“La narrazione del ‘va tutto bene’ della giunta Fugatti si sgretola alla prova dei fatti”. Grosselli (Cgil): “Basta sconti alla politica: serve un’inversione di rotta”
Il segretario della Cgil trentina Andrea Grosselli dopo giornate di tensione tra la spaccatura dei sindacati e i nuovi dati sull'economia trentina chiede a gran voce un netto cambio di passo: "Servono scelte lungimiranti e coraggiose, non ci si può più accontentare di sussidi pubblici distribuiti a pioggia senza strategie e visione"
TRENTO. Sentite tuoni e fulmini? Se non sta piovendo, può darsi che si tratti del segretario della Cgil trentina Andrea Grosselli. Che complici anche gli ultimi dati sull'economia trentina e la spaccatura con Cisl e Uil in tema di rinnovo dei contratti pubblici (QUI L’ARTICOLO) in questi giorni sta "tuonando" e scuotendo il dibattito pubblico trentino, chiedendo a gran voce un cambio di passo.
Della politica, della società, della visione di un territorio che sta soffrendo più di quanto non riesca ad ammettere a sé stesso: le famiglie trentine spendono sempre di più e guadagnano sempre di meno (QUI L’ARTICOLO), gli affitti e la questione abitativa sono temi sempre più scottanti, il costo della vita complice l’inflazione è letteralmente esploso. Eppure per l'assessore provinciale Achille Spinelli, tanto per citarne uno, "nel 2023 l'economia provinciale ha proseguito la sua fase espansiva" (QUI L'ARTICOLO). “Basta sconti alla giunta Fugatti - dice invece Grosselli -. Basta. Dobbiamo essere seri, aiutare la politica a fare scelte consapevoli e lungimiranti. Il primo scopo del sindacato è quello di rappresentare i lavoratori chiedendo alla politica di fare scelte da cui quei lavoratori possano beneficiare. Chi è ricco non ha bisogno della politica. Serve piuttosto a chi necessita di servizi di qualità, di chi ha bisogno di un sistema che limiti le crescenti diseguaglianze. Serve la politica. E da queste parti la politica le sta sbagliando tutte”.
Segretario Grosselli, qual è il dato o l’immagine che userebbe come simbolo del fatto che “non va tutto poi così bene”?
“Uso due dati usciti oggi dalla camera di commercio che ha analizzato i numeri dell’ultimo trimestre del 2023. Sono dati indicativi nel raccontare e nel testimoniare il rallentamento generale dell’economia trentina. Primo dato. È il terzo trimestre consecutivo in cui si è ridotto il fatturato dell’industria: un fenomeno significativo e preoccupante, perché se cala l’industria calano gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione. Secondo dato. Per il quarto trimestre consecutivo, aumenta la sfiducia dei consumatori, e lo ha fatto per tutto l’anno in maniera sempre più netta ed evidente: questo a testimoniare ulteriormente come le politiche pubbliche non siano riuscite e colmare gli effetti dell’inflazione, ora non più trainata dai beni energetici ma da quelli alimentari”.
Cosa raccontano questi trend?
“Questi due dati dimostrano che c'è bisogno di un forte intervento delle politiche pubbliche. Occorre sostenere e spingere gli investimenti privati, quelli che creano valore aggiunto; quelli delle grandi aziende del settore industriale. Indirizzandoli a quelli che sono i settori che in futuro porteranno più crescita, nel campo della transizione ambientale e digitale. E al tempo stesso, bisogna sostenere il potere di acquisto delle famiglie, in particolare di quelle più in difficoltà e quindi più colpite dal peso dell’inflazione: non solo per un discorso di solidarietà, ma anche perché sono famiglie che non tesaurizzano ma che spendono. Ecco, tutto questo non sta succedendo, nella maniera più assoluta”.
Cosa è stato fatto per mitigare questa situazione?
“Si è fatto troppo poco. Si punta su opere pubbliche fini a sé stesse, che non hanno effetto sul sistema economico, che non creano innovazione e competitività. E si tende a elargire contributi a pioggia senza qualità e senso di crescita strutturale. Un grave errore, anche perché poi si finisce col dare sussidi a settori che non ne avrebbero particolare bisogno: mi viene in mente il turismo, che ha già alti fatturati e che alcuni investimenti potrebbe anche farseli da sé”.
Detto della politica, avverte anche una società civile e una comunità trentina nel suo complesso un po' troppo passiva e uniformata nell'accettare questa situazione?
“Sì, c’è una scarsa consapevolezza di questi dati. Ci si affida a questa narrazione un po’ consolatoria per cui va sempre tutto bene, senza rendersi conto invece e affrontare il fatto che serve agire tempestivamente sui meccanismi che possono far invertire la rotta di questi segnali negativi. Che altrimenti se andiamo avanti così inevitabilmente finiranno per accumularsi. Una narrazione che si sgretola alla prova dei fatti. Stiamo perdendo l’occasione di agire: il rischio è di ritrovarci tra 5-6 anni e guardarci indietro con un senso di rimpianto, chiedendoci perché certe cose non le abbiamo fatte. È una questione di scelte, e nelle scelte la componente della tempestività è essenziale. Il nostro orizzonte non deve essere l’oggi, ma serve guardare a medio e lungo periodo e fare le cose migliori in funzione di quella visione”.
Un esempio di occasione mancata?
“Beh, la recente manovra di un miliardo della giunta Fugatti. Che distribuisce denari in tutti gli ambiti. Attenzione, tra le varie proposte ce ne sono alcune sensate e sacrosante. Ma manca sempre l’abbrivio per prendere decisioni, fare scelte, privilegiare con una strategia e una presa di coscienza un settore piuttosto che un altro. Invece così facendo si naviga a vista senza mai prendere la via della crescita economica”.
Cosa, o chi, può far invertire la rotta?
“A stretto giro, niente e nessuno. Ma si tratta come ho ripetuto più volte di fare scelte politiche lungimiranti. Mettere le risorse nei settori giusti. E invece la giunta Fugatti distribuisce risorse senza strategia e con effetti distorsivi, basti pensare alla confusione sui sussidi alle famiglie deboli in difficoltà: non ha adeguato l’Icef al costo della vita e con l’aumento dell’esenzione all’addizionale Irpef rischia di peggiorare la situazione invece che migliorarla”.
Uno dei suoi pallini continua a essere l'industria. Un settore poco considerato?
“Fin dal suo insediamento, Fugatti ha dimostrato di interessarsi relativamente all’industria: credo per una questione anche di elettorato, visto che in provincia abbiamo tantissime piccole e medie imprese. Questo però è un problema per il Trentino: il vicino Alto Adige oggi sta riscoprendo il ruolo della manifattura, da 10 anni sta investendo tantissimo in quel settore perché ha capito che è il settore per eccellenza dell’innovazione, del digitale, della transizione ecologica, dei servizi. Insomma, rappresenta il luogo dove mettere in campo la ricerca: pensando al territorio trentino, realtà di altissimo livello nel campo della ricerca come per esempio Fbk hanno estremo bisogno di grandi e medie imprese con cui dialogare e sviluppare progetti. Per attrarre investimenti e tecnologie”.
Certo non è confortante in un momento come questo vedere i sindacati spaccati e divisi.
“In questo momento c’è un forte raffreddamento dei rapporti perché non riteniamo che si possa liquidare in quel modo la scelta della giunta circa il rinnovo dei contratti pubblici: per noi il giudizio è largamente insufficiente. Si è prodotta una frattura in questi giorni con Cisl e Uil; ragioneremo, come Cgil, come affrontare questa nuova fase nelle prossime settimane”.