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Voucher, Uil e Cisl: "La Cgil sbaglia", Ianeselli: "Avremmo potuto organizzare dei convegni, ma non avrebbero avuto la stessa risonanza del referendum"

L'uso dei voucher è fuori controllo anche in Trentino Alto Adige, ma almeno nove regioni italiane stanno peggio, anche se le norme più stringenti sembrano ridurne l'utilizzo. Alotti (Uil): "Necessario un percorso tecnico politico". Cagol (Cisl): "Abrogare i voucher è dannoso". Ianeselli (Cgil): "Non vogliamo solo limitare i danni"

Di Luca Andreazza - 14 febbraio 2017 - 15:25

TRENTO. La ripresa non decolla, il tasso di disoccupazione fatica a scendere e il tema voucher tiene banco, in particolare dopo il via libera della Corte per il referendum abrogativo. Nato come istituto per combattere il lavoro nero e regolare le mansioni occasionali di giovani e pensionati, questo strumento alla prova dei fatti ha evidenziato un alto rischio di abuso e distorsione.

 

Uno studio della Uil mette in luce un utilizzo fuori controllo di questo strumento: il Trentino Alto Adige sta meglio rispetto alle altre regioni italiane e si posiziona al decimo posto per numero di voucher staccati, ma il contro valore di queste prestazioni raggiunge quasi sei milioni di euro. La corsa al voucher è iniziata timidamente in regione, 15 mila euro del 2008, ma nel 2009 questo valore è già saltato a 250 mila euro, prima dell'escalation degli ultimi anni.

 

"E' necessario rivedere la materia - spiega Paolo Cagol, segretario Fim Cisl - ma sarebbe dannoso cancellare questo strumento. Abrogare i voucher non affronta il problema e crea un vuoto normativo. Se questo dispositivo viene eliminato, non accade automaticamente che sparisce il lavoro occasionale oppure quello in nero".

 

Le nuove disposizioni, più stringenti, che prevedono l'obbligo per il datore di lavoro di mandare un sms o un e-mail almeno un'ora prima di impiegare il voucherista dovrebbe rappresentare un deterrente all'uso selvaggio di questo strumento: "Il valore assoluto è aumentato - conferma Cagol - ma il tasso di crescita è nettamente calato nell'ultimo anno".

 

Una statistica fuorviante per Walter Alotti (segretario Uil): "L'effetto iniziale della regolamentazione registra una riduzione dell'uso da parte di alcuni datori di lavoro particolarmente sfacciati, ma il problema non è assolutamente risolto, semplicemente si è nascosto".

 

Neppure la strada del referendum convince le parti sociali: "Questa disciplina - commenta Alotti - dovrebbe seguire un percorso tecnico e politico, piuttosto che referendario: reputiamo pericoloso arrivare ai seggi senza raggiungere il quorum, in quanto sarebbe difficile cambiare la normativa e modificare la disciplina dopo il voto. Il mondo del lavoro è cambiato: i giovani in primis, per scelta personale, non sono più attratti dal contratto indeterminato e preferiscono non legarsi in pianta stabile al posto di lavoro, per questo bisogna trovare discipline moderne e attente capaci di tutelare tutti".

 

I sindacati indicano nella capacità di recuperare il buonsenso e la sperimentazione la via d'uscita dal vicolo cieco della deregulation dei voucher: "In alcuni settori - spiega Cagol - questo strumento non ha proprio senso di esistere, come nell'edilizia e nell'industria, mentre nel commercio, nel turismo e nei pubblici servizi si evidenzia una concentrazione di utilizzo che andrebbe drasticamente limitato. L'abrogazione dei voucher non danneggia i committenti disonesti".

 

Il turismo che rappresenta un fiore all'occhiello del Trentino si basa ormai sull'utilizzo dei voucher: "Un aspetto molto negativo - prosegue Alotti - in quanto rovina il settore del lavoro stagionale, che dà maggiori garanzie al lavoratore e al cliente finale, senza dimenticare che il contratto determinato consente di accedere agli ammortizzatori sociali e alla mobilità".

 

Il voucher potrebbe essere riservato agli studenti, in aiuto a quei giovani virtuosi che decidono di conciliare studio e lavoro per sbarcare il lunario. Uno studio della Fondazione Einaudi riporta che il 90% delle lezioni private avviene in nero per un giro d'affari sommerso stimato in 800 milioni di euro l'anno, pari quasi alla somma dell'incasso annuo dei voucher utilizzato da tutti i settori.

 

"Il referendum - osserva Franco Ianeselli, segretario di Cgil - è un modo per portare alla luce questa discussione e affrontare l'evidente problema relativo a questo dispositivo. Avremmo potuto organizzare una serie di convegni, ma non avrebbero avuto la stessa forza comunicativa".

 

Un istituto che esiste anche in Europa, dove il tema del lavoro accessorio è nell'agenda dell'Unione ormai da circa 15 anni, ma come strumento di politiche di solvibilità della domanda in settori ad alta intensità di lavoro e scarsa produttività: "La 'carta dei diritti universali del lavoro' - prosegue - prevede una regolamentazione del lavoro occasionale, evitando storture e abusi. La Cgil non è referendaria a prescindere, se una concertazione preventiva porta a una modifica legislativa per migliorare l'istituto, saremo i primi ad accogliere questa notizia di buon grado".  

 

"Non vogliamo semplicemente limitare i danni - conclude Ianeselli - ma trovare una nuova strada per tutelare i lavoratori occasionali, partendo dalle criticità di questo istituto e partendo dall'esperienza positiva".

 

 

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