"Malga Albi? Pronta a rinascere" (VIDEO). Il futuro delle terme chiuse dal 2011? "L'edificio causa problemi: danneggiata la nuova caserma dei vigili del fuoco"
Il Comune di Garniga Terme ha ottenuto un finanziamento nazionale da quasi 5 milioni per riqualificare l'acquedotto. Il sindaco Valerio Linardi: "Grande vitalità se possiamo intervenire direttamente, se invece possiamo solo osservare andiamo in pressing per cercare di avere risposte, come nel caso delle terme"
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GARNIGA TERME. Dalla nuova caserma dei vigili del fuoco ai lavori sull'acquedotto, il Comune di Garniga Terme ha investito in due anni circa 3 milioni e mezzo in opere e infrastrutture. E c'è ottimismo sul fronte Malga Albi, il prossimo anno si potrebbero aprire i cantieri per inaugurare la struttura nel 2026. Ma non mancano le preoccupazioni, ormai annose, che rispondono ai nomi terme e caserme austroungariche.
Si parte da Malga Albi, struttura distrutta nel 2018 da un furioso incendio. Il progetto esecutivo di rifacimento dell'edificio ha ottenuto il semaforo verde, ora la palla è passata all'Apac. "Le strutture provinciali sono in fase di scrittura del bando", dice Valerio Linardi, sindaco di Garniga Terme. "La ricostruzione è stata totalmente finanziata dal Comune, un investimento importante per dare un nuovo futuro a una storica struttura in cui il territorio crede molto".
Il Comune ha partecipato a un bando nazionale e il progetto si è posizionato al 7 posto su 3.800 domande. Quasi 2 milioni messi sul piatto ma per completare l'immobile la prossima gestione dovrà investire circa 700 mila euro per l'acquisto di arredi e attrezzature. "Non c'è più disponibilità di risorse - spiega il sindaco di Garniga Terme - non ci saranno gli arredi e l'ascensore, qualche finitura andrà completata ma l'edificio sarà funzionante e funzionale. Contiamo di inaugurare una struttura moderna ma che sappia mantenere la tradizione".
I tempi? "E' difficile sbilanciarsi. C'è stato qualche ritardo ma ormai ci siamo con l'iter. La speranza è di assistere al via dei lavori nella prossima primavera. Da quel momento sono previsti circa 400 giorni di lavoro. A quel punto si pubblicherà il bando di gestione: indicativamente nel 2026 il taglio del nastro".
Per Malga Albi c'è fiducia ma è solo una freccia di Garniga Terme, che potenzialmente dispone di un patrimonio importante sul fronte turistico. La situazione che riguarda lo stabilimento termale, che di proprietà di Patrimonio del Trentino, rimane però molto complessa e bloccata. Ogni anno sembra quello buono per il rilancio. Ma ormai l'attesa dura dal lontano 2011. Nel 2023 sembrava che ci fosse qualcosa di più concreto ma le ipotesi sono evaporate (Qui articolo).
"Si era presentata una società con una proposta, questa azienda aveva in ballo un progetto in project financing anche per un'altra struttura in Trentino", evidenzia Linardi. "In questo caso Apac ha ritenuto quell'offerta, seppur per un'altra zona, non valida. Se Patrimonio del Trentino non si è sentita di portare avanti quella soluzione, come Comune abbiamo ritenuto che non ci fossero i presupposti per continuare il percorso".
C'è la volontà di trovare una soluzione anche perché il deperimento della struttura, ormai abbandonata, incide anche sugli edifici circostanti. "Ci sono diversi problemi ai sistemi di drenaggio e degli scarichi. Abbiamo, per esempio, dovuto posticipare di tre mesi l'ingresso dei vigili del fuoco nella caserma perché, nonostante la riqualificazione, ci sono stati dei danni causati dalle infiltrazioni. Ci sono stati dei danni causati dall'acqua anche nel magazzino comunale".
A Garniga, però, non si vuole alzare bandiera bianca sul compendio termale, anche se iniziano a farsi strada altre ipotesi. "Negli anni sono stati compiuti degli errori a cominciare dall'ampliamento della struttura nel 2005 con costi di gestione esorbitanti: 200 mila euro solo per le spese legate all'energia. Quello non è il luogo adatto per ospitare lo stabilimento. Non ci sono ancora indicazioni ufficiali della Provincia ma un'idea potrebbe essere la conversione della destinazione d'uso per aprire un'attività artigianale, come per esempio una cantina e un ristorante".
E le terme con i bagni d'erba, un'unicità nel panorama italiano? C'è il rischio anche di perdere questa caratteristica nella nomenclatura comunale? "Per noi non è una pagina chiusa", evidenzia il sindaco di Garniga Terme. "Anzi lo stabilimento potrebbe essere spostato in un'altra zona più congeniale. Un edificio magari più piccolo ma moderno e adeguato per l'offerta termale. E' chiaro che non vogliamo perdere la dicitura 'Terme' perché è anche espressione di una storia e di una cultura della nostra località".
La crisi che ha travolto le terme ha avuto ripercussioni sull'intera filiera. "I trattamenti a Garniga non sono stati riconosciuti dal Ministero e quindi non erano deducibili a livello sanitario", prosegue Linardi. "Da quel momento le difficoltà sono aumentate fino alla chiusura. Oggi c'è solo un hotel attivo, che lavora come bar tutto l'anno e come albergo nei mesi estivi, mentre gli altri due hanno cessato l'attività. La nostra destinazione ha pagato un prezzo alto anche perché non c'è stato un gioco di squadra tra gli operatori. Una lezione che dobbiamo tenere presente se si riuscisse a riavviare l'offerta termale".
Discorso ancora diverso per le Caserme austroungariche (alcune con tetti sfondati dalla neve nel 2009) senza apparentemente un futuro. "Sfumata l'ipotesi del mega resort queste strutture sono state usate per le emergenze. Ma la maggior parte di queste strutture sono perfette e sono in corso alcuni risanamenti. In questo caso, così come per il vecchio stabilimento termale, siamo favorevoli a valutare qualsiasi proposte, c'è la massima disponibilità a fare la nostra parte a cominciare dalle variazioni del Prg".
Strutture dalle quali potrebbe passare il rilancio, anche sociale, di una comunità. Intanto il Comune, dove può intervenire direttamente, ha portato a casa diversi progetti in questi ultimi anni. "Abbiamo riqualificato la caserma dei pompieri, si procede sul fronte dell'efficientamento energetico, ci sono stati interventi sulla rete viabilistica e la messa in sicurezza delle sorgenti e dei serbatoi a servizio dell'acquedotto. Investimenti da 3 milioni e mezzo".
E in ballo c'è l'ulteriore ottimizzazione dell'acquedotto: Garniga ha ottenuto un contributo nazionale da 4,7 milioni. E' in graduatoria con Trento. "Nel 2020 abbiamo lasciato la Gestione associata, siamo rimasti senza segretario per quasi un anno, c'è stata l'emergenza Covid e abbiamo affrontato diverse crisi come il rialzo delle materie prime e i costi dell'energia ma abbiamo messo le difficoltà alle spalle. Un grazie va alle strutture comunali. Nonostante i numeri risicati, il personale amministrativo e tecnico ha lavorato tantissimo e molto bene per poter raggiungere questi risultati. Abbiamo dimostrato grande vitalità se possiamo intervenire direttamente con le nostre forze, se invece possiamo solo osservare andiamo in pressing per cercare di avere risposte, come nel caso delle terme", conclude Linardi.