“Non bastano i magheggi di Fugatti per cambiare le cose”. Sarà un giugno di scioperi a raffica. Grosselli (Cgil): “Imprese e politica sviliscono lavoro e lavoratori”
Oggi scioperano i dipendenti delle Famiglie Cooperative, lunedì tocca a lavoratrici e lavoratori delle scuole materne. E a fine mese si capirà se e come arriverà il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Il segretario della Cgil trentina Andrea Grosselli: “Inutile girarci intorno, è il sistema che è sbagliato: non si può andare avanti con i vecchi schemi novecenteschi, la produttività non cresce più aumentando i carichi di lavoro e riducendo i salari”
TRENTO. Questioni molto diverse, identitarie e specifiche, ma figlie di un unico modello: un modello sbagliato, in cui il lavoro è svilito e in cui si crede ancora che aumentare le ore e ridurre i salari possa garantire maggiore produttività e ricchezza. Oggi, venerdì 14 giugno, scioperano i dipendenti della Coop, lunedì tocca a lavoratrici e lavoratori delle scuole materne. E a fine mese con il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici se ne vedranno delle belle.
Ma Andrea Grosselli, segretario della Cgil trentina, non si limita a fare l'elenco degli scioperi a raffica di questi giorni: traccia un quadro particolarmente preoccupante che coinvolge in maniera più profonda l'intero sistema produttivo e per certi versi politico del territorio.
Segretario Grosselli, partiamo dallo sciopero di oggi dei dipendenti Coop. Che tipo di malessere esprime questa forte presa di posizione?
“Partiamo da un dato di fatto: in questi anni si è assistito ad una crescita enorme dell'inflazione che non è stata seguita in alcun modo da un allineamento dei salari. Il potere d'acquisto insomma non è stato recuperato: è una situazione tutta italiana, perché in Europa tanti Paesi sono stati più virtuosi e hanno visto le retribuzioni crescere di più rispetto all'inflazione. Tornando a noi, in Italia e in Trentino abbiamo un sistema sbagliato, arretrato. Che si basa su dinamiche novecentesche. Imprese e politica cambino registro, invece di svilire e mercificare il lavoro senza capire che la produttività non si può più far crescere aumentando i carichi e riducendo i salari”.
Quali sono le principali “colpe” di questo sistema?
“Non si crea più valore aggiunto, non si investe nell'innovazione, non c'è visione, non c'è la volontà di valorizzare il capitale umano. Abbiamo scelto la via bassa, quella della scelta più facile e meno coraggiosa, quella in cui ci siamo focalizzati solamente sui costi: oggi possiamo dire senza tema di smentita che questo approccio non ha pagato. Non ha funzionato. Cambiamo. Per il bene di tutti, cambiamo. Ecco che arriva l'esempio delle Coop”.
Dove le lunghe trattative tra le parti non hanno al momento sortito effetti, evidentemente.
“Ci sono Famiglie Cooperative troppo piccole per reggere l'urto della competizione con altri soggetti economici. Certo. Ma perché convincersi a rimanere piccoli, perché avere come prima e unica scappatoia, davanti alle difficoltà, quella di tagliare i salari? La Coop non può non fare niente. Il problema è che troppe aziende sono troppo piccole: e invece di fare una riflessione su come farle diventare più grandi, si taglia. Attenzione, questo non significa che ai lavoratori non si possa chiedere di fare dei sacrifici: sacrifici che però si è disposti a fare se c'è la dimostrazione che sono proiettati, un domani, a una crescita, a un benessere, a una migliore situazione. Insomma, questa situazione è legata maggiormente a un aspetto salariale; l'altra particolarmente attuale invece riprende l'annosa questione della gestione delle scuole dell'infanzia”.
Annosa e annuale, verrebbe da dire, se la situazione non fosse così delicata: lunedì 17 a scendere in piazza saranno proprio lavoratrici e lavoratori delle scuole dell'infanzia.
“Ogni anno in effetti torna d'attualità, e ogni anno si testimonia la propria contrarietà a questa ennesima apertura in deroga nel mese di luglio, e a questo modo di affrontare questioni complesse: e cioè con le stesse dinamiche del passato, che puntualmente si dimostrano poco efficaci. L'apertura a luglio è una contraddizione: e anche qui, come al solito verrebbe da dire, si scarica tutto su chi lavora attraverso articolazioni orarie assurde e una superficialità inquietante. Si aumentano le ore, le giornate lavorative, si fanno lavorare le maestre quasi a dire 'tanto le paghiamo'. Come se quelle lavoratrici e quei lavoratori fossero privilegiati. È un lavoro. È in costituzione. È un diritto e un dovere. Non è un privilegio”.
Dalla Pat non sono arrivate risposte incoraggianti in materia?
“Il tanto sbandierato rinnovo contrattuale del pubblico 2025-27 annunciato da Fugatti è un magheggio che non serve a risolvere la situazione, anzi: è una furbata, un trucchetto con cui si passerà agli aumenti del triennio successivo senza sanare il gap attuale tra costo della vita e salari, il che significa una perdita considerevole del potere d’acquisto. Si pensa di poter garantire crescita della ricchezza con la riduzione dei costi, quando invece bisognerebbe investire e creare valore”.
E dopo Coop e scuole, fine mese tocca ai metalmeccanici.
“Il contratto nazionale va in scadenza a fine giugno: è stata presentata da Fin, Fiom e Uil una proposta ambiziosa, sarà una vertenza importante per provare ad invertire la tendenza e lo stato delle cose. Per cominciare a riavvicinarci al resto d'Europa con la crescita dei salari e un carico di ore lavorative ”.