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“Nessuna zona rossa sulla Marmolada”. Il sindaco di Canazei in quota con gli esperti (VIDEO): “Monitoraggi sperimentali per verificare anche la presenza di acqua”

Mentre si avvicina l'anniversario della tragedia costata la vita a 11 persone sulla Regina delle Dolomiti la Protezione civile, insieme al sindaco di Canazei Giovanni Bernard, ha effettuato un sopralluogo in quota, fornendo un aggiornamento dello stato attuale del monitoraggio del corpo glaciale

Di Filippo Schwachtje - 22 giugno 2023 - 18:09

TRENTO. Prima il rumore, un forte botto simile ad un'esplosione, poi il collasso di un'enorme massa di ghiaccio da Punta Rocca, sul massiccio della Marmolada, che il 3 luglio scorso ha travolto e ucciso 11 persone: a quasi un anno dalla tragedia, gli esperti della Protezione civile sono tornati in quota, insieme al sindaco di Canazei Giovanni Bernard, per un sopralluogo sul ghiacciaio della Regina delle Dolomiti, fornendo un aggiornamento sullo stato attuale dei monitoraggi portati avanti in zona. Sul ghiacciaio, a causa delle alte temperature registrate in questi giorni (oggi a quota 2.600 metri è stata registrata la massima più alta per il periodo alla stazione del Sas del Mul, 17,8 gradi), la neve caduta negli ultimi mesi sta fondendo e tra il ghiaccio si avverte chiaramente il rumore dei ruscellamenti, che, dicono le autorità, scorrono ai piedi dell'area interessata dal crollo.

“Eventi come quello dell'estate 2022 – ha spiegato uno dei tecnici del Servizio prevenzione rischi e Cue della Pat, in occasione dell'ultimo sopralluogo insieme al primo cittadino di Canazei – non erano mai stati registrati in Trentino e tuttora sono in corso studi per verificarne le cause. Ma proprio la presenza di acqua all'interno della massa di ghiaccio sarebbe stata uno degli elementi che ha provocato il distacco”. “Quassù – dice Bernard – i sentimenti si fanno contrastanti e oscillano tra la tristezza mista a tensione per quanto è accaduto e la fascinazione per la bellezza che ci circonda”. Sulla base delle informazioni acquisite, in questi giorni il sindaco di Canazei sta definendo le modalità con le quali il versante Nord della montagna potrà essere percorso in sicurezza: “Ma – assicura – non ci sarà nessuna zona rossa”.

 

“Durante l'inverno – spiega infatti Bernard – la Marmolada era fruibile, aperta. Era un contesto conosciuto, di cui si conoscevano le dinamiche e quindi più favorevole. Adesso, durante l'estate, sulla scorta anche dell'esperienza dell'anno scorso, dovremo fare dei provvedimenti per limitare alcuni settori della Marmolada. Non vogliamo parlare e non parleremo di zona rossa e di chiusura, ma soltanto di verificare che alcuni sentieri possano essere percorsi in sicurezza e garantire accessibilità a Punta Penia, attraverso la cresta Ovest, e ai vari sentieri che salgono da Passo Fedaia e dalla Val Contrin”.

Successivamente all'evento, dice la Pat: “Interferometri e radar doppler avevano monitorato sia l'area del crollo sia le due lingue glaciali che la delimitano in destra e sinistra orografica. La nicchia di distacco risultava infatti potenzialmente instabile. Il ghiacciaio è attualmente monitorato tramite la registrazione e l'analisi dell'andamento di alcuni parametri nivometeorologici: l'andamento della temperatura dell'aria e della copertura nevoso possono infatti fornire una stima della vulnerabilità del ghiacciaio, anche alla luce di un evento del tutto simile che accadde nella notte del 6 luglio 1989 sul Monviso”. Negli ultimi mesi inoltre, continua Piazza Dante: “La Protezione civile del Trentino ha proceduto, di concerto con il Cnr di Venezia ed altri enti di ricerca, ad effettuare una scansione radar del ghiacciaio dall'elicottero, in modo da ricostruire, assieme al rilievo fotogrammetrico realizzato sull'intero ghiacciaio in autunno, il modello del terreno sotto lo strato ghiacciato e capire anche la consistenza di quest'ultimo lungo il versante Nord della Marmolada”.

 

A brevissimo invece sarà effettuato un volo sperimentale, con uno strumento innovativo dell'Università di Trento con il quale, oltre alla copertura ghiacciata, si punterà a monitorare la presenza di quantità significative di acqua all'interno della massa glaciale: “Se questa modalità di rilievo desse buoni risultati, potrebbe essere ripetuta con cadenza regolare nei mesi estivi anche con l'utilizzo di un drone, consentendo il monitoraggio continuo della zona interessata dal crollo”. A seguito dei dati acquisiti da questi rilievi, concludono le autorità: “Assieme agli enti di ricerca che si occupano di tematiche glaciali si definiranno poi ulteriori campagne di misurazione, in modo da individuare una modalità di rilievo a lungo termine che dia risposte facilmente interpretabili. Gli articoli scientifici recentemente pubblicati hanno infatti dimostrato che non c'è ancora una risposta univoca che spieghi i motivi del crollo”.

Secondo quanto è stato accertato, il distacco aveva interessato circa 63.300 metri cubi di ghiaccio precipitati a valle ad una velocità di 50-80 metri al secondo, trascinandosi dietro roccia e detriti. Quel materiale aveva percorso circa 2,2 chilometri. Un fenomeno devastante che aveva travolto diverse cordate di alpinisti. Nella giornata dell’evento, sul ghiacciaio erano intervenuti 127 operatori di Protezione civile, affiancati da 96 unità di supporto. Al termine delle attività, il bilancio è stato di 979 giornate/uomo su 18 giorni. “Una macchina imponente composta – conclude Piazza Dante – da 14 strutture operative che fanno riferimento al dipartimento Protezione civile, foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento anche con le proprie unità specializzate; 4 forze nazionali; il Commissariato del Governo, le due Province autonome di Trento e Bolzano, la Regione Veneto, il Comune di Canazei e il Comun General de Fascia”.

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