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PODCAST. "Crisi climatica? Gli italiani sono molto meno informati rispetto alla media europea", Protect our winters a "Da Quassù" tra sostenibilità, turismo lento e sviluppo

La presidente di Pow-Protect our winters, Sofia Farina, è ospite di "Da quassù", il podcast de Il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

Pubblicato il - 05 novembre 2023 - 20:18

TRENTO. Il problema principale in Italia sulla crisi climatica? "Gli italiani sono molto meno informati rispetto alla media europea. Il 30% si basa su temi antiscientifici. Il lavoro da fare è enorme ma la strada è difficile". A dirlo Sofia Farina, presidente di Protect our winters. "I modelli indicano che le temperature medie sono sempre più alte con l'aumento di frequenza delle ondate di calore, del maltempo intenso e della siccità. La prospettiva è che ci saranno meno 40 giorni di neve al suolo a 2 mila metri di quota con conseguenze impattanti sulla quotidianità e sulle nostre attività. Le montagne del futuro? Avranno numerosi problemi che dobbiamo affrontare già da oggi". 

 

La presidente di Protect our winters e nel board di Cipra, laureata in fisica dell'atmosfera e in procinto di concludere un dottorato in meteorologia alpina, Sofia Farina è ospite della nuova punta di "Da Quassù", il podcast de Il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

 

Si parte dalla polemica per i lavori a Teodolo per la messa a punto tra Zermatt e Cervinia dei tracciati per la tappa di coppa del mondo. Il ghiacciaio è già in forte sofferenza ma in quota sono entrate in azione le ruspe e diversi mezzi. "Un reato contro la montagna e forse contro la legge, tanto che sono stati bloccati gli interventi per l'assenza delle autorizzazioni", dice Farina. "La mia posizione è coerente con quanto espresso da Marco Albino Ferrari. Le superfici glaciali sono in difficoltà, eppure scaviamo e portiamo via una risorsa preziosa come l'acqua".

 

Crisi idrica e innevamento. "Incentivare l'innevamento programmato significa aggravare il problema perché le risorse sono scarse e si intaccano gli ecosistemi. La neve artificiale viene sparata nei comprensori che in maggioranza andranno a sperimentare temperature sempre più alte, quindi la domanda di acqua e di energia sarà in aumento e si andrà in competizione con tutti gli altri usi: turismo, produzione idroelettrica e potabile. Questo senza dimenticare che il ricorso a questi sistemi ormai indispensabili per aprire le piste, incide a livello idrogeologico e di qualità su un ambiente in difficoltà". 

 

Recentemente è stato vietato l'eliski in val di Lei in provincia di Sondrio. Da qui si è sviluppata una polemica tra l'amministrazione e gli operatori. "Questo si inquadra nel tema più grande dell'eliturismo. E' un problema, anche per l'emissione di gas clima alteranti, ma non si può cambiare dall'oggi al domani per le evidenti ripercussioni sull'economia locale. Tuttavia le associazioni chiedono una regolamentazione stringente e una riduzione progressiva di questo tipo di turismo. Questa pratica disturba gli animali ma anche le persone che vivono la montagna in un modo non così costoso e elitario".

 

L'associazione Protect our winters è nata 3 anni fa in Alto Adige. E' il capitolo italiano di una organizzazione fondata nel 2007 negli Stati Uniti da un'idea dello snowboarder Jeremy Jones. Da lì si è sviluppata in Europa con le varie articolazione nei diversi Paesi. "Siamo una community di appassionati e amanti della naturaatleticreativi e partner commerciali impegnati nella tutela del clima. Insieme, realizziamo progetti concreti e sensibilizziamo coloro che non hanno ancora avuto l’opportunità di partecipare attivamente nella protezione del clima".

 

Sono tre i pilastri dell'associazione: mobilità sostenibile, turismo lento, sviluppo regionale con il coinvolgimento di scienziati, fotografi, videomaker e atleti professionisti di diverse discipline. "Tutti volontari. I risultati sono frutto della nostra passione. Oggi la maggior parte dei fondi proviene dalla Provincia di Bolzano. Poi alcuni brand ci sostengono con piccole donazioni o progetti specifici".

 

E come ci si mette al riparo dal rischio greenwashing? "In generale tutti i sostenitori firmano un accordo e manteniamo la piena indipendenza e libertà d'azione sulla scelta degli obiettivi. A ogni modo scegliamo con cura le partnership, conosciamo di persona le imprese e ci sono molti incontri. Se non ci riconosciamo nelle loro politiche, scegliamo di non procedere", conclude Farina.

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