PODCAST. Federica Mingolla, alpinista e scalatrice trad, racconta il suo legame con la roccia: “Itaca nel Sole, nella Valle dell'Orco, la via dove mi sono sentita più felice”
Federica Mingolla, guida alpina e alpinista professionista, esperta di vie lunghe, è l'ospite di questa puntata di “Da Quassù”, il podcast de Il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni
TRENTO. Federica Mingolla, guida alpina e alpinista professionista oltre che tecnico federale Fasi, ha iniziato ad arrampicare all'età di 14 anni. Prima indoor (gareggiando e ottenendo anche ottimi risultati) poi la passione per la montagna la spinge sempre più verso l'outdoor facendola allontanare dall'agonismo.
Tra tutti gli stili, l'arrampicata trad ossia “quella tradizionale, praticata dai primi scalatori”, spiega, è quello che preferisce; uno stile che richiede grande forza mentale (per via delle protezioni spesso distanti e a volte precarie) e dove bisogna entrare in perfetta sintonia con la roccia.
La trad è “un'arrampicata pulita che lascia allo stesso tempo anche la parete pulita perché le protezioni si rimuovono”, aggiunge, elencando le diverse tipologie di “protezioni veloci che vengono messe sull'imbrago, quando saliamo per la prima volta”.
Scalare secondo Mingolla, è affasciante perché “è una continua ricerca del punto in cui ti vorrai proteggere o comunque di ricerca della tua linea: sei tu che decidi quando e quanto ti fermerai, quanto ti proteggerai”.
Tra le vie percorse in questi anni, la “Tom et je ris” nelle Gorges du Verdon, la “Digital Crack” sul massiccio del Monte Bianco, la via “Attraverso il pesce” in Marmolada e la “Bellavista” sulla parete Nord della Cima ovest di Lavaredo. Ma non solo, molte anche in Groenlandia e Pakistan.
“Ogni via mi lascia qualcosa – racconta – ogni luogo in cui vado mi lascia un bel ricordo; però se dovessi scegliere una via dicendo “Lì mi sono sentita felice”, scelgo la via “Itaca nel sole” nella Valle dell'Orco, vicino a dove sono nata io. Alla fine, non serve andare tanto lontano”.
Ma quali sono le motivazioni per diventare guida alpina? “L'amore incondizionato verso la montagna e la voglia di poter trasmettere la passione a qualcun altro”, risponde, aggiungendo che per lei “l'alpinismo è un'indole, una passione come tante altre solo che totalizzante”.
Mingolla riflette infine su ciò che significa essere una donna talentuosa nel mondo dell'alpinismo. Dopo la partecipazione alla trasmissione televisiva “I soliti ignoti”, ha infatti ricevuto una serie di commenti negativi, “un odio misogino – come lo definisce – non tanto per il fatto di essere donna ma più che altro legato all'essere hater, a dire ciò che si pensa senza filtri, all'essere invidiosi”.