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In Trentino mancano oltre 4200 lavoratori: dai giovani che se ne vanno ai pochi laureati, ecco cosa sta accadendo. Busato: "Servono imprese attrattive, welfare non solo pubblico"

Il dato di ottobre secondo le stime contenute nel rapporto Excelsior. Sulla carenza di manodopera il direttore generale di Confindustria spiega: "Difronte alla mancanza di lavoratori e ad un calo demografico importante, non possiamo fare a meno dei lavoratori stranieri. Lo sforzo deve essere quindi di capire come integrare queste persone" 

Foto archivio
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Di Giuseppe Fin - 28 ottobre 2024 - 05:01

TRENTO. “Abbiamo un calo demografico, i giovani che se ne vanno, i pochi laureati e  il gap salariale e occupazionale tra uomini e donne: se non riusciamo a trovare una soluzione a questi problemi sarà sempre più difficile per le nostre aziende fare impresa perché mancherà la materia prima”. A dirlo è Roberto Busato, direttore generale di Confindustria Trento fotografando oggi il mercato del lavoro in Trentino. 

 

Nel mese di ottobre, secondo le stime fatte, alle aziende trentine mancano oltre 4200 lavoratori. Numeri importanti e che riguardano soprattutto, ma non solo, personale con alte specializzazioni che è sempre più difficile da trovare.  

 

Quello che si trova ad affrontare il Trentino è anche un esodo che non sembra conoscere rallentamenti: stiamo parlando dei giovani che se ne vanno in altre regioni oppure all'estero. Un flusso con valori doppi rispetto alla media italiana

 

I settori che in questo momento stanno soffrendo maggiormente sono quelli dell'industria cartaria e dell'automotive a causa, in questo caso, della recessione che sta avvenendo in Germania.

 

Il mercato del lavoro in Trentino continua a mandare dei segnali non proprio positivi. Qual è la situazione? 

Siamo in un momento particolare, ci troviamo con il problema del calo demografico che si sta facendo sentire e ne parliamo ancora troppo poco per riuscire a trovare una soluzione da attuare. Mancano giovani ma dall'altra parte ci troviamo anche in un momento in cui vediamo i primi segnali che ci mostrano un rallentamento dell'economia. 

 

Che dati ci sono?
Considerando i dati del secondo e terzo trimestre di quest'anno gli occupati sono aumentati, siamo arrivati al 70% con un leggero aumento dal primo trimestre. Abbiamo le aziende che hanno ancora difficoltà a reperire personale. 

Che spiega, invece, il rallentamento lo possiamo vedere dalla disoccupazione prendendo i dati Ispat. Lo scorso anno eravamo al 3,8%, nel primo trimestre 2024 era al 2,9% mentre nel secondo trimestre abbiamo assistito ad un aumento arrivando al 3,5%. Sono sempre tassi molto bassi ma anche questo piccolo scostamento dal primo al secondo trimestre sta ad indicare una fase di rallentamento. 

 

Uno dei problemi più volte sollevato è quello del gap dell'occupazione maschile / femminine. In Trentino a che punto siamo? 

E' un dato che preoccupa molto. Sul nostro territorio questo gap non sta aumentano ma nemmeno scende e questo è un problema. Siamo attorno al 10% di differenza tra le assunzioni uomini e donne, in sostanza abbiamo il 10% delle  donne che non entrano nel mondo del lavoro. Se poi andiamo a vedere che dopo il secondo figlio sopra il 50% abbandona il posto di lavoro, capiamo che ci troviamo davanti ad un problema a cui bisogna porre dei correttivi con determinate misure di welfare, a partire dal  tema degli asili nidi, di assistenza alle famiglie, e mettendo in atto delle politiche di conciliazione famigliare per fare in modo che mamma e papà possano tenere l'occupazione a tempo pieno. 

 

Quanti sono i lavoratori che cercano le aziende in Trentino?
Il rapporto Excelsior, stima che per il mese di ottobre nel nostro territorio mancano 4270 entrate. A settembre la stima era di 6200 entrate che mancavano. Numeri ancora importanti ma dimostrano anche che alcuni settori stanno rallentando nella ricerca del personale. Su un'analisi che abbiamo portato avanti con 125 aziende, ci è stata segnalata la richiesta di un migliaio di lavoratori. Numeri in linea con il rapporto Excelsior. 

 

E quali sono le figure che oggi servirebbero alle aziende?
Possiamo dire il personale tecnico, soprattutto altamente specializzato, che è sempre molto difficile da trovare e il personale laureato. In Trentino mancano i laureati nelle discipline Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics ). I numeri di laureati in queste discipline sono inferiori alla media nazionale”. 

 

Mancano i giovani
Una ricerca portata avanti dalla Fondazione Nord Est nel 2023 su 1000 giovani, in Trentino Alto Adige ben 7,64  se ne sono andati via dalla regione. La media italiana è di 3,3 ogni mille giovani. 
Abbiamo quindi un calo demografico, i giovani che se ne vanno, pochi laureati e non riusciti a coprire il gender gap salariale e occupazionale uomini/donne: tutti a questi sono aspetti per i quali dobbiamo trovare una soluzione altrimenti sarà sempre più difficile per le nostre aziende fare impresa perché mancherà la materia prima. 

 

Quali sono i settori in calo e quali che invece dimostrano ancora una buon attività?
Dalla fine dello scorso anno abbiamo il settore cartario che sta registrando un forte ridimensionamento. Le cartiere è sono settore importante e sicuramente sono in crisi. Poi c'è il settore dell'automotive in difficoltà. Con una Germania in recessione ovviamente anche le nostre aziende ne risentono essendo il primo mercato di sbocco. I settori che stanno performando meglio sono quelli dei servizi che non dimostrano cali, il settore informatico ma anche quello alimentare che che sono molto dinamici.

 

Per affrontare la carenza di personale cosa bisogna fare? 
Oggi il nostro territorio è attrattivo e la qualità della vita è alta. Questo però non basta più. L'attrattività rimane un aspetto fondamentale e questa deve partire dalle aziende stesse. Quindi quello che noi stiamo chiedendo alle nostre aziende è di fare la propria parte e la ricetta che suggeriamo è di  puntare sulla produttività delle imprese, perché se un'azienda aumenta il tasso di produttività, ha i margini per pagare stipendi più alti ed erogare welfare che non può essere solo pubblico. Tutto questo assieme rende l'azienda più attrattiva, richiama personale e a guadagnarci è tutto il territorio. 

 

E' continuo il flusso di migranti che arriva sul nostro territorio. Queste persone non potrebbero essere impiegate nelle aziende vista la forte carenza di manodopera? 

Difronte alla mancanza di lavoratori e ad un calo demografico importante, non possiamo fare a meno dei lavoratori stranieri. Lo sforzo deve essere quindi di capire come integrare queste persone. 
Sul nostro territorio abbiamo collaborato con il Centro Astalli che ci ha fornito un dato importante: in un anno arrivano in Trentino fino a 3 mila migranti. Un dato enorme. Sono persone che mediamente si fermano 24 mesi, cioè 2 anni, prima di avere lo status di rifugiato oppure essere rimpatriati.  In un momento in cui manca personale, noi pensiamo che questa possa essere un'opportunità. 

A queste persone se non diamo la dignità di un lavoro rischiano di delinquere. Per questo è importante fare un piano di inserimento nel mondo del lavoro, formandole anche, come già fatto con alcuni progetti della Cooperazione, già nei paesi di origine. Avere persone che nel momento in cui mettono piedi in Italia possono essere già inserite nelle imprese è importante. 

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