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Dal rischio di recessione in Usa e Europa ai pericoli per la democrazia, Stiglitz al Festival dell'Economia: “Serve una riforma del capitalismo”

Il premio Nobel per l'economia nel 2001 è intervenuto nella tarda mattinata di oggi al Festival dell?Economia di Trento: tanti i temi toccati al Teatro sociale nel panel sul “capitalismo da riformare”. A margine Stiglitz ha poi parlato del rischio recessione ancora presente in Europa e negli Stati Uniti “visti i molteplici rischi legati all'incremento dell'inflazione e alla politica delle banche centrali”

Di Filippo Schwachtje - 27 maggio 2023 - 18:04

TRENTO. E' partito dal 6 gennaio 2021, dall'assalto tentato a Capitol Hill, il premio Nobel per l'economia e professore alla Columbia University Joseph Stiglitz nel suo intervento al Festival dell'Economia di Trento, ribadendo come sia sufficiente guardare cosa è successo al Campidoglio per capire che “la democrazia è in pericolo” e che in diversi Paesi, anche democratici “aumenta il populismo e l'autoritarismo”. Proprio per questo, ha detto l'economista riprendendo il titolo del panel che l'ha visto protagonista questa mattina, è necessaria oggi una “riforma del capitalismo”.

 

“Una serie di elementi mettono pressione alla società – ha detto – penso alla crisi climatica ma anche a quella economica, con l'aumento delle diseguaglianze. Di conseguenza, questo capitalismo ha dimostrato di non essere capace di funzionare”. Quale, dunque, la ricetta per il futuro: “Si deve andare – ha spiegato il premio Nobel per l'economia – nella direzione di un capitalismo progressista in cui una forma di decentramento comprenda uno sforzo comune tra imprese, terzo settore e Stato per regolamentare i processi”.

 

Fino ad ora infatti “abbiamo vissuto un capitalismo estremo e senza limiti che non ha funzionato e ora è necessario cambiare garantendo protezione sociale e ambientale”. Proprio il cambiamento climatico è stato un altro dei temi affrontati da Stiglitz nel corso della discussione: “Penso che la ricerca di base e l'innovazione tecnologica possano rappresentare la risposta a questo fenomeno di cui non siamo riusciti a capire la rapidità”.

 

A livello tecnico, a margine dell'incontro l'economista ha poi spiegato che, nonostante qualche segnale di miglioramento, in Europa e negli Stati Uniti una recessione è ancora possibile, visti i molteplici rischi legati all'incremento dell'inflazione e alla politica delle banche centrali. “Penso ci sia un rischio recessione – ha detto – la Germania è già entrata in recessione tecnica. Credo che negli Stati Uniti il problema sia peggiore di quanto si crede, perché con l'inasprimento della politica monetaria si hanno ricadute anche sulla disponibilità di credito”.

 

In particolare la crisi finanziaria, con il crack della Silicon Valley Bank e le difficoltà di altre banche regionali, ha detto l'economista: “Implica che gli istituti avranno un approccio più conservativo sull'erogazione di prestiti. Secondo alcuni questo è l'equivalente di un ulteriore rialzo di uno o due punti percentuali dei tassi di interesse, inoltre molti temono che la Federal Reserve possa alzare ulteriormente il costo del denaro. C'è quindi un rischio di rallentamento”. Proprio per questo negli Stati Uniti sono state varate consistenti misure di stimolo, come l'Ira e il Chips Act (potenzialmente in grado, dice Stiglitz, di “controbilanciare una parte della contrazione monetaria”), ma nel Vecchio continente la situazione potrebbe essere più complicata.

 

“Temo che in Europa – ha concluso l'economista –, dove non ci sono stimoli fiscali altrettanto potenti, non ci sarà questo controbilanciamento. E temo anche che l'accordo che si sta definendo negli Stati Uniti con la frangia estremista del Partito Repubblicano per risolvere il problema dell'innalzamento del tetto del debito potrebbe indebolire l'economia. Quindi sia negli Stati Uniti sia in Europa penso ci siano minacce reali che potrebbero fare aumentare la probabilità di recessione”.

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