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"Se non cambiano le cose in pochi mesi più di 2 euro a tazzina", crisi climatica e trasporti spingono il costo del caffè e del cioccolato. E arrivano i primi rincari nei bar

La combinazione tra crisi climatica, difficoltà logistiche e costi delle materie prime di caffè e cacao alti spingono al rialzo dei prezzi. In arrivo un autunno caldo con progressivi aumenti per una tazzina al bar e per la cioccolata

Di Luca Andreazza - 18 settembre 2024 - 06:01

TRENTO. Sale il prezzo del caffè ai bar. In su anche il cioccolato. Il costo della materia prima è alle stelle ormai da mesi e i magazzini ormai sono vuoti. La crisi climatica e la situazione geopolitica chiudono il cerchio di una tempesta perfetta. E gli esercenti ormai si trovano costretti a dover alzare bandiera bianca. Il prossimo mese di ottobre segna il passaggio a una decina di centesimi in più per la tazzina ma potrebbe essere solo l'inizio di una serie di ritocchi che potrebbe portare a spendere fino a 2 euro.

 

"Il mercato internazionale del caffè e delle materie prime è fuori controllo dalla primavera scorsa", le parole a il Dolomiti di Luca Torta, titolare della Casa del Caffè. "Abbiamo aspettato fino all'ultimo per rifornire le scorte nella speranza che ci fosse un assestamento dei costi ma i prezzi restano altissimi e i prezzi dovranno essere adeguati dal mese di ottobre".

 

Già nella prima parte dell'anno Andrea Illy a il Dolomiti aveva ipotizzato questa situazione. Il fondatore del colosso del settore aveva parlato del forte e concreto rischio di un aumento del costo della tazzina (Qui articolo). Il caffè è tra le bevande più consumate in tutto il mondo ma è anche una pianta delicatissima, coltivata in determinate condizioni ambientali in America Latina, Asia e Africa. Una coltura particolarmente a rischio in epoca di crisi climatica. Si aggiunge la crisi del Mar Rosso. Fattori che hanno duramente colpito il mercato del caffè chiuso tra i problemi legati alla scarsità della produzione e ai trasporti più lunghi (e con il conseguente aumento dei costi).

 

"Purtroppo il caffè nel giro di un anno potrebbe arrivare a costare tra i 2 e i 2,50 euro in base alla preparazione", prosegue Torta. "I magazzini sono vuoti e ci sono problemi di logistica: la difficoltà delle navi nel passare per il canale di Panama per la scarsità d'acqua e per quello di Suez per i conflitti nell'area. Questo significa un +85% dei costi. C'è anche qualche speculazione, soprattutto in America Latina. Ci sono più fattori che comportano questa situazione così complessa".

 

Non si registrano degli aumenti dei costi di questa portata dagli Anni '50 "quando c'è stata una crisi analoga che aveva portato a una drastica riduzione dell'import", evidenzia Torta. "Questa dinamica avrà un impatto sulla purezza delle materie prime, questo si traduce che probabilmente il surrogato di caffè tornerà di moda".

 

In Austria la tazzina di caffè è già arrivata a 2 euro. In Italia si è provato a resistere ma ormai gli esercenti sono pronti a cedere davanti a costi che non accennano a scendere. "E' un dato di fatto e qualcosa si riverbera sul cliente". Sono già comparsi i primi cartelli per segnalare che siamo in procinto di un aumento. Ma ecco che per gli operatori è un momento di riflessione.

 

"Non ci possiamo permettere un aumento repentino e l'intenzione è quella di tenere alta la qualità del prodotto", spiega Torta. "Il costo viene adeguato gradualmente nei mesi per arrivare a un punto di equilibrio, una valutazione che tiene conto del preparato e della complessità della proposta".

 

Si cerca la strada migliore per non stangare il cliente. "Oggi non ci sono differenze tra il servizio al banco oppure al tavolo", dicono Paolo e Andrea, titolari del Porteghet. "Il costo della tazzina crescerà nelle prossime settimane ma pensiamo a differenziare i prezzi in base al servizio che viene richiesto per fronteggiare la situazione".

 

Non si arresta nemmeno la salita del cacao. E' da un anno che i costi continuano a salire, poi a Pasqua un'ulteriore segno più (Qui articolo). C'è già stato qualche adeguamento ma quest'autunno il settore ritorna a mettere mano ai listini. 

 

"E' da mesi che i costi si mantengono alti, poi verso Pasqua c'è stata una crescita importante", commenta Matteo Rossisocio e amministratore delegato di Indal, realtà trentina molto conosciuta e punto di riferimento per il settore. "A maggio c'è stata una media per il cioccolato del +20/25% e dopo qualche oscillazione, la dinamica è tornata con segno più: ottobre fa segnare un +30% e l'inverno non si annuncia così un periodo semplice".

 

Si cerca di contenere l'aumento dei costi e ci si organizza sulle scorte e sulle forniture ma la coperta dopo un po' finisce. "Non è possibile per un'azienda assorbire costantemente questi costi e qualcosa va poi riversato sul cliente", continua Rossi. "Si cerca di gestire questa dinamica per non incidere eccessivamente sul consumatore finale e senza rinunciare alla qualità, soprattutto se si parla di un laboratorio che punta sulla produzione artigianale".

 

Qualità dei prodotti, anche nel gustoe rispetto degli standard sono le chiavi per restare concorrenziali in un settore competitivo. "Non è nel nostro interesse mediare sulla qualità perché è come un marchio della nostra riconoscibilità. L'intervento sui prezzi sarà minimo nella speranza è che il prossimo raccolto sia migliore per poter calmierare i costi", conclude Rossi.

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