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I vini dell'Alto Adige consolidano il rapporto con il territorio (e che prezzi delle bottiglie) e il Trentino? Si cerca un'identità e tutto è omologato

Il mondo del vino di qualità crede nei rafforzativi geografici ma in Trentino Mega e Uga non hanno ottenuto riscontri significativi. E intanto prende quota una petizione dei viticoltori per chiedere radicali cambi gestionali, in merito al protocollo sulla ecosostenibilità

Di Luca Andreazza - 23 ottobre 2024 - 21:55

TRENTO. Il mondo del vino di qualità crede nei rafforzativi geografici, un supporto che mette in secondo piano le Doc e punta decisamente a consolidare l’assoluto prestigio delle produzioni. Tra le prima zone viticole a puntare sulle cosiddette Mega o Uga - Menzioni geografiche aggiunte o Unità geografiche aggiuntive - si è schierato l’Alto Adige. Ben 86 quelle individuate e il Ministero delle politiche agricole ha dato il placet per questa innovativa zonazione.

 

Tutto tace invece nel comparto vitivinicolo trentino. Che prosegue ostentando la Trentino Doc su bottiglie di vino senza alcuna distinzione zonale: tutto omologato, da Ala a Grumes, da Riva del Garda a Roverè della Luna. Nessuna variazione tra Vallagarina, Cembra, Valle dei Laghi e il fondovalle di Lavis.

 

L’Alto Adige, ancora una volta, dimostra una visione enologica di grande impatto comunicativo e rilancia l’alone di prestigio della sua produzione. Con le Uga i vini diventano iconici, produzioni d’alto artigianato enoico, talmente legate alla specificità territoriale da diventare esclusive. Vini ricercati, da gustare per idealizzare un territorio fascinoso, accudito dai viticoltori, vigne curate come fossero giardini, addirittura minuscoli poderi.

 

Vigneti in un mix tra storia e fatica per garantire piacevolezza. Produzioni mirate, da bere assaporando la variabilità del territorio. Il tutto senza togliere la classica Alto Adige Doc su vini da uve coltivate in neppure 6 mila ettari. Comparto tra i più prestigiosi d’Italia.

 

Zonazione avviata da una decina d’anni, con le cantine sociali in prima fila nella difesa e valorizzazione delle loro mirabili varianti viticole. Ogni singolo appezzamento vitato, legato ad altrettanta tipologia di uve. Per vini decisamente "di e del preciso territorio".

 

Non solo. Un disciplinare prevede la riduzione del 25% delle rese, vendemmie parche per vini rafforzati nel valore, con remunerazioni ancora più vantaggiose per i viticoltori. Proprio come non avviene in Trentino. Le proposte per una zonazione trentina sono state ostacolate sul nascere dalle cantine sociali.

 

Latitante è il Consorzio Vini del Trentino, impegnato in questioni burocratiche, gestione personalistica tipo "di tutto un fascio", dai rapporti vendemmiali alla tutela della grappa (a proposito: molte distillerie stanno drasticamente riducendo l’ardore degli alambicchi, trasformando i fumi alcolici delle vinacce in gin) organizzando convegni sulla sostenibilità ambientale dove sul palco trova spazio pure l’estemporanea esibizione chitarristica del dirigente.

 

Vini che perdono in appeal. Si salva lo spumante classico, anche se rimane la confusione tra i Trento scritti con la Doc legata o meno al nome della città.

 

Tra i vini fermi, davvero fermo è il Marzemino. Al punto che in qualche cantina hanno sperimentato l’utilizzo delle uve di questa varietà trasformate in "base spumante". Altro che Chardonnay o Pinot nero. Scelta non ottimale? Chissà. Sicuramente - registrando le voci, le proteste dei viticoltori più accorti - l’ennesima dimostrazione che il comparto rimane appiattito, sempre verso il basso.

 

E ancora. Un migliaio di soci delle varie cooperative vinicole hanno sottoscritto una petizione per chiedere radicali cambi gestionali, in merito al protocollo sulla ecosostenibilità. "Si parla tanto di sostenibilità. Di inclusione e di impatti positivi - si legge nella nota dei "ribelli" - ma quando arriva il momento di agire, ci si scontra con realtà dove i valori rimangono sulla carta e l’inerzia diventa regola".

 

Un appello sottoscritto da schiere di viticoltori, nonostante intimidazioni subite dai soci di un paio di cantine sociali della Vallagarina. Con altrettante questioni legate alle remunerazioni, al rispetto appunto della singolarità dei territori vitati.

 

Cantina sociali e valori del vino. Eclatante la situazione cembrana. Dove le micro denominazioni zonali - Forche, Saosent, Cancòr, Rorè, Valvalè e altre - non si leggono più su nessuna etichetta. E il vino simbolo della vallata, il Mueller Thurgau - confuso tra quello tradizionale e l’altro venduto pure con le bollicine. A poco prezzo.

 

Imbarazzante - ancora una volta- il rapporto con l’Alto Adige. Il Mueller Thurgau più rinomato della provincia di Bolzano si vende a oltre 50 euro la bottiglia. Un prezzo importante, somma con la quale è possibile acquistare addirittura una dozzina di Mt Trentino Doc. Altro che "il giusto vitigno nella giusta zona".

 

"Nelle varie località vinicole - spiega il presidente del Consorzio Alto Adige Andreas Kofler - sono state formate commissioni composte da agronomi, enologi, viticoltori, produttori ed esperti di storia della viticoltura. A loro è stato assegnato il compito di suddividere le varie zone e decidere quali fossero i vitigni più adatti alla singolarità dei poderi". Il risultato finale della zonazione è che in futuro, in ciascuna delle zone identificate, venga coltivato il vitigno ottimale, che venga adottata una riduzione della quantità di raccolto e che venga garantita a consumatrici e consumatori la provenienza del vino, ovvero il vigneto nel quale sono cresciute le uve.

 

Nei mesi scorsi alcuni convegni trentini avevano suggerito di affrontare la questione Uga. Si parte dal Teroldego: chiamarlo semplicemente Rotaliano, per distinguerlo da quello prodotto a livello industriale. E sancire la diversità di vallate come appunto Cembra, Sarca, Linfano, Vallelaghi, Pressano, Ziresi, Campi Sarni e poche altre. Poche, ma ben distinte. Per rafforzare legami e non costringere tantissime cantine a imbottigliare con l’indicazione Dolomiti, definizione sicuramente più fascinosa dell’attuale Trentino Doc.

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