Elezioni in Germania, Mastrobuoni a il Dolomiti: “Grande coalizione Cdu-Spd probabile (ma molto complicata). Afd? Trova voti spostandosi sempre più a destra”
La svolta a destra della Cdu, il ruolo di Afd (che ha ricevuto l'endorsement di Musk) e una grande coalizione probabile (ma molto complicata): il Dolomiti ha parlato delle elezioni in Germania con Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino per Repubblica e attenta osservatrice del panorama politico tedesco. Ecco cosa c'è da sapere in vista del 23 febbraio
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BERLINO. Da una parte le difficoltà economiche interne (e non sono poche, a partire dalla crisi dell'industria tedesca la cui produzione a dicembre ha segnato un -2,4% su base mensile), dall'altra la delicata situazione internazionale (con gli imprevedibili effetti, su tutti i fronti, dell'erratica posizione della nuova amministrazione Usa): al centro, ed è questo forse l'aspetto che più stupisce chi guarda da fuori, una grande confusione che sembra trasparire da un mondo politico, quello tedesco, considerato spesso 'stabile' per definizione. Quel che è certo è che a poco più di due settimane dalle elezioni federali in Germania (la prima potenza economica e demografica d'Europa, è bene ricordarlo) i possibili schieramenti che, dopo il voto, potranno ambire a guidare il Paese non sono, di fatto, molti. Ogni opzione presenta però grosse difficoltà e ambiguità ed è quindi difficile immaginare una soluzione rapida, visti anche i dati che restituiscono gli ultimi sondaggi (che vedono la Cdu attorno al 30%, Afd sopra il 20, Spd attorno al 15 e i Verdi poco sopra il 10). Tanti i temi politici sul tavolo: dal crollo del cordone sanitario attorno ad Alternative für Deutschland alla virata verso destra della Cdu (l'Unione cristiano-democratica tedesca, il partito che per 16 anni ha visto come leader Angela Merkel), dalla crisi della Spd (il partito Socialdemocratico di Germania guidato dal cancelliere uscente Scholz) al cortocircuito che lega Elon Musk e Afd fino al 'modello Meloni' nella gestione dei migranti. Per fare chiarezza su cosa stia succedendo nel pieno della campagna elettorale, il Dolomiti ha intervistato Tonia Mastrobuoni, corrispondente di Repubblica dalla Germania e attenta osservatrice del panorama politico tedesco.
Al centro delle discussioni in questi giorni c'è il voto di Afd alla mozione presentata dalla Cdu sul tema immigrazione, che significato riveste?
Con quel voto è stato, di fatto, incrinato il cordone sanitario che Merkel e in generale tutta la Cdu, fin dal 1945, avevano innalzato alla loro destra. Afd oggi non solo guadagna consensi, ma rispetto ad altri partiti europei di destra (come Fratelli d'Italia o Rassemblement National) che negli ultimi anni hanno cercato di portarsi su posizioni meno radicali, trova nuovi elettori proprio nella sua progressiva radicalizzazione. In questo contesto il leader della Cdu, Friedrich Merz, ha presentato in Parlamento una mozione per richiedere maggiori controlli e respingimenti di migranti alla frontiera, andando di fatto contro le regole europee. Merz sapeva benissimo che, politicamente, si trattava di una proposta irricevibile tanto per la Spd quanto per i Verdi. Così ha accettato i voti dell'estrema destra, con i quali la mozione è stata approvata. Si tratta di un atto con una valenza principalmente simbolica, ma per la prima volta una maggioranza in Parlamento è stata raggiunta grazie ai voti di Afd. Non a caso la stessa Merkel è poi intervenuta, criticando la scelta e portando, molto probabilmente, alla bocciatura della successiva proposta di legge che avrebbe introdotto una stretta sul tema migrazione.
Un cambiamento, insomma, si registra anche all'interno della stessa Cdu?
L'opposizione tra Merkel e Merz incarna di fatto uno scontro relativo alla direzione del partito e più in generale al suo orizzonte politico. Merkel è stata cancelliera in tempi sì di crisi, ma di pace, e ha sempre scelto di tentare di raccogliere consensi a sinistra, cannibalizzando la Spd e i Verdi e portando la Cdu a risultati pazzeschi, raggiungendo il 42% dei consensi nel 2013. Ma si tratta di un modello politico che ha funzionato in un particolare contesto e che oggi invece Merz sta ribaltando. Il nuovo leader della Cdu ha sempre combattuto Merkel, sottolineando la necessità di dover piuttosto cercare di riconquistare consensi e voti a destra, tra gli elettori che avevano invece deciso di affidarsi ad Afd. Se Merkel, in poche parole, ha sempre guardato a sinistra, Merz oggi guarda a destra. E la sua posizione politica dipenderà proprio da questa sua scommessa, da quanti voti riuscirà a strappare ad Afd.
Il cambio di strategia sta funzionando?
Per ora no. I primi sondaggi dopo il voto di Afd alla mozione di Merz vedono la Cdu stabile o in leggera crescita attorno al +1% circa, stesso valore registrato però da Alternative für Deutschland, che in due anni (Friedrich Merz è stati eletto leader della Cdu nel gennaio del 2022 ndr) ha raddoppiato i propri consensi. Ad oggi guardare a destra sembra non abbia pagato. La domanda che in molti si pongono all'interno della Cdu è se sia giusto fare un salto in avanti 'trumpiano' e adottare un discorso che rincorra, di fatto, l'Afd, o se non sia piuttosto più razionale sedersi al tavolo con Spd e Verdi.
Quali sono quindi i possibili schieramenti dopo il voto?
Lunedì scorso, dopo il voto di Afd, Merz ha ribadito chiaramente che non ha intenzione di legarsi né prima né dopo le elezioni all'estrema destra. Per quanto riguarda la Cdu però c'è ormai un problema di fiducia: mesi fa, a novembre, lo stesso Merz aveva già formalmente chiuso ad Afd. Se oggi dovessimo immaginare un governo di grande coalizione con la Spd, la sinistra sospetterebbe inevitabilmente che Merz possa guardare ad Afd per ottenere i voti necessari a far passare di forza anche eventuali proposte non condivise. Una grande incognita è poi legata a quanti partiti entreranno effettivamente in Parlamento (la soglia di sbarramento in Germania è al 5%) e a quanti seggi saranno eventualmente ridistribuiti tra le forze maggiori (Cdu, Spd, Afd e Verdi). In ogni caso, credo che la grande coalizione tra Cdu e Spd sia il risultato più probabile, ma la stessa Spd farà penare non poco Merz dopo quanto accaduto nelle scorse settimane: la Cdu dovrà fare sforzi enormi. Bisogna poi considerare che il programma portato dall'Unione cristiano-democratica prevede di smantellare molte delle iniziative del governo 'semaforo' (Spd, Liberali e Verdi) guidato da Scholz. I punti di attrito sono molti, dal sussidio per indigenti e disoccupati all'utilizzo delle centrali nucleari, dalla parziale legalizzazione della cannabis alle tasse per le fasce di reddito più alte. Oltretutto credo che Merz abbia sostanzialmente annullato qualsiasi possibilità di siglare un accordo con i Verdi, nei confronti dei quali la Cdu è stata estremamente aggressiva.
Possiamo immaginare un governo di minoranza?
Nel suo intervento Merz ha espresso una sorta di vocazione maggioritaria: ha invitato i tedeschi a votare la Cdu (senza 'sprecare' il voto, ha detto, con i Liberali) perché spera naturalmente di avvicinarsi molto a una maggioranza schiacciante e fare della Cdu il partito di governo che, di fatto, tiri le fila. Ma la Cdu è ferma al 30%. In generale non credo che l'ipotesi di un governo di minoranza, nel quale la Cdu si fa sostenere un po' da tutti di volta in volta, sia praticabile: la Germania è un Paese enorme ed estremamente difficile da gestire senza una sicura maggioranza, come abbiamo visto tra l'altro negli ultimi anni con il litigioso governo 'semaforo'.
La grande incognita, in vista dei risultati alle urne, rimane quindi a destra?
Ed è un'incognita che esce dai confini della Germania: Elon Musk da tempo tifa per Afd e sta, di fatto, sdoganando il partito. Quando esprime il suo endorsement per Alice Weidel però (la leader di Alternative für Deutschland) a nome di chi parla? È un modo per fare pressioni indirette sulla Cdu per arrivare a un eventuale accordo? Si tratta di interrogativi astratti, ovviamente, ma il dubbio rimane.
Quali sono le posizioni principali con cui Alternative für Deutschland si presenta alle elezioni?
Diciamo che Alice Weidel ha sempre rappresentato il volto moderato nel partito. All'ultimo congresso di Afd però, al quale ho partecipato, è emerso chiaramente come nonostante il volto moderato, i temi e i contenuti siano sempre più radicali, a partire dalla questione migratoria. La stessa Weidel era restia ad utilizzare il termine “remigrazione”, che oggi invece è all'interno del loro programma. Sul fronte economico i leader di Afd sono sempre stati ambigui, muovendosi tra indirizzi statalisti e liberisti, sostenendo quindi allo stesso tempo l'economia di mercato e un controllo centralizzato (più tipico, tradizionalmente, delle forze di destra estrema). Wiedel definisce Afd come un partito ordoliberale, una corrente del pensiero liberale tipicamente tedesca e che mescola rigore assoluto con un intervento limitato dello Stato. Nel loro programma hanno però specificato che, in caso di incomprensioni con l'Ue su alcuni temi chiave (in particolare sulla sovranità tedesca) proporranno l'uscita dall'Unione e il ritorno al marco. Dal punto di vista economico è il programma più radicale ed estremista dalla loro fondazione. Sul fronte della politica estera, Afd si definisce partito filo-russo: l'obiettivo è tornare a comprare il gas dalla Russia, riaprire il Nord-stream 2. Al netto insomma dell'endorsement di Musk, si tratta in tutto e per tutto di un partito anti-americano e anti-atlantista, che mostra una forte dose di opportunismo nel farsi sostenere proprio dal patron di SpaceX (la stessa Afd sta portato avanti una dura battaglia, tra l'altro, contro la mega fabbrica di Tesla nel Brandeburgo). Gli esponenti di Afd hanno poi espresso più volte posizioni contrarie agli incentivi per le auto elettriche e al contempo negano il cambiamento climatico.
Come si percepisce, in particolare all'interno della Cdu, la figura di Giorgia Meloni e il ruolo dell'Italia in questa fase?
Tra i grandi temi che interessano il nostro Paese, in Germania si parla pochissimo, innanzitutto, del continuo assalto nei confronti dei giudici. Ciò di cui si discute molto tra le fila della Cdu (e, a livello europeo tra quelle del Ppe), è invece il “modello Meloni” relativo alla gestione del fenomeno migratorio; si parla del “modello Albania”, del “modello Tunisia”, evitando ovviamente di citare il caso Al Masri. Riferimenti che fanno il paio con le dure politiche migratorie che vorrebbe introdurre Merz. D'altra parte a Meloni si riconosce generalmente un grande pragmatismo e un'acuta intelligenza politica a livello europeo.