PODCAST. "La città non può essere portata in montagna", un turismo diverso è possibile. Ecco la val Maira, un baluardo wilderness: "Abbiamo avuto il coraggio di osare"
La responsabile marketing del Consorzio turistico valle Maira, Valentina Scigliano, è l'ospite di Da Quassù, il podcast de il Dolomiti realizzato dalla giornalista Marta Manzoni
TRENTO. "E' stata uno lento e progressivo percorso di crescita. Una destinazione che ha avuto il coraggio di osare e di andare in controtendenza". A dirlo è Valentina Scigliano, responsabile marketing del Consorzio turistico valle Maira. "Il turismo sostenibile è la ragion d'essere di questo territorio, lontana da quello di massa. La montagna deve essere montagna, bella ma severa e autentica. I rifugi, per esempio, sono un luogo in cui il camminatore può sentirsi al sicuro. L'atteggiamento e l'accoglienza in città non possono, per noi, essere decontestualizzati e portati in montagna. In valle ci sono strutture di fascino e centri benessere, dei fiori all'occhiello, però inseriti con armonia nel contesto".
La responsabile marketing del Consorzio turistico valle Maira, Valentina Scigliano, è l'ospite di Da Quassù, il podcast de il Dolomiti realizzato dalla giornalista Marta Manzoni. La valle Maira è considerato tra gli ultimi baluardi di wilderness, l'eldorado dell'outdoor. Non ci sono impianti di risalita e lo sci alpino in questi luoghi non è mai arrivato. Una valle che rimasta come descritta dalla leggenda: era la profondità di un oceano poi scomparso e prende il nome dal torrente che l’attraversa, il Maira, che nasce nel gruppo dello Chambeyron a quasi 3 mila metri e si sviluppa per 45 chilometri nelle Alpi Cozie del Piemonte.
"Questo atteggiamento verso un turismo slow è intrinseco alla popolazione", racconta Scigliano. "Questa valle non aveva un valico stradale con la Francia e questo aveva portato a un fortissimo spopolamento. Una fuga da un territorio che non poteva reggere la concorrenza con contesti urbani che potevano proporre una vita più agevole e lavori migliori: così tutto è rimasto intatto e autentico".
La svolta negli anni '80. "Gli amministratori locali intuirono l'enorme potenziale turistico del territorio come traino economico e sociale di una valle fino a quel momento dimenticata. A intervenire anche imprenditori dalla Germania e dall'Austria. La destinazione è riuscita a resistere alla spinta di un'urbanizzazione incontrollata per abbracciare un modello di turismo lento e sostenibile, una scelta ante litteram e virtuosa rispetto anche alle esigenze della popolazione".
Arriva il turismo, si intensifica il lavoro e cresce, lentamente e progressivamente, la domanda e l'offerta. La valle viene scoperta anche all'estero, con i primi tedeschi che definiscono la zona un paradiso del wilderness. "Inizialmente il marketing si appoggia esclusivamente sul passaparola, i primi ospiti diventano dei veri ambassador con la consapevolezza che c'è un turismo alternativo".
Nel frattempo sorgono alcune strutture, dei posti tappa per permettere di completare i vari percorsi. "Il principio è quello di preservare le infrastrutture esistenti a cominciare dai sentieri. Anche la proposta ricettiva si è concentrata nel riprendere e riqualificare i resti di abitazioni in decadenza: le strutture sono piccole e nell'architettura prevalgono pietra e legno. Inoltre la conduzione è familiare e il titolare segue l'ospite in tutto il soggiorno. Non ci sono numeri ma persone accolte come in famiglia. Anche i servizi hanno la funzione di garantire la fruizione del territorio senza incidere sul contesto naturale. Non ci sono impianti, la val Maira non è per tutti e serve uno sforzo per essere scoperta".
Altre conferme di una vocazione lungimirante? All'inizio del 2021 le unioni montane Valle Maira e Valle Grana hanno fondato la prima comunità energetica di area vasta interamente pubblica per favorire l'utilizzo delle energie rinnovabili. Un piano che riguarda più aspetti quali la mobilità, la valorizzazione degli artigiani locali e dell'enogastronomia.
Un altro capitolo dell'impegno è l'alleanza tra Consorzio turistico Valle Maira e Associazione Percorsi Occitani nella decisione di dedicare tutte le strade bianche della zona solo agli escursionisti e alle bici con la chiusura al traffico veicolare a scopo turistico. "C'è stata una votazione per una fruizione esclusiva e il 90% è stato favorevole. La preferenza arriva dal territorio, poi la scelta spetta naturalmente all'amministrazione. Ma è coerente con quello che promuoviamo, la decisione audace di puntare in questa direzione è poi apprezzata dai visitatori".
In estate spazio a trekking, mountain bike (muscolare e elettrica), cicloturismo, arrampicata, trail running e pesca sportiva, scialpinismo e ciaspole d'inverno senza dimenticare cultura, eventi e arte occitana. "La nostra proposta è economicamente sostenibile e tutto è proporzionato. La domanda è leggermente superiore all'offerta e il trend è in costante crescita. Così aumentiamo l'indotto e miglioriamo costantemente i servizi, senza però stravolgere la proposta. Vogliamo contribuire a ripopolare l'area. Oggi il turismo è composto per metà da stranieri (tedeschi, austriaci e francesi) e per metà italiani, un flusso aumentato dopo il Covid", conclude Scigliano.