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Superbonus ,"in regione spesi oltre tre miliardi per efficientare poche abitazioni". La Cgia: "Risultati ambientali modesti e favorito chi ha elevata capacità di reddito"

In totale in Italia sono stati spesi 123 miliardi per efficientare il 4% degli edifici: "In un momento così delicato, dove con la prossima legge di bilancio verranno chiesti sacrifici a tutti, aver speso oltre 6 punti di Pil per efficientare poche abitazioni fa arrabbiare chiunque abbia un minimo di buon senso"

Di F.Os. - 08 ottobre 2024 - 11:23

TRENTO. In Trentino Alto Adige il Super Ecobonus 110% non è decollato, così come nel resto d'Italia: a rivelarlo, nell'ultimo studio effettuato basandosi su dati Enea e Istat, è l'ufficio studi della Cgia di Mestre. In regione, dall'introduzione del bonus fino allo scorso 31 agosto, le asservazioni depositate sono state infatti 11.342 a fronte di quasi 211 mila edifici residenziali (circa 1 edificio su 19 risanato), con una media che si attesta quindi sul 5,4 per cento, a fronte di un dato nazionale del 4,1.

 

Venendo agli oneri a carico dello Stato (detrazioni maturate a lavori conclusi, ndr), vero punto critico, per quanto riguarda il Trentino Alto Adige questi sono pari a circa 3,3 miliardi di euro, con una media di quasi 293 mila euro per asservazione, cifra elevata che supera di quasi 45 mila euro la media nazionale. In totale, osserva la Cgia, nel nostro Paese sono stati spesi 123 miliardi per efficientare solo il 4 per cento delle abitazioni. In sintesi, molti soldi per pochi interventi effettuati.

"In un momento così delicato, dove con la prossima legge di bilancio verranno chiesti sacrifici a tutti, aver speso oltre 6 punti di Pil per efficientare uno sparuto numero di abitazioni fa arrabbiare chiunque abbia un minimo di buon senso" viene osservato nella nota diffusa, che specifica inoltre: "Il Super Ecobonus sembrerebbe aver favorito maggiormente i proprietari di immobili con una buona ed elevata capacità di reddito, anziché rivolgersi in via prioritaria alle famiglie meno abbienti che, in linea di massima, presentano una probabilità maggiore di risiedere in abitazioni in cattivo stato di conservazione e con un livello di efficienza energetica molto basso".

 

Ma tornando ai numeri, è interessante il focus proposto su com'è andata nelle varie regioni italiane. Lo studio rivela come sia stato il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al 110%, con 59.652 asseverazioni depositate e una percentuale sul numero degli edifici residenziali del 5,6 per cento. Seguono l’Emilia Romagna con 44.438 e un’incidenza del 5,4 per cento, il Trentino Alto Adige appunto con 11.342 e sempre con la stessa incidenza, la Lombardia con 78.125 e un’incidenza del 5,2 per cento e la Toscana con 38.532 e anch’essa con una incidenza del 5,2 per cento. Per contro, spiega la Cgia, a “snobbare” l’incentivo sono state le regioni del Mezzogiorno: in Molise e Puglia, ad esempio, le operazioni hanno interessato solo il 2,9 per cento degli edifici residenziali, in Calabria il 2,6 per cento e in Sicilia solo il 2,2.

 

Ad essere poi messi sotto la lente d'ingrandimento, dall' Associazione Artigiani e Piccole Imprese veneta, sono i risultati ambientali ottenuti: "Ancorché non ci siano valutazioni scientifiche rigorose sotto il profilo ambientale, l’abbattimento di CO2 sarebbe molto contenuto, con le prime evidenze che dimostrerebbero che, nello scenario migliore, i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi quarant'anni. Non solo, ci sono alcuni esperti internazionali che sostengono che la riduzione delle emissioni ottenuta con l’applicazione del Superbonus poteva essere maggiore, se si fosse incentivata l’elettrificazione dei sistemi di riscaldamento degli ambienti, la cottura di cibi e la produzione di acqua sanitaria".

 

Il dito viene poi puntato contro "chi politicamente ha voluto e continua a difendere questo provvedimento" e che sostiene che non si debba guardare solo alla spesa di cui lo Stato si è fatto carico fino ad ora, ma anche agli effetti economici positivi che esso ha generato: obiezione considerata "legittima" che tuttavia, viene specificato è facilmente confutabile.

 

"Se invece di ricorrere al Superbonus per incentivare quasi esclusivamente gli interventi di edilizia privata ci fossimo avvalsi di questa misura per demolire e ricostruire solo gli edifici residenziali pubblici – osserva l'Associazione – le conseguenze richiamate dai sostenitori del 110 % sarebbero state praticamente le stesse: con 123 miliardi di euro avremmo teoricamente potuto costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici, 400mila in più di quanti sono presenti nel Paese. Con una differenza sostanziale: nel secondo caso avremmo compiuto un’azione di giustizia sociale che la misura attualmente in vigore ha paurosamente disatteso".

 

 

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