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"Abbiamo pianto migliaia di morti e ora Trump ci 'scarica' senza dignità e rispetto". Lo sconforto degli ucraini e l'appello: "A Trento accendiamo una candela per i caduti"

"Quel che ha detto Trump negli scorsi giorni è una vergogna - dice a il Dolomiti Angela Kotyk, presidente dell'associazione Aiutiamoli a vivere -. Ho parlato con molti miei concittadini negli ultimi giorni, in parecchi mi hanno detto di aver perso la speranza ma io sono fiduciosa e orgogliosa del nostro presidente. Il dittatore non è Zelensky, è Putin: gli ucraini lottano per il loro Paese, per la loro libertà”. E per i 3 anni di resistenza una serie di eventi anche a Trento

Di Filippo Schwachtje - 21 febbraio 2025 - 06:00

TRENTO. Una candela alla finestra quando scende la sera, uno scintillio di luci tra le case di Trento per unirsi, italiani e ucraini, nel ricordo delle migliaia e migliaia di morti causati dall'invasione russa. Nel terzo anniversario dall'inizio della guerra di Mosca in Ucraina – ribadire la netta separazione tra invasori e invasi, di questi giorni, non è purtroppo inutile – è questa l'iniziativa lanciata per la serata di lunedì (24 febbraio) a Trento dalle associazioni che operano per sostenere la popolazione colpita dalla guerra.

 

Un gesto simbolico, un messaggio di vicinanza e di speranza in uno dei momenti più difficili per gli ucraini negli ultimi tre drammatici anni di resistenza dopo il repentino cambio di posizione dell'amministrazione Trump (Qui ne ha parlato il nostro direttore), che ha aperto alla Russia (escludendo, nei colloqui sul destino dell'Ucraina, gli ucraini stessi) per poi attaccare veementemente il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky (definito “dittatore mai eletto” per aver detto, di fatto, una verità che tutti conoscono: cioè che Donald Trump vive in una bolla di disinformazione). Una svolta che, ovviamente, ha avuto (e sta avendo) profonde ripercussioni a livello geopolitico e che si riflette inevitabilmente nelle speranze e nelle paure della popolazione ucraina, le cui fatiche e la cui resistenza sono state dimenticate senza tante cerimonie in un delirante post sui social.

 

“Ho parlato con diversi ucraini negli ultimi giorni, in parecchi mi hanno detto di aver perso la speranza – spiega a il Dolomiti Angela Kotyk, presidente dell'associazione trentina Aiutiamoli a vivere e tra le organizzatrici delle iniziative in programma per ricordare i caduti nel terzo anniversario dell'invasione – io sono fiduciosa e orgogliosa del nostro presidente. Il dittatore non è Zelensky, è Putin: gli ucraini lottano per il loro Paese, per la loro libertà”.

 

Kotyk ha un figlio che combatte da tre anni al fronte e come tantissime altre madri, mogli, sorelle, vive ogni giorno nella paura di ricevere la peggiore delle notizie: “Oggi non sono riuscita a parlare con lui – racconta – ma bisognerebbe chiedere a loro, ai soldati che combattono per difendere la loro terra, cosa ne pensino. Quel che posso dire io è che siamo molto delusi. Lunedì mi hanno chiesto, durante un'intervista, se avessi fiducia in Trump. Ho risposto che personalmente non ne avevo, per molti motivi. Quello che ha detto negli scorsi giorni è una vergogna: non è l'Ucraina ad aver iniziato a bombardare civili, case, ospedali. In tre anni di sofferenze abbiamo pianto migliaia di morti e ora non sappiamo cosa succederà. Credo, però, che l'Europa non lascerà sola l'Ucraina, credo che continuerà ad aiutarci come sta facendo da tre anni”.

 

Il mese scorso la presidente dell'associazione Aiutiamoli a vivere è tornata in Ucraina, ha parlato con i medici e i soldati tornati dal fronte e ha visto con i suoi occhi la forza della resistenza che si respira in Ucraina. Un sentimento profondo, che anche il presidente dell'associazione EUcraina Giovanni Kessler aveva raccontato a il Dolomiti in occasione delle festività (Qui Articolo), celebrate tra alberi addobbati per le strade e allarmi aerei. “La vita in Ucraina continua – dice Kotyk – le scuole sono aperte, nonostante le interruzioni per gli allarmi, i negozi sono aperti nonostante i rischi. Proprio oggi ho avuto una discussione con una persona che mi ha detto che gli ucraini, secondo lui, avrebbero dovuto cedere fin da subito il Donbass, che così si sarebbero risparmiati un sacco di soldi e che in ogni caso là parlano il russo. Ma Putin non si è fermato alla Crimea e non si fermerà al Donbass. Molti dei compagni di mio figlio nell'esercito poi parlano russo, lui stesso è cresciuto a Mykolaïv (una delle parti dell'Ucraina in cui domina la lingua russa ndr) e parla russo: questo non vuol dire che non voglia lottare per il suo Paese e per la libertà dell'Ucraina”.

 

In questi tre anni, conclude Kotyk, gli ucraini hanno incassato colpo su colpo senza mai mollare: “E non molleremo nemmeno oggi. Il popolo ucraino è forte, resisterà. Nel nostro piccolo, come associazione per gli aiuti umanitari noi non ci fermiamo: faremo il possibile grazie ai nostri volontari e alle persone che ci stanno accanto”.

 

Come detto, sono diversi gli eventi in programma nei prossimi giorni per ricordare la resistenza ucraina nel terzo anniversario dell'invasione russa: sabato 22 febbraio, alle 10 e 30, al Seminario Maggiore arcivescovile di Trento (presso la sede dell'associazione Teuta in Corso 3 novembre), si terrà un incontro con Giorgio Provinciali, che porterà la sua testimonianza come giornalista in Ucraina dall'inizio dell'invasione. A seguire, da Piazza Cesare Battisti ci si muoverà verso piazza Duomo per ricordare le vittime della guerra in Ucraina (alle ore 15): la popolazione, dicono gli organizzatori, è invitata a partecipare indossando qualcosa di giallo e azzurro. Domenica 23 si terrà una messa per i caduti alla Chiesa di San Lorenzo, celebrata da Padre Agostino Babiak (alle ore 11). Successivamente, alle 13, si terrà il pranzo commemorativo per i caduti ucraini (alla parrocchia di Sant'Antonio). Lunedì 24, alle 21, l'invito è come detto di accendere una candela per ricordare i soldati e i civili caduti.

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