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La “collina della memoria”: dall’impresa garibaldina alla Grande Guerra, una passeggiata a Bezzecca e sul Colle Santo Stefano

Il paese di Bezzecca, in val di Ledro, presenta a pochi passi dalla piazza principale un colle denso di memorie e manufatti. Qui si intrecciano, infatti, le vicende legate alle imprese di Garibaldi durante la Terza Guerra d’Indipendenza e alla Grande Guerra. E’ di questo luogo che racconta il nuovo episodio di “Camminando nella Grande Guerra”, rubrica in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto

Credits to Museo della Guerra
Di Davide Leveghi - 23 dicembre 2022 - 13:12

LEDRO. Più che un itinerario quello di Bezzecca rappresenta un percorso attorno a un “luogo della memoria”. Il paesino della val di Ledro, con il Colle Santo Stefano, contiene in sé manufatti e memorie di due decisivi passaggi della storia locale e non solo. Dalla Terza Guerra d’Indipendenza alla Grande Guerra, Bezzecca fu infatti al centro – suo malgrado – di fatti d’arme di grande rilevanza, fatti di cui ora, attorno al piccolo colle che sorge a pochi metri dalla piazza centrale, rimangono diverse testimonianze.

 


Sulla sx lapide dedicata ai garibaldini; sulla dx lapide dedicata al 7o bersaglieri (Credits to Museo della Guerra)
Sulla sx lapide dedicata ai garibaldini; sulla dx lapide dedicata al 7o bersaglieri (Credits to Museo della Guerra)

 

Un “luogo della memoria”, secondo la definizione dello storico francese Pierre Nora, è una “unità significativa, d’ordine materiale o ideale, che la volontà degli uomini o il lavorio del tempo ha reso un elemento simbolico di una qualche comunità”. Bezzecca, indubbiamente, rappresenta il simbolo di una storia di un territorio conteso, quel Trentino che il Regno d’Italia riuscirà ad annettersi solamente con la Grande Guerra.

 


Resti di trincea della Grande Guerra e lapidi del 1866 (Credits to Museo della Guerra)
Resti di trincea della Grande Guerra e lapidi del 1866 (Credits to Museo della Guerra)

 

Se è vero che le vicende delle terre di confine possono raccontare molto sulla storia e le memorie di un Paese, certamente questo luogo non è da meno. Salendo il Colle di Santo Stefano, infatti, ci troviamo immersi nella memorializzazione di importanti (e lontani, cronologicamente e per contesto) eventi della storia nazionale, dal Risorgimento alla Grande Guerra; ci troviamo, nondimeno, in un luogo che racconta più delle sofferenze dei soldati che non di quelle dei civili, costretti, specialmente nel corso del primo conflitto mondiale, a una lacerante esperienza di profugato.

 


Manifestazione di reduci garibaldini della battaglia del 1866, sul Colle Santo Stefano a Bezzecca (Credits to Museo della Guerra)
Manifestazione di reduci garibaldini della battaglia del 1866, sul Colle Santo Stefano a Bezzecca (Credits to Museo della Guerra)

 

Prima d’entrare nella storia, però, come suole fare la rubrica “Camminando nella Grande Guerra” – in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto – diamo qualche informazione tecnica. In quanto percorso memoriale, tale itinerario non presenta alcuna difficoltà. E’ fattibile da tutti e per tutto l’anno (attenzione agli orari d’apertura va fatta nel caso si voglia visitare il Museo garibaldino e dalla Grande Guerra). La sua durata, nel caso del solo Colle, si attesta dunque sull’ora e mezzo circa.

 


Vista sul paese di Bezzecca dalla cima di Colle Santo Stefano
Vista sul paese di Bezzecca dalla cima di Colle Santo Stefano

 

Teatro del celebre “Obbedisco” con cui Giuseppe Garibaldi, il 9 agosto 1866, diede fine al tentativo a capo dei volontari in camicia rossa di penetrare nel territorio tirolese durante la Terza Guerra d’Indipendenza (QUI un approfondimento), Bezzecca presenta come detto memorie e manufatti legati non solo a quei fatti ma anche alla Grande Guerra. Sul Colle Santo Stefano, conosciuto anche come Dosso di Cerì, sorgono infatti importanti testimonianze di fortificazione, in un contesto di “guerra totale” fra italiani e austro-ungarici.

 

“Guerra totale” è un’espressione che ben s’attaglia al primo conflitto mondiale in Trentino. Lungo la linea del fronte, infatti, a essere sconvolta dalla guerra non fu solo il territorio ma anche la popolazione civile. Facente parte del capitanato distrettuale di Riva del Garda, la Val di Ledro, allo scoppio del conflitto fra Regno d’Italia e Impero austro-ungarico, fu interessata – come avvenne per gran parte dei territori lungo la linea del fronte trentino-tirolese (QUI l’articolo) – dal fenomeno del profugato.

 

Già il 20 maggio 1915, alla popolazione ledrense arrivava da Riva l’ordine di evacuazione. Recuperati i propri beni, dal giorno 23 i civili della zona - donne, anziani, bambini -  s’incamminavano verso la città sul Garda, pronti a partire per i territori interni dell’Impero. Destinati per lo più ai villaggi della Boemia e della Moravia (principali regioni dell’attuale Repubblica Ceca), i ledrensi vissero un’esperienza diversa rispetto a molti altri trentini, concentrati nei campi profughi dell’Impero. Per loro, infatti, si aprirono le porte delle case dei civili, dando avvio ad una convivenza non sempre facile – quantomeno all’inizio e nella fase più acuta della guerra, caratterizzata dalla diffusa fame – ma tendenzialmente cortese.

 

Altrettanto duro, infine, sarà il trauma del ritorno: al rientro in Trentino, organizzato dalle autorità militari italiane e concluso già nei primi mesi del 1919, i ledrensi si trovarono di fronte alla distruzione dei propri paesi. Alla sistemazione provvisoria nei principali centri urbani del territorio seguì dunque la difficile ricostruzione e il ritorno in valle.

 

Partiti dalla piazza centrale del paese, il percorso memoriale porta gli interessati al Museo garibaldino e della Grande Guerra, in via Lung’Assat Salvatore Greco 14. Qui sono esposti cimeli delle vicende del 1866, del primo conflitto mondiale e dell’esodo dei ledrensi in Boemia e Moravia. Il “cuore” dell’escursione batte però a pochi metri dalla piazza: il Colle Santo Stefano contiene infatti, come detto, lapidi, monumenti e manufatti non solo della Grande Guerra ma anche degli scontri che videro protagonista il condottiero Giuseppe Garibaldi, le sue camicie rosse e l’esercito austriaco.

 


Il Museo garibaldino e il Colle Santo Stefano
Il Museo garibaldino e il Colle Santo Stefano

 

Diversi sono i manufatti dedicati alla memoria dei fatti del 21 luglio 1866, terminati con la ritirata italiana. La Terza Guerra d’Indipendenza, conclusa militarmente in maniera disastrosa ma con l’annessione al Regno d’Italia del Veneto, è infatti ricordata da croci e lapidi dedicate ai caduti sia italiani che austriaci. Su tutte, una grande croce di marmo domina il Colle fra bandiere d’Italia, d’Austria e d’Europa. Eretto nel 1896, con scritte in italiano e tedesco “alla memoria dei guerrieri austriaci e italiani caduti nei fatti d’armi del 1866”, tale monumento si trova a pochi passi da un’altra lapide, dedicata ai caduti garibaldini e costruita dagli stessi commilitoni ancora all’indomani dei combattimenti – abbattuta dagli austriaci nell’ottobre 1866 e ripristinata nel luglio 1919.

 


La croce di marmo sulla cima e la lapide ai volontari garibaldini
La croce di marmo sulla cima e la lapide ai volontari garibaldini

 

Monumento centrale è poi la chiesa di Santo Stefano, risalente ancora al 1521. Gravemente danneggiata sia durante la Terza Guerra d’Indipendenza che durante la Grande Guerra, fu trasformata nel 1931 in ossario per accogliere i caduti di entrambi i conflitti. Posta su una terrazza che domina il sottostante cimitero e rivolta verso il lago, la chiesa è affiancata da numerose lapidi dedicate ai caduti ledrensi in diverse guerre, compresa la Seconda guerra mondiale.

 


La chiesetta di Santo Stefano e la vista sul lago di Ledro
La chiesetta di Santo Stefano e la vista sul lago di Ledro

 

A pochi passi da lì, si trova una prima galleria del sistema di caverne e postazioni dei soldati italiani. Fu nel 1916, a fronte dell’esodo dei civili e della ritirata strategica delle truppe austro-ungariche, appostate in posizioni più favorevoli, che i soldati del Regio esercito occuparono questo colle. Ad animarlo, nel corso del conflitto, saranno i reparti del genio zappatori delle brigate Chieti e Valtellina, nonché gli uomini del 45º battaglione del VII reggimento bersaglieri.

 


Camminamenti, trincee e postazioni della Grande Guerra
Camminamenti, trincee e postazioni della Grande Guerra

 

Importante caposaldo per il controllo di un’eventuale incursione da parte austro-ungarica proveniente dalla Val Concei, l’altura presenta numerose postazioni collegate da camminamenti e trincee. Ben conservati, questi manufatti possono essere attraversati, permettendo di farsi un’idea del sistema di difesa italiano. Un surplus di fantasia è però richiesto: tale colle fortificato, sottoposto all’artiglieria nemica dalle cime circostanti, era difeso da metri e metri di filo spinato.

 


Camminamenti e postazioni della Grande Guerra
Camminamenti e postazioni della Grande Guerra

 

Dopo un giro fra le gallerie, i monumenti e i camminamenti, scendendo la scalinata che riporta alla piazza centrale (piazza Garibaldi), ci si imbatte nella galleria dedicata a un altro importante personaggio risorgimentale, il generale Alfonso La Marmora. Posta a sud della chiesa, questa galleria fu costruita nel 1916 dal 7º reggimento bersaglieri e con una scala a chiocciola di 82 gradini porta ai piedi del colle.

 


L'imbocco della galleria La Marmora e la scalinata di ingresso al Colle
L'imbocco della galleria La Marmora e la scalinata di ingresso al Colle

 

 

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