Allevamento in crisi per la siccità, l'allarme nel Bellunese. Latte Trento: ''Ancora nessun rischio qui ma ci sarà da soffrire se il meteo continua così''
Reduce da un'estate dell'anno scorso difficile, l'assenza e la scarsità di perturbazioni non lascia tranquilli allevatori e Latte Trento. Le produzioni che rischiano di subire contraccolpi pesanti per qualità e quantità: "C'è tempo per recuperare. Altrove situazioni più complesse ma ci sarà da soffrire se il meteo continua così"
TRENTO. "La siccità è forte ma non è ancora così pesante come in altri territori". A dirlo Sergio Paoli (direttore di Latte Trento) mentre Giacomo Broch, presidente della Federallevatori del Trentino, aggiunge: "Naturalmente servirebbe un deposito nevoso più importante e qualche pioggia in più. Ora non ci sono allarmi ma è evidente che monitoriamo la situazione puntualmente".
A quasi due mesi dall'inizio dell'anno, il 2023 mostra già segnali preoccupanti per i livelli di siccità con i livelli di fiumi e laghi particolarmente bassi. Le mappe rilanciate dal servizio Hydrology Irpi-Cnr riportano già di zona a rischio allarme rosso per la totale assenza, o quasi, di precipitazioni nelle ultime settimane.
Il fiume Adige sfiora le portate più basse almeno dal 1994, mentre il lago di Garda segna i livelli più bassi negli ultimi 30 anni per il periodo invernale, tanto che si può camminare sull'istmo che collega l'isola dei Conigli.
Per "disinnescare" una guerra dell'acqua Veneto e Trentino intendono aprire un tavolo di confronto tecnico per affrontare in maniera coordinata le tematiche legate alla crisi idrica che già ora sta investendo il Nord Italia e che, da trend, rischia di travolgere il Paese con il ritorno dell'estate.
D'altronde pochi giorni fa la Regione Lombardia ha lanciato il grido d'allarme con l'Arpa che ha stabilito che già oggi manca il 44% di acqua nelle riserve idriche lombarde che normalmente è disponibile in questo periodo (neve più invasi idroelettrici più laghi regolati).
Preoccupa anche la situazione in Piemonte, la pianura padana potrebbe già entrare in sofferenza per le coltivazioni e nel vicino Bellunese la siccità spaventa molto una realtà importantissima come Lattebusche. Qui in Trentino non suonano ancora campanelli d'allarme ma si segue l'evoluzione, in particolare del meteo, con grande attenzione.
"La neve in quota è poca - dice Paoli - ci sono cali importanti dei livelli dei laghi importanti. C'è naturalmente un po' di preoccupazione per la pianura perché se non si riesce a sfalciare, ci possono essere criticità sul fronte delle scorte. Ma ora non ci sono allarmi, c'è ancora tempo ma se continua così è chiaro che ci sarà da soffrire. Non dobbiamo dimenticare che proveniamo da un'estate siccitosa e con grandi sfide come le varie crisi".
Un anno complesso è appena passato tra crisi delle materie prime e caro energia, una dinamica che aveva portato alla chiusura di moltissime stalle sul territorio. La mancanza di prodotto aveva infatti portato Latte Trento a prendere decisioni "drastiche", arrivando verso fine settembre 2022, a bloccare la produzione di Trentingrana e la linea di latte "alpino" che era stata ritirata dal commercio. Tutto questo per "riuscire a garantire il prodotto sugli scaffali dei supermercati". Solo a gennaio la catena si è normalizzata.
Un periodo difficile con le produzioni che rischiano di subire contraccolpi pesanti per qualità e quantità. "La stagione ora è ferma, c'è il tempo per recuperare. Non c'è ancora allarmismo, però monitoriamo la situazione. La preoccupazione è in caso sul recupero del foraggio per una migliore gestione dei costi. E' evidente che c'è una sommatoria di condizioni complesse ma siamo abituati a stringere i denti", conclude Broch.