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La Cassa rurale di Trento nei guai? La Cooperazione contro l'inchiesta de L'Espresso

Come stanno le banche trentine? Tredici godono di ottima salute, cinque così così e sedici invece sarebbero a rischio fallimento. Questo il quadro che emerge nell'inchiesta firmata da l'Espresso in edicola oggi, domenica 23 aprile.  I dati sono stati elaborati da R&S, società di ricerche e studi di Mediobanca, analizzando i bilanci al 31 dicembre 2015 su un campione di 377 banche con attivi inferiori a 5 miliardi

Di Luca Andreazza e Giuseppe Fin - 23 aprile 2017 - 06:32

TRENTO. Come stanno le banche trentine? Tredici godono di ottima salute, cinque così così e sedici invece sarebbero a rischio fallimento. Questo il quadro che emerge nell'inchiesta firmata da l'Espresso in edicola oggi, domenica 23 aprile. Neppure il tempo di tirare un sospiro di sollievo per il comparto creditizio trentino dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha annullato la sanzione da 600 mila euro per il presunto cartello tra istituti locali, che arriva una doccia gelata dal settimanale diretto dal giornalista Tommaso Cerno.

 

I fallimenti di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cariferrara nell'autunno del 2015 e le crisi di Monte dei Paschi e Unicredit, secondo il settimanale, avrebbero distolto l'attenzione dell'opinione pubblica dalla lenta agonia dei piccoli istituti locali che sarebbero in forte sofferenza. I dati sono stati elaborati da R&S, società di ricerche e studi di Mediobanca, analizzando i bilanci al 31 dicembre 2015 su un campione di 377 banche con attivi inferiori a 5 miliardi. 

 

La fotografia in Trentino vede un bollino rosso, sintomo di alto rischio di fallimento, per ben sedici istituti, dalla Cassa rurale di Trento a quella di Rovereto, dalla Cassa rurale Valle dei Laghi a quella di Mori-Brentonico-Val di Gresta, l'elenco contiene anche la Cassa rurale Valli di Primiero-Vanoi, Caldonazzo, Pinetana, Fornace e Seregnano, Giudicarie-Valsabbia-Paganella, la Cassa rurale di Pergine, quella di Aldeno e Cadine, Mezzocorona, Levico Terme, Lavis-Valle di Cembra, Adamello-Brenta, Valsugana-Tesino e Isera.

 

Semaforo arancione, medio rischio, per la Cassa rurale Bassa Valsugana, Pinzolo, Fiemme, Cavalese e Fassa-Agordino, mentre le più virtuose, sempre secondo l'inchiesta dell'Espresso, sono la Cassa rurale di Tuenno-Val di Non, Alta Val di Sole e Pejo, Ledro, Alta Vallagarina, Giovo, Rabbi e Caldes, la Cassa rurale d'Anaunia, Roncegno, Tassullo e Nanno, Mezzocorona e San Michele all'Adige, Valrendena, Novella-Alta Anaunia per finire con la Cassa Rurale Bassa Anaunia.

 

Il campione è ordinato in base a un punteggio, calcolando l'incidenza dei crediti deteriorati netti sul patrimonio netto tangibile della banca, quindi l'incidenza delle sofferenze sullo stesso patrimonio netto, la svalutazione dei crediti deteriorati sui ricavi e il cosiddetto cost/income, il rapporto tra costi operativi e ricavi (il principali indicatore di efficienza). 

 

Quando i crediti deteriorati superano il 100% del patrimonio netto tangibile, l’equilibrio delle banca comincia ad essere compromesso. Quando arrivano a rappresentare, come in taluni casi, tre, quattro, cinque, sei o anche sette ed otto volte il patrimonio netto, significa che la banca è ad alto rischio di fallimento, se non già fallita. Digitando il nome della vostra banca nel campo di ricerca, e cliccando su questa, si visualizzerà una breve scheda riassuntiva con riportati i dati appena descritti.

 

A non accettare il duro giudizio de L'espresso è la Federazione Trentina della Cooperazione che per bocca del presidente Mauro Fezzi, respinge al mittente le problematicità legate al sistema bancario cooperativo trentino giudicando 'obsoleti  e distorti che generano inutilmente confusione e sfiducia tra i risparmiatori' i dati forniti dal settimanale.

 

Nella classifica virtuale la Cassa rurale Valle dei Laghi, che nel frattempo si è infatti fusa con quella dell'Alto Garda, figura al quarto posto, mentre Rovereto è subito alle sue spalle. Le altre seguono via via. 

 

Per gli uffici di via Segantini, infatti, i valori forniti dall'inchiesta per dimostrare le criticità dei piccoli istituti, tra cui diverse Casse rurali e Bcc, “sono criticabili nel merito e nel metodo - afferma - perché non rappresentano la situazione reale ma tendono forzatamente ad accreditare una situazione non veritiera della qualità degli istituti".

 

I dati utilizzati dal settimanale sono quelli del 2015. Negli ultimi anni, viene spiegato nella nota della Federazione Trentina delle Cooperative, molte cose sono cambiate nel mondo finanziario, e molte iniziative sono state messe in atto per consolidare e ulteriormente rafforzare patrimonialmente gli istituti.

 

Tra queste, si segnala la chiusura di sportelli sul territorio e l'alleggerimento dei costi di struttura, anche con strumenti nuovi quali il fondo per l'occupazione, partito per primo in Trentino. "Non va dimenticato – spiega la Cooperazione – che ci sono stati diversi processi di aggregazione già portati a termine o avviati a conclusione. Tanto che tra gli istituti indicati da l'Espresso, la maggior parte di essi sono interessati da fusioni. E gli effetti positivi sui bilanci hanno già cominciato a farsi sentire".

 

Nella classifica virtuale il primo istituto trentino per alto rischio di fallimento è proprio la Cassa rurale Valle dei Laghi, che nel frattempo si è però fusa con quella dell'Alto Garda, che figura al quarto posto, mentre Rovereto è subito alle sue spalle. Le altre seguono via via, come la Cassa rurale di Mori-Brentonico-Val di Gresta al quindicesimo e quella di Valli del Primiero e Vanoi al sedicesimo, piuttosto che la Cassa rurale Lavis-valle di Cembra alla posizione numero 61.  

 

Ecco allora che conti alla mano, dal punta di vista patrimoniale i primi dati del 2017 per le Casse Rurali "evidenziano una tenuta dell'assetto patrimoniale (con un total capital ratio del 16%, tra i migliori in Italia) - aggiungono in via Segantini - e una rischiosità contenuta con una copertura del credito deteriorato superiore al 45% a seguito di rigorose svalutazioni. La redditività complessivamente tiene, anche alla luce degli strumenti citati”.

 

Da non sottovalutare che la redditività delle Bcc e Rurali è stata compromessa anche da interventi a favore del Fondo di risoluzione a favore di banche che nulla hanno a che vedere con il credito cooperativo. "II quadro rappresentato da L'Espresso – ha concluso Fezzi - non è reale,  perché non viviamo sulla luna e ci siamo mossi con tempestività e decisione per affrontare le criticità e risolverle. Il risultato è che ora il numero delle banche in difficoltà è notevolmente ridotto e le Casse Rurali trentine si presentano con tutti i fondamentali in ordine per l'adesione ad una capogruppo, come prevede la riforma del credito cooperativo in corso di attuazione”. “Un riforma che L'Espresso finge di ignorare".

 

 

 

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