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PODCAST. "Scalare gli 8mila è 'In' ma troppa gente impreparata", Tamara Lunger tra l'alpinismo, il parapendio e il tabù della morte

L'alpinista altoatesina Tamara Lunger è l'ospite della nuova puntata di "Da quassù", il podcast de Il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

Pubblicato il - 12 novembre 2023 - 19:44

TRENTO. L'Alpinismo e la rinuncia alla vetta, il tabù della morte, il parapendio, l'immondizia anche sugli 8 mila e la solidarietà. Atleta fortissima e una grande sognatrice: sono tante le caratteristiche di Tamara Lunger, ospite da "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.

 

L'altoatesina parte dalla vicenda sul K2 nel mese di agosto quando un portatore pakistano è morto in un incidente e durante ''l’ondata delle salite'' è stato scavalcato più volte dagli alpinisti a caccia di record.

 

"Non mi sento parte di questo alpinismo, non ci sono i valori che vorrei vedere e vivere", dice Lunger. "Non ho dormito per due notti perché ero triste e sotto shock, forse anche perché c'era un video. Ho sentito altre persone, dei racconti e delle testimonianze, il portatore ha provato a prendere i piedi per chiedere aiuto. Non è successo nulla. Se fosse capitato a me non avrei più avuto la forza di andare avanti".

 

Un tema è la sicurezza in montagna, si vedono sempre più spesso escursionisti con le infradito o poco preparati. "Ormai è 'In' anche scalare gli 8 mila ma tanta gente non sa nulla di montagna. Si vedono anche modelle e influencer in quota che però conoscono poco quell'ambiente e non hanno attrezzatura, si paga uno sherpa per scalare le vette ma non si può fare così".

 

Nel 2021 la tragica spedizione sul K2. "Tornata a casa ho pianto, avevo paura di morire e gli attacchi d'ansia. Ma ero partita piena di entusiasmo e motivata, piena di amore e di felicità. E' andato tutto storto. Un'esperienza forte e brutale che mi ha fatto riflettere sul tirare il freno a mano".

 

Il tabù della morte. "Nonostante alcune chiamate dall'altro mondo, non mi sono mai fermata per dover dimostrare qualcosa. Ho sempre preso delle pausa ma dopo qualche mese ho ripreso le spedizioni. Forse il K2 è stato il mio punto di arrivo e guardare oltre gli 8mila per non dare valore solo all'atleta ma anche alla persona e quello che volevo fare nella vita".

 

Nella spedizione sul Nanga Parbat con Simone Moro, Lunger ha rinunciato a 70 metri dal traguardo per problemi di salute dovuti allo scarso periodo di acclimatamento che la mise in difficoltà. "Non è stato fallimento. Inoltre se la vita è sempre un successo non si migliora e non si impara: le difficoltà ci permettono di crescere. Nella vita ci sono momenti positivi e negativi, tutto è temporaneo: siamo noi che dobbiamo vedere che una difficoltà è preziosa e di gran valore. Però serve la consapevolezza per non cadere nella trappola di sentirsi sfigato". 

 

Tanta l'immondizia sulle vette. "Già di 10 anni fa era così in alta quota. Ci sono tante tende abbandonate sul K2. Ci sono piazzole con 10 tende una sopra l'altra ghiacciate. Però bisogna considerare che alcuni non scendono perché stanchi, infreddoliti o infortunati. A ogni modo questo sarà un problema sempre più grande perché tante persone provano a raggiungere la vetta senza sentire la montagna. Si vuole portare la città al campo base con tutti i comfort possibili". 

 

Esiste la fortuna in montagna?"Tutto accade per una ragione", prosegue Lunger. "Ci sono delle sensazioni che non si capiscono sul momento ma che vanno ascoltate. Questo in quota ti salva, ma ti aiuta anche nella vita quotidiana per diventare la persona che sei: ti permette di cristallizzare la tua essenza". 

 

Oggi Lunger vola con il parapendio. "La combinazione con la camminata mi ha fatto bene e mi sento libera, connessa alla natura. Sono tornata bambina, emozionata e davvero felice con voglia di esplorare e avventura. Questo sport allena la capacità di prendere decisioni e ascoltare le intuizioni".

 

Da due anni l'altoatesina è impegnata in progetti di solidarietà per aiutare le donne nei paesi svantaggiati. Nel 2022 in Pakistan ha inaugurato una palestra di roccia per insegnare alle giovani a scalare. Invece con l'associazione Circle è volata in Africa per sensibilizzare la popolazione Masai sui pericoli dell'infibulazione femminile. "Volevo farlo da quando frequentavo le scuole superiori. Nel 2021 sul K2 ho poi deciso che avrei fatto qualcosa. E' un sogno ma mi metto a disposizione per imparare. Nessuno ci può regalare le cose per la felicità, siamo solo noi che dobbiamo amare noi stessi per come siamo, per come decidiamo e per come viviamo", conclude Lunger.

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