Tragedia della Marmolada, il ricordo di Davide Carnielli, 1 mese in coma: "Mentre salivamo Liliana aveva un cattivo presentimento. Ho i brividi ancora oggi"
"Non ricordo praticamente nulla. Molti dettagli li ho scoperti grazie al racconto dei soccorritori, altri ancora li comincio a ricordare ora che sono passati 2 anni". A parlare è Davide Carnielli, sopravvissuto alla tragedia della Marmolada: "Dopo 1 mese e mezzo di coma non è stato facile ricominciare, ma essere vivo è un dono. Liliana, in cordata con me, mi disse che aveva un cattivo presentimento. Poi è morta nell'incidente. La sua frase mi fa venire i brividi ancora oggi"
CANAZEI. Del 3 luglio 2022 non restano soltanto dolore, rabbia e (preziose) testimonianze ma anche un'amara verità: è la montagna a comandare. Sempre. E lo si avverte con ancor più forza quando ci si sente impotenti dinanzi a tragedie come quella avvenuta due anni fa sulla Marmolada, costata la vita ad 11 persone.
"Servono attenzioni particolari, premure e impegno, spesso anche sacrifici e dedizione verso 'i giganti di roccia' - dichiara Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno, ripensando a quanto accaduto -. Servono soprattutto uomini e donne che sappiano prendersene cura, che se ne occupino attivamente, provvedendo alle sue necessità. Perché la montagna non è matrigna, non è un mostro cattivo - anche se a volte potrebbe sembrarlo - ma parla una lingua tutta sua che va ascoltata e capita, ha tempi tutti suoi che vanno compresi e rispettati".
E prosegue: "A due anni dal disastro della Marmolada emerge tutto questo. Non più con il caos emotivo provocato dalla tragedia, ma con la giusta distanza per provare a riflettere. E, se possibile, cogliere almeno un insegnamento da quanto accaduto. Emerge che il cambiamento climatico non fa sconti. E non li fa a maggior ragione alla montagna, tanto imponente quanto fragile. Di conseguenza tocca all'uomo, con spirito darwinista, adattarsi per non soccombere, evolversi per non risultare schiacciato".
Quel "maledetto" 3 luglio sulla Regina c'era anche il 32enne trentino Davide Carnielli, in cordata con Liliana Bertoldi, 58enne di Levico, travolta e uccisa dalla valanga. Sei amici in quota insieme per 'ironia' d'un destino che all'ultimo aveva fatto cambiare loro la meta per il weekend, facendoli approdare (proprio) sulla Marmolada: "Ho vaghi ricordi di quel giorno e, quei pochi che ho, sono relativi ai momenti che precedono l'incidente. Del disastro in sé non ricordo nulla", premette Carnielli, intervistato da Il Dolomiti.
"Ricordo vagamente la salita a Punta Penia, il resto l'ho ricostruito guardando il documentario sulla Marmolada, che mi ha fatto rendere conto di cosa sono io sia riuscito a superare - prosegue -. Molte cose poi le ho scoperte parlando con chi mi ha soccorso: mi hanno detto che non avrebbero scommesso un'euro sul fatto che sarei sopravvissuto, tanto ero messo 'male' - confessa -. Ma alla fine, fortunatamente, ce l'ho fatta".
Dopo essere stato travolto dalla valanga e sbalzato per diversi metri insieme alla compagna di cordata Liliana (che purtroppo non ce l'ha fatta), Carnielli è stato ritrovato a terra, semisepolto da ghiaccio e detriti dai tecnici del Soccorso alpino, che lo hanno affidato all'elisoccorso: "Sono rimasto in coma per un mese e mezzo all'ospedale di Treviso, dove i medici hanno fatto davvero di tutto per salvarmi la vita - sottolinea il giovane -. Qualche tempo dopo la dimissione sono tornato in ospedale per ringraziarli e anche a Canazei, per incontrare e ringraziare i soccorritori".
"Siamo finiti sulla Marmolada - ricorda ancora - perché il rifugio dove volevamo andare quel weekend era pieno. Una nostra amica conosceva Toldo, allora gestore di Capanna Ghiacciaio Marmolada, che ci aveva dato disponibilità per pernottare". Il gruppo di 6 amici trentini era così finito sulla Regina delle Dolomiti, assistendo alla terribile tragedia: "Cinque di noi ce l'hanno fatto mentre Liliana, purtroppo, no - racconta Carnielli -. Quando ci troviamo la ricordiamo sempre e capita di parlare di quanto accaduto: sono l'unico che non ricorda nulla. Gli altri invece quando chiudono gli occhi ri-sentono quel fortissimo boato che ha preceduto il crollo del seracco".
Mentre 3 della cordata erano riusciti a proteggersi dietro a dei massi, "io e Liliana, che eravamo davanti con Laura (riuscita anche lei "miracolosamente" a evitare la valanga), siamo stati sbalzati per diversi metri. Mi sento fortunato ad avercela fatta ma anche di non ricordare". Qualche ricordo, però, nel tempo è tornato. L'ultimo, non molto tempo fa, "quando dal nulla nella mia mente ho rivissuto un momento durante la salita verso Punta Penia: Liliana ad un certo punto ci aveva detto: "Sto ghiacciaio non mi dà tanta fiducia". E a ripensarci ora mi vengono i brividi", commenta il 32enne.
Le prime settimane dopo il risveglio dal coma sono state "difficilissime: faticavo a parlare - fa sapere -. Il primo anno in realtà è stato molto complesso a livello di ripresa fisica ma giorno dopo giorno mi accorgo che faccio dei passetti in più e ora che sono passati due anni mi sento quasi del tutto ripreso. Mi manca un po' di stabilità: quando vado in montagna a volte devo usare le racchette per non cadere". Il fatto di non ricordare, confessa il 32enne, lo ha aiutato a tornare in quota e sulla Marmolada senza paura: "Non ho mai smesso di andare in montagna: mi piace e mi fa stare bene - conclude Carnielli -. Quanto vissuto mi ha sicuramente cambiato e insegnato che nella vita non c'è solo il lavoro, ma c'è la vita, quella 'vera', che merita d'essere vissuta appieno".