone che sono vittime di questa situazione".
Il prossimo lavoro, Confusia, è una black comedy. "Racconta la storia di tre drag queen di città che vengono ingaggiate per uno show in un paesino delle alpi. Partono con il camper colorato e involontariamente investono e uccidono una vecchietta. C'è però un testimone, un anziano montanaro che decide di ricattarle: devono partecipare al palio dei boscaioli perché è stata inserita la quota rosa e non si riesce a raggiungere un numero sufficiente a causa dello spopolamento. La presenza delle drag queen porterà però a strani incidenti e strane morti fino a far emergere dei segreti", conclude Cecilia Bozza Wolf.