"L'arrampicata è una meditazione", il campione di paraclimbing Salvagnin: "La curiosità per superare la disabilità: non bisogna fermarsi, ogni cosa ha la sua strada"
Atleta della nazionale italiana di arrampicata sportiva e medaglia d'oro ai mondiali di paraclimbing, Simone Salvagnin è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni
TRENTO. "Il momento più rivoluzionario è riprendere contatto con il corpo e con la fisicità". Queste le parole del campione di paraclimbing Simone Salvagnin. "Questo significa anche solo semplicemente riappropriarsi dei movimenti. Quando si usa il corpo in maniera proattiva, la dimensione è molto meditativa".
Atleta della nazionale italiana di arrampicata sportiva e medaglia d'oro ai mondiali di paraclimbing, Simone Salvagnin è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.
Nato a Schio, a 13 anni gli è stata diagnosticata una malattia della retina (retinite pigmentosa) che l'ha portato alla quasi totale cecità. Verso i 20 anni ha trovato la sua passione: l'arrampicata sportiva. Attualmente vede solo sagome e ombre, ma scala (su gradi superiori al 7a) e realizza gare. Inoltre pratica mountain bike, alpinismo, corsa e nuoto. E' portavoce della Carta Onu dei diritti dei disabili. E' anche musicista.
"Per me l'arrampicata è una specie di meditazione, aiuta a liberare la mente ma anche a focalizzarmi sul presente. Una costante ricerca dell'equilibrio, l'arrampicata è stata una metafora forte. Invece da agonista è strumento per perfezionarmi. Unisco la mia passione alle competenze da manager. Cerco di essere essere utile e fornire le mie competenze forte del mio percorso personale".
Non rinuncia all'outdoor. "Mi tengo stretto questa dimensione perché è un confronto diverso: l'ambiente e la natura ti danno qualcosa in più, mentre quando gareggio è contro me stesso".
Alla 71esima edizione del Trento Film Festival è stato presentato il film "DayDream" in cui è protagonista con Fausto De Stefani. "Il Nepal è stato un mondo nuovo, ricco di aspettative e che tutti noi che arrampichiamo vogliamo vivere. L'occasione è arrivata nel 2022 con l'obiettivo di aprire una linea su una montagna di 6.400 metri. Non siamo saliti perché non c'erano le condizioni ambientali ma ho potuto visitare alcune zone poco conosciute, un viaggio molto esplorativo".
E' stato anche sull'Himalaya ("Un'esperienza forte, anche se avevo già fatto alcune spedizioni") e nel 2023 ha attraversato l'Islanda a piedi nel progetto dell'associazione "Emozionabile".
"E' stato un viaggio senza compromessi, una spedizione e un'esperienza con Lucia, la mia compagna", dice Salvagnin. "E' stata un'attraversata particolare, qualcosa di diverso nella quale le difficoltà sono la capacità di essere autonomi, gestire acqua e cibo. L'Islanda ti fa sentire parte di qualcosa più grande di te, ti muovi con rispetto e attenzione".
La compagna Lucia ha ideato "Emozionabile" che raccoglie esperienze accessibili per le persone con disabilità: “L’obiettivo è lavorare sulle emozioni. Questo è un contenitore di esperienze, un invito a scoprire nuove passioni. Il focus è sulla persona e non sulla disabilità, bisogna aver voglia di esprimersi e di vivere. Essere curiosi, mettersi in gioco e non fermarsi perché ogni cosa ha la sua strada".
Tanti i progetti in programma in futuro. "C'è 'Searching for the inner peak' e ci sono le gare. Poi sogno l'alta quota: l'idea è scalare tre montagne in tre continenti diversi che richiedono un livello tecnico più alto. Rientra in un'esplorazione personale che ho iniziato anni fa. E viaggiare. Probabilmente torneremo sull'Himalaya attraverso le Ande. Ci sono tante ipotesi per il futuro ma preferisco svelarle quando c'è qualcosa di concreto", conclude Salvagnin.