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Bezzecca: il tradimento dei Comandi sabaudi e la rabbia di Garibaldi.“Se fosse giunto a Trento nel 1866, non avremmo avuto l'annessione del Brennero”

Anniversario numero 153 per la battaglia nel Trentino sud-occidentale. La storia della vicenda e la manifestazione di commemorazione in Val di Ledro. “Fu qui che Garibaldi pronunciò il suo obbedisco”

Di Davide Leveghi - 18 luglio 2019 - 13:30

TRENTO. Sono passati 153 anni da quando i volontari garibaldini, guidati dalle retrovie dal ferito “Eroe dei due mondi”, inflissero agli austriaci, nella località di Bezzecca, una delle poche sconfitte in un conflitto, la Terza guerra d'indipendenza italiana, contraddistinto dalle sonore batoste di Custoza e Lissa. Il Regno d'Italia acquisiva Veneto, Friuli e Mantova dopo una sanguinosa guerra in cui aveva potuto misurare la sua inadeguatezza militare e l'inferiorità nei confronti dell'esercito austriaco, firmando una pace che solo tramite il passaggio di questi territori alla Francia (l'Austria si rifiutò di consegnarli direttamente al Regno sabaudo) avrebbe sancito, assieme ad un referendum per le popolazioni coinvolte, l'avanzamento verso nord dei suoi confini.

 

Nel Congresso di Berlino del 1878, in cui si decisero le sorti dei territori balcanici strappati all'agonizzante Impero Ottomano, un diplomatico russo, mentre si esaminavano le questioni territoriali aperte, avrebbe osservato che per annettersi il Tirolo italiano l'Italia avrebbe dovuto perdere prima un'altra battaglia. Un commento perfido ma non del tutto inverosimile se è vero che il 1866 consegnava a Firenze, capitale del regno, nuovi territori solo in virtù delle vittorie prussiane.

 

Mentre i regolari subirono pesanti sconfitte in pianura e in Adriatico, i territori meridionali del Trentino assistettero ad un'avanzata inarrestabile delle truppe italiane (condotte dal generale Giacomo Medici) in Valsugana e dei volontari di Garibaldi in val di Ledro, puntando con una manovra a tenaglia verso Trento. Un'offensiva brillante fermata solo dai comandi provenienti da corte, a cui il condottiero nizzardo avrebbe risposto con il celebre e contrariato “Obbedisco”.

 

Italia ed Austria, infatti, erano già giunte ad accordarsi sottobanco, fissando i prossimi confini a Borghetto ed escludendo quindi l'annessione del territorio fino a Salorno. Un alt dalle conseguenze a posteriori drammatiche, visto che a cinquant'anni di distanza le brame nazionalistiche di Roma sarebbero deflagrate nel conflitto totale della Grande Guerra. “Se probabilmente Garibaldi fosse arrivato a Trento nel 1866, non avremmo avuto l'annessione insensata ed illegittima dell'Alto Adige”, dice Donato Riccadonna, tra i curatori del Museo garibaldino di Bezzecca.

 

“Ma le motivazioni per cui si decise di non annettere il Trentino- aggiunge- si collegano al fatto che Vienna non volesse mollarlo, mentre per l'Italia il povero ed economicamente marginale Trentino contava ben di meno di Lombardia e Veneto. L'importanza per l'Austria del nostro territorio- spiega- risiedeva nella sua funzione di cuscinetto. Ciò portò, chiaramente, ad un vero e proprio calvario per i circa 200 trentini coinvolti. Va comunque ricordato che la maggioranza non prese posizione, rimanendo silenziosa. Come ogni guerra fino a quel momento, anche questa fu infatti d'élite”.

 

Le dinamiche della battaglia di Bezzecca, avvenuta il 21 luglio 1866, videro Garibaldi impegnato in una guerra di guerriglia per aggirare gli austriaci, avanzando verso il Trentino sud-occidentale e difendendo così Brescia. “Concentrandosi sui forti di Lardaro, nella Valle del Chiese, i garibaldini videro la possibilità di passare per la Val d'Ampola, bombardando il forte e sfondando verso Bezzecca. La spinta del condottiero si dice sia stata necessaria per animare i volontari e sconfiggere gli austriaci”.

 

“Mentre Medici avanzava in Valsugana, gli austriaci, subita la sconfitta a Bezzecca, erano sull'avviso e decisero di far saltare i ponti. L'avanzata verso Trento era pronta quando dall'entourage del re giunse un telegramma che intimava a Garibaldi di ritirarsi. Ottenuto il Veneto, il Comando era soddisfatto. Garibaldi, controvoglia e furioso, rispose “obbedisco”. Il ritiro gettò nello sconforto i volontari trentini, che dal quel momento subirono la persecuzione austriaca”.

 

“Il famoso “obbedisco”- spiega l'assessore alla cultura del Comune di Ledro Fabio Fedrigotti- fu pronunciato proprio qui, cosa che non molti sanno. Garibaldi, corrucciato, rispose così ritirando i suoi 40mila volontari, provenienti da tutte le regioni e anche da altri paesi europei e non. Aveva sicuramente i pregi di un condottiero, di temerarietà, una sorta di Berlusconi (sic!), oltre a difetti come l'essere un anticlericale che usava le chiese come bivacchi e un libertino”.

 

Ed è proprio dalla famosa citazione garibaldina che il Comune di Ledro, frutto dell'accorpamento di più realtà del luogo, organizza anche quest'anno l'evento “Bezzecca Obbedisco-Manifestazione garibaldina 2019”, rassegna di più giorni con cui si celebra l'impresa dei volontari democratici. L'iniziativa, “che si ripete secondo me in maniera ininterrotta dal centenario dell'episodio”, giunge così all'ennesima edizione, offrendo agli astanti vari tipi di eventi utili a comprendere, a contestualizzare e a celebrare la battaglia.

 

A partire da giovedì 18 luglio, con la proiezione del film di Massimiliano Bruno Viva l'Italia, la rassegna proseguirà con mostre (inaugurazione nella biblioteca di Ledro a Bezzecca, venerdì 19 alle 20.30, delle mostre Epigrafi di guerra a Ledro e La Grande Guerra nella caricatura “a colpi di matita”, entrambe sul Colle Santo Stefano), concerti (Volontariato e montagna, serata di canti con i cori Cima d'Oro di Ledro e InCanto Alpino di Mori e Val di Gresta, sabato 20 alle 20.30 nella chiesa di Santo Stefano) e la commemorazione ufficiale, domenica 21 in Piazza Garibaldi a Bezzecca.

 

In quest'ultima, le autorità, accompagnate dai piccoli delle terze elementari in divise garibaldine e con il bandierone tricolore, oltre all'adunata accompagnata dalla fanfara dei bersaglieri, avverrà la consegna di una lapide commemorativa da parte dell'amministrazione ad una delegazione della Croce Rossa Internazionale, che per la prima volta in Italia, a Bezzecca, fece la sua comparsa in occasione della battaglia. Alla sfilata in corteo e alla salita verso il colle Santo Stefano con l'esposizione delle corone, seguirà la messa in ricordo dei caduti di tutte le guerre.

 

Attese le presenze del vicepresidente della giunta Mario Tonina e del presidente della Regione Alberto Pacher. “Attendiamo con trepidazione la delegazione della Croce Rossa da Ginevra- afferma Fedrigotti- vista la nostra intenzione di intestare un parco ad uno dei fondatori, Louis Appia, presente con il campo della Croce Rossa a Tiarno di Sotto durante la battaglia di Bezzecca”.

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