PODCAST. "La natura senza di noi non starebbe meglio? E' deresponsabilizzarsi", la ricercatrice Benedetta Gori: "Il rispetto per la montagna è curiosità e delicatezza"

TRENTO. "I sistemi di alta quota sono i più rapidi a rispondere al cambiamento del clima". A dirlo Benedetta Gori, ricercatrice di etnobotanica e attivista che vive a Londra. "Questo significa, per esempio, aumento delle temperature, diversi regimi di precipitazioni, ritiro dei ghiacciai e meno disponibilità di acqua".

La ricercatrice Benedetta Gori è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni. "Il cambiamento climatico porta anche all'innalzamento delle linee degli alberi. Un'espansione non controllata degli arbusti modifica gli habitat e riduce la biodiversità perché si mette a rischio la coesistenza di specie vegetali. Un equilibrio che viene disturbato che si traduce nell'impoverimento del suolo che innesca una tragica reazione a catena".

La biodiversità vegetale è "cruciale per l'equilibrio idrico, altrimenti c'è una maggiore vulnerabilità del suolo. Gli effetti della crisi climatica hanno poi un impatto sulle comunità umane. Oggi ci accorgiamo poco di questo trend drammatico". E la conservazione degli ecosistemi è ancora più importante nei contesti delle Alpi e degli Appennini, fortemente antropizzati. 

"Le infrastrutture, i sentieri, l'espansione agricola", prosegue Gori. "Sono moltissimi gli impatti ecologici che mettono a repentaglio gli habitat, compreso l'inquinamento delle attività che possono purtroppo accumularsi nei sistemi montanti con problemi negativi su flora e fauna. C'è poi l'introduzione di specie invasive con conseguenze devastanti".

Sono due gli approcci per salvaguardare la biodiversità, anche quella vegetale. "La curiosità che è esplorare quanto ci circonda per comprendere la natura. E la delicatezza, un atteggiamento essenziale per interagire con l'ambiente e minimizzare gli impatti come non lasciare rifiuti o ridurre l'inquinamento sonoro. Si deve riconoscere la vulnerabilità delle terre alte e questo significa rispetto per la montagna".

Un'attenzione a 360 gradi. "Gestire le foreste è importante: i boschi sono serbatoi di carbonio e rallentano il riscaldamento globale. Sono fondamentali per la regolazione dei cicli ecologici e per la stabilità versanti della montagna. Spero in futuro che l'uomo non si percepisca come dominatore ma parte integrante della natura. E' necessario il cambiamento della mentalità a livello collettivo, cioè consapevolezza e responsabilità.

Un cambio anche di prospettiva. "Non è vero che la natura starebbe meglio senza di noi ma dobbiamo essere garanti della conservazione per permettere alla biodiversità di prosperare. Una mancata gestione è una forma di deresponsabilizzazione". Un altro tema è quello di "affrontare lo spopolamento di montagna con modelli di vita e di lavoro che consentano di mantenere le terre alte e anche il turismo sostenibile deve essere promosso". 

La ricercatrice è protagonista inoltre di Flora, il podcast prodotto con Mattia Battagion da Will Media, che racconta il mondo attraverso le piante: "La comunicazione della scienza è fondamentale, la sfida è cambiare la mentalità delle persone e questo è un veicolo ideale per l’approfondimento", conclude Gori.