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''Le auto? Non invecchieranno più". Il ceo di Renault racconta il futuro: ''La F1 apripista sui carburanti sintetici per i mezzi di serie" e sugli Euro7: "Spero Ue cambi idea"

"La verità è che lo switch con le vetture elettriche ed intelligenti in realtà ci ha messo un po' in difficoltà. Serve una strategia industriale per recuperare altrimenti saremo strategicamente dipendenti dalla Cina" Luca De Meo, Ceo Renault Group e Presidente Acea parla del futuro dell'auto. "Stiamo lavorando su vetture che avranno nuovi motori, saranno degli oggetti connessi evolutivi e intelligenti e a basso impatto. Una nuova generazione di prodotti"

Di Giuseppe Fin - 27 maggio 2023 - 06:01

TRENTO. Sui cambiamenti in atto l'industria dell'automobile è un buon punto di osservazione perché si trova al centro di un crocevia di tendenze, dalla questione demografica a quella della digitalizzazione. E del futuro di questo settore a parlarne è stato Luca De Meo, Ceo Renault Group e Presidente Acea nell'incontro che si è tenuto alla Filarmonica dal titolo "Nascita della nuova industria dell'auto" intervisto dal direttore di Sky Giuseppe di Bellis. 

 

Un incontro nel quale si è parlato di "carburanti sintetici" (ndr. detti anche electrofuels prodotti attraverso un processo di elettrolisi dell'acqua al fine di ottenere idrogeno. Quest'ultimo viene poi miscelato con il CO2 catturato dall'aria. Questo consente di realizzare un combustibile liquido) in F1 e che potranno avere ulteriori sviluppi anche nelle auto di serie. Ma si è parlato anche del mercato cinese che guarda a quello Europeo e nella necessità di quest'ultimo di salvaguardarsi per non essere strategicamente dipendente dalla Cina

 

 

Dottor De Meo, partiamo dal tema del Festival dell'Economia di quest'anno. Per lei cosa è il futuro del futuro?

Gli ultimi 5 – 7 anni nel mondo automobile ci stanno vedendo velocità di evoluzione che non vedevamo da tanti decenni. Siamo su dei temi legati al modo della propulsione delle autovetture con il cambio quindi da combustione all'elettrico piuttosto che idrogeno. Il tema dei semiconduttori, delle vetture intelligenti connesse con l'ambiente attorno, e il tema di riduzione dell'impatto. Io quello che vedo e quello su cui stiamo lavorando sono vetture che hanno nuovi motori, saranno degli oggetti connessi evolutivi e intelligenti e a basso impatto. Una nuova generazioni di prodotti molto diversa da quella che siamo stati abituati negli ultimi 30 anni.

L'automobile è un buon punto di osservazione perché è una industria molto permanente. Si trova al centro delle tendenze, dalla questione demografica a quella della digitalizzazione Siamo nel mezzo di un vero e proprio crocevia ed è un punto di osservazione interessante.

 

In molti hanno chiesto una accelerazione in questa trasformazione. Dal punto di vista vostro, tutto il resta sta seguendo il passo che state tenendo voi?

Io credo che si sia creato un movimento di opinione di fondo che per me nei contenuti tocca solo la superficie e rischia a volte di diventare monodimensionale.

Il regolatore ci deve dire dove vogliono che arriviamo, ma non esattamente come farlo. Questo bisogna lasciarlo ai tecnici, agli ingegneri. Anche io continuo a predicare che ci lascino la possibilità di trovare delle soluzioni.

L'industria automobilistica sta lavorando per fare in modo che la tecnologia dominante sia quella delle batterie. Ci sono 250 miliardi investiti nelle auto a batteria da parte dell'industria europea, ma è chiaro che se non ci sono punti di ricarica la gente non comprerà auto elettriche. Una delle cose che vanno curate è la capacità di connettere i punti altrimenti saremo strategicamente dipendenti dalla Cina"

 

Rimanendo al tema della nuova industria dell'auto, che ruolo gioca l'Europa all'interno di questo scacchiere?

Certe volte dobbiamo avere coscienza di quelli che sono i nostri limiti, le nostre qualità e le nostre potenzialità. L'industria dell'automobile europea è stata la migliore sul pianeta. Le più grandi aziende di automobili sono in Europa, in Germania, in Francia, in Italia. Non bisogna dimenticarsi che in Europa l'11% della popolazione attiva lavora direttamente o indirettamente nel settore dell'automobile e questa è l'industria che genera il più grande impatto sulla bilancia dei pagamenti internazionali.

Stiamo parlando di un'industria pesante e rilevante che assolutamente deve essere protetta. Dobbiamo lottare per preservare questo vantaggio che abbiamo avuto. La verità è che lo switch con le vetture elettriche ed intelligenti in realtà ci ha messo un po' in difficoltà. I cinesi controllano la parte alta della catena del valore. Essendo partiti 5-10 anni prima hanno stabilito un mercato interno importante: in Europa si vende un milione di auto elettriche all'anno, in Cina 6 o 7 milioni. Visto la chiusura per loro del mercato americano, la prossimo frontiera loro è l'Europa. L'altro elemento tecnologicamente rilevate, non avendo l'industria dei semiconduttori sofisticati, è la dipendenza da altri. Serve una strategia industriale e bisogna recuperare in questi due ambiti nei quali siamo un po' caduti indietro.

 

C'è una specificità dell'essere italiani in un contesto internazionale?

Ogni italiano ha la propria identità, le proprie caratteristiche. Siamo un paese di gente molto creativa e flessibile e queste caratteristiche si vedono. Nell'esperienza che ho avuto io, per 2/3 ho lavorato all'estero, ho sempre visto la capacità degli italiani di adattarsi alle situazioni e di portare le loro idee. La bellezza nell'integrare il proprio background culturale con quello degli altri. Io ritengo che dalla complementarietà nascano cose meravigliose.

 

Parlando di auto intelligenti, ci sarà l'integrazione sempre maggiore di tecnologie più evolutive. Quale avrà l'impatto maggiore?

Sicuramente c'è il tema del powertrain, il tema del trasporto e dell'inquinamento. Rendere i prodotti più intelligenti avrà molti benefici per i clienti. Il prodotto diventerà evolutivo. Grazie alle nuove tecnologie, il prodotto con il passare del tempo diventerà migliore. L'automobile imparerà sempre di più e ci sarà una evoluzione totale.

L'altro tema interessante è quello dell' autonomous driving. Ci sono più di un milione di morti per incidenti stradali nel nostro pianeta. Una vera e propria ecatombe. Anche salvare una di queste vite è una bella missione. Quello che potremmo fare con i software è quello di anticipare potenzialmente l'errore umano. Il 90% degli incidenti sono causati dalla disattenzione umana, è una battaglia che vale la pena fare.

 

Cosa negli investimenti che Renault fa può essere trasportato nel mondo reale?

Nessuno credo abbiamo fino ad oggi formulato un algoritmo preciso per questo. La decisione di investire in Formula 1 ha una serie di giustificazioni. Sono 45 anni che Renault è dentro e io ho deciso di restare due anni fa. La Formula 1 è per l'auto quello che la difesa è per l'industria. Spingi al limite la tecnologia, aiuta a fare esperienza su combustione, batterie, materiali, aerodinamica.
Non e' sempre ovvio un legame diretto ma nel nostro caso abbiamo il collegamento sull'ibridizzazione. Le auto di Formula 1 saranno sempre più elettriche e poi sperimenteremo i carburanti sintetici tutte cose che permetteranno poi di avere ulteriori sviluppi anche nelle auto di serie.

 

Se dovesse indicare cosa la nuova industria dell'auto dovrebbe fare domani, cosa direbbe?

In questo momento stiamo cercando di dribblare una serie di regolamentazioni che consideriamo non opportune e non proporzionali. Io domani mattina mi augurerei che ci fosse una revisione di quest'intenzione della Comunità europea di portare l'Euro 7. Il governo italiano ha preso una posizione chiara in questo senso e lo ringrazio per il supporto.

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