"Passeggiare seminudi in montagna con temperature sotto zero", l'istruttore del freddo del Monte Grappa: "Così è possibile riconnettersi con se stessi e la natura"
Le temperature alle quali ci si espone in costume o in pantaloncini "scendono al di sotto dei 15 gradi: in acqua si arriva ai 2 o 3 gradi mentre nei boschi si arriva tranquillamente anche sotto allo zero. Io, per allenarmi, mi sono espongo anche a temperare pari a -10 o -12"
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BASSANO DEL GRAPPA. Imparare a controllare l'esperienza del freddo con pochi indumenti ma anche "scardinare condizionamenti e paure, lavorando su sfere critiche del proprio sé". Così, Daniele Sodini riassume un metodo che conduce persone normalissime ad inoltrarsi nei boschi e ad immergersi in torrenti con temperature che possono arrivare anche sotto allo zero.
"Negli anni ho elaborato un percorso particolare, che oltre alla componente fisica vuole unire anche quella psicologica, ma soprattuto umana - esordisce Sodini a Il Dolomiti -. L'obiettivo è quello di utilizzare il freddo per lavorare su differenti livelli, permettendo alle persone di riconnettersi con se stesse, gli altri ma anche con la natura. Grazie al mio metodo "La via del freddo", per l'appunto, si impara a controllare tale esperienza attraverso l’ascolto profondo di se stessi e precise tecniche di respirazione consapevole e training mentale".
"Il percorso non intende solo porre le persone davanti alle proprie criticità, ma congiuntamente, anche in contatto con le loro grandi potenzialità fisiche e mentali. È un cammino evolutivo, basato su 5 colonne portanti: respirazione consapevole, tecniche di training mentale, consapevolezza profonda, esposizioni al freddo e connessione con se stessi, gli altri e la natura suprema".
Grazie all'esperienza maturata durante viaggi che hanno condotto l'istruttore a visitare il Tibet e l'Himalaya, Sodini è stato in grado di dare vita a un metodo "che si rifà a tecniche millenarie di respirazione e focus mentale, nate in Asia, che oggi metto in pratica per affrontare il freddo e, al contempo, mettere chi partecipa alle mie 'uscite' di fronte alle proprie criticità, che non vanno negate ma accolte, gestire e controllate".
Il freddo, quindi, funge da strumento che può portare numerosi benefici al corpo ma anche alla mente, sostiene Sodini, che da oltre 10 anni propone attività in Veneto nel trevigiano, tanto che sui social non mancano 'avvistamenti' dell'istruttore mentre si allena in Trentino, nel Cadore o addirittura in Friuli-Venezia Giulia: "Il freddo ti sbatte in faccia quello che sei - dichiara con fermezza -. Quando ti esponi al freddo non puoi mentire a te stesso o te stessa".
"La via del freddo, non si vuole affermare al di sopra di nessuno, ma vuole essere semplicemente ed umilmente, un'opportunità, un percorso evolutivo che passa attraverso un approccio individuale e collettivo, dove ogni persona è in grado di esprimere la migliore espressione di se stessa, attraverso un metodo semplice, pragmatico e strutturato. L’apparenza, il protagonismo e l’ego personale, sono aspetti che non appartengono a questo cammino".
"Come si svolgono le attività proposte? Nulla è lasciato al caso. Le esposizioni con pochi indumenti (pantaloncini o costume) posso avvenire o 'a secco', ad esempio in un bosco o sulla neve, quando possibile anche senza scarpe per stare a contatto col suolo, oppure immergendosi in un torrente - premette -. Se qualcuno si iscrivesse a un'uscita ma poi non se la sentisse non è ovviamente costretto a fare nulla: il rispetto delle scelte individuali viene sempre al primo posto. Ho avuto partecipanti di 70 anni ma anche gruppi con ragazzi giovanissimi di 12 o 13 anni".
In generale, le temperature alle quali ci si espone "scendono al di sotto dei 15 gradi: in acqua si arriva ai 2 o 3 gradi mentre nei boschi si arriva tranquillamente anche sotto allo zero. Io, per allenarmi, mi sono espongo anche a temperature pari a -10 o -12", confessa.
"Quello che propongo, al di là delle temperature, è un vero e proprio percorso evolutivo individuale e di gruppo che passa attraverso la condivisione e la cura dell’altro, dal quale posso imparare sempre, il freddo come strumento potente ed importante, ma non come fine principale - conclude Daniele -. Il fine, nondimeno, è infatti anche quello di riconnetterci con gli elementi della natura suprema, della quale, a causa della tecnologia e della rapidità di quest'epoca, abbiamo finito per scordarci".