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PODCAST. "Le valanghe? Se ho paura torno indietro: la montagna va rispettata". La stella del freeride Tricomi si racconta: "Il volontariato in Africa uno shock"

Cresciuta a Corvara, in Alta Badia, è figlia d’arte e con la mamma Maria Cristina Gravina, già azzurra di discesa libera alle Olimpiadi di Lake Placid, ha incominciato a conoscere la neve fresca. Stella del freeride, Tricomi è l'ospite di questa puntata di "Da quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

Pubblicato il - 21 gennaio 2024 - 19:53

TRENTO. "Il rispetto per la montagna è fondamentale". Queste le parole di Arianna Tricomi, atleta altoatesina vincitrice per tre anni consecutivi (dal 2018 al 2020) del Freeride World Tour, il più importante circuito professionistico di gare di freeride. "Quando si passa molto tempo in luoghi selvaggi e affascinanti ma duri e non sempre facili, ci si rende conto di quanto siamo piccoli e fragili. Se non ci sono le condizioni o il feeling è meglio tornare indietro".

 

Cresciuta a Corvara, in Alta Badia, è figlia d’arte e con la mamma Maria Cristina Gravina, già azzurra di discesa libera alle Olimpiadi di Lake Placid, ha incominciato a conoscere la neve fresca. Una stella del freeride, Tricomi è l'ospite di questa puntata di "Da quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.

 

"Mia mamma mi ha mostrato tutti gli aspetti di sciare e mi portava in neve fresca, un'esperienza che mi ha subito affascinata. E' stato percorso graduale: sci alpino dai 6 ai 16 anni. Sono cresciuta sulle montagne e con tante persone appassionate, come le Guide alpine che mi hanno insegnato a vedere i pericoli e l'utilizzo dell'Artva".

 

Poi il telemark mi ha accompagnato per molto tempo e mi sono avvicinata a slopestyle e freestyle. Mi è piaciuto ma è subentrata la Fis che ha cambiato gli schemi e ha portato molte regole, togliendo un po' di magia. E' così che mi sono spostata nel freeride, un circuito che è una famiglia: gente un po' pazza e appassionata di montagna che ha voglia di stare insieme. E' stata una scelta dura lasciare il Tour per nuove sfide".

 

Laureata in fisioterapia a Innsbruck, il freeride è stato anche un modo per evadere dalla routine. "Ho iniziato per avere una scusa per fare qualche viaggio o per prendere qualche giorno dall'università, mai mi sarei aspettata questi risultati". Un'esperienza che non dimenticherà mai è il volontariato in Africa a 17 anni. "Provengo da una valle ricca e quindi è stato uno shock. Mi ha aiutato a tenere i piedi per terra, ho visto una realtà di cui si sente solo parlare e certe immagini non le dimenticherò mai".

 

Non solo sci e neve fresca. "Sciare è una comfort zone e mi fa sentire bene. Nelle gare si va un po' oltre ma cerco sempre le linee giuste con eleganze e con stile perché l'estetica è fondamentale per me. Evito invece il timore o la paura perché voglio divertimenti. I momenti wow li ho quando scalo o arrampico perché non è il mio pane, avverto l'energia e la vita".

 

Un'altra disciplina che pratica regolarmente è il surf da onda, "molto simile al freeride e mi aiuta nella scelta delle linee e quando devi essere veloce nel prendere una decisione". Una paura? "Sicuramente è legata alle valanghe", spiega Tricomi. "Ma non l'affronto, cerco di avere rispetto della montagna perché vince sempre. Se non mi sento a mio agio o percepisco qualche pericolo, faccio marcia indietro e non scendo dove avrei voluto. Il pericolo rimane ma prendiamo tutte le precauzioni possibile: se iniziamo a vivere così non si va più in auto. Dobbiamo migliorare sulla comunicazione in generale sul tema della sicurezza".

 

Il rispetto è un tema sempre più attuale. "L'accesso alla montagna è sempre più semplice, magari tanta gente non si rende conto che la quota va comunque conquistata, accarezzata e scoperta passo dopo passo".

 

I pregiudizi sulle donne in montagna, "ci saranno sempre. E' inevitabile. Mi sono sempre tenuta fuori da questi discorsi, presenti anche nel Freeride World Tour: non ho mai sentito inferiorità". Il futuro? "Sciare sulle Dolomiti, ci sono ancora tanti posti da scoprire e mi piacerebbe tornare in Alaska", conclude Tricomi.

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