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Export trentino in difficoltà. Nei primi 9 mesi del 2016 calo del 2,7% rispetto all'anno precedente

Mentre crescono nel Nord Est e anche nel resto d'Italia le esportazioni provinciali frenano bruscamente. Pavanelli (Cciaa): "Diminuiscono i traffici con gli Usa senza un motivo apparente. Gli stati europei restano i nostri principale partner. La Russia ha sempre contato poco"

Di Luca Pianesi - 13 dicembre 2016 - 08:11

TRENTO. Cala l'export trentino nel terzo trimestre di questo 2016 mentre cresce nel resto d'Italia e del Nord Est. Non sono buoni i parametri Istat rielaborati dalla Camera di Commercio di Trento per quanto riguarda la voce più importante per ogni mercato che si rispetti, quella delle esportazioni. E lo conferma anche Massimo Pavanelli, dell'Ufficio studi e ricerche dell'istituto: "C'erano già state delle avvisaglie durante i primi mesi di quest'anno anche perché gli indicatori generali sulla crescita mondiale rallentano. Spiace, però, perché il nostro dato è in controtendenza con quello del resto del Paese e del Nord Est". Le ragioni? Difficile trovarle. Lo stesso Pavanelli e la Camera di Commercio si stanno interrogando. Il calo più vistoso s'è verificato nei traffici verso gli Stati Uniti dove rispetto al terzo trimestre del 2015 si sono persi ben 21 milioni di euro. "E l'effetto Trump ancora non c'entra -  spiega l'analista della Cciaa - perché questa estate eravamo ancora in piena spinta 'clintoniana'. Forse ci potrebbe essere stato il fatto che è saltato l'accordo sul Trattato transatlantico però gli Usa crescono, la disoccupazione non è in aumento quindi non riusciamo a trovare una spiegazione chiara al momento di un tale nostro rallentamento. Anche perché il calo è generalizzato a tutti i settori da quello del vino a quello dei macchinari e dei prodotti chimici".

 

Già perché se il problema fosse relativo solo ad un comparto potrebbe spiegarsi con il fatto che l'85% dell'export provinciale è in mano a 100 imprese e le prime 30, da sole, fanno segnare metà di tutte le nostre esportazioni. Basta quindi che a una di queste grandi ditte salti una commessa o viva un periodo di difficoltà che i dati generali, per tutto l'export, ne risentano in maniera importante. Ma è tutto il comparto che mostra di fare fatica in questa fase. I dati del commercio estero, infatti, relativi al terzo trimestre del 2016, rilevano un valore delle esportazioni della provincia di Trento di 816,2 milioni di euro. Rispetto allo stesso periodo del 2015 si evidenzia una diminuzione del 2,7%, mentre il valore medio nazionale fa segnare un +1,0% e quello del Nord Est un +1,4%. Ma il calo è più generalizzato per il Trentino: confrontando, infatti, i primi nove mesi del 2016 con lo stesso periodo dell’anno scorso, le esportazioni sono diminuite dell’1,7%. "E considerati i segnali di rallentamento provenienti dal commercio mondiale - prosegue Pavanelli nella sua analisi - è probabile che anche l’ultimo trimestre possa confermare l’andamento registrato in questi primi tre trimestri dell’anno".

 

Le esportazioni sono costituite principalmente da prodotti dell’attività manifatturiera (95,3% del valore complessivo). All’interno di questi, nel terzo trimestre di quest’anno la quota maggiore di export è da attribuire ai “macchinari ed apparecchi” (20,6%), seguono i “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (17,6%), i “mezzi di trasporto” (10,9%), il “legno, prodotti in legno, carta e stampa” (9,3%) e le “sostanze e i prodotti chimici” (8,7%). Complessivamente questi cinque settori rappresentano più del 70% delle esportazioni provinciali.

 

Per quanto riguarda le aree di interscambio, l’Unione europea (28 Paesi) ha assorbito nel terzo trimestre quasi il 67% delle esportazioni; dalla medesima zona è derivato l’82% delle importazioni. L’Unione europea rappresenta quindi la principale direttrice per l’interscambio di merci con l’estero; nello specifico, si evidenzia un aumento rispetto al terzo trimestre del 2015 sia nelle esportazioni (+3,7%) che nelle importazioni (+5,7%). Al primo posto della graduatoria dei principali Paesi per valore di export rimane la Germania che rappresenta per il territorio provinciale il mercato verso cui si sono dirette merci per un valore che sfiora i 144 milioni di euro, pari al 17,6% delle vendite effettuate sui mercati internazionali.

 

A grande distanza seguono gli Stati Uniti con circa 84 milioni di euro (pari al 10,3% delle esportazioni complessive pur in forte calo), il Regno Unito con 75 milioni di euro (pari al 9,2%) e la Francia con quasi 68 milioni di euro (pari all’8,3%). Tra i mercati principali, su base tendenziale, presentano un marcato aumento le esportazioni verso il Regno Unito (+6,6 milioni di euro). "Al momento gli effetti della Brexit non si fanno sentire - commenta Pavanelli - ma alle nostre imprese conviene approfittare prima che vengano messi i vincoli previsti all'interscambio commerciale". E la tanto evocata Russia? "In realtà per il nostro export ha da sempre un valore residuale - conclude l'analista - rappresentando oggi il diciassettesimo partner commerciale dopo anche la Svizzera, i Paesi Bassi, la Spagna e la Cina. Si pensi che tutto il blocco delle esportazioni vale circa 3 miliardi e 500 milioni di euro e che rispetto a quanto esportavamo prima del 2013, quindi prima dell'embargo, si sono persi circa 15 milioni di euro, il 25% dei traffici con quel paese che all'epoca era il nostro ottavo partner. Ma parliamo comunque di dati molto poco impattanti". 

 

Detto delle esportazioni possiamo dire, invece, che sono cresciute, invece, le importazioni di merci che in Trentino hanno raggiunto i 521,3 milioni di euro, con un incremento prossimo al 2% rispetto al terzo trimestre del 2015. Il saldo della bilancia commerciale si è portato, così, su un valore di 294,9 milioni di euro, in diminuzione rispetto di cerca 10 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2015. Sempre nel confronto del periodo gennaio-settembre, le importazioni mostrano un aumento complessivo del 4,5% rispetto all’anno scorso, segnale di una buona vivacità della domanda interna.

 

Per quanto riguarda l’import, al primo posto si collocano i “mezzi di trasporto” con il 20,6% seguiti dal “legno, prodotti in legno, carta e stampa” con il 14,6%, i “prodotti alimentari e bevande” con il 13,3% e le “sostanze e prodotti chimici” con l’10,8%. Il saldo commerciale presenta un forte attivo per le “macchine e apparecchi” (+125 milioni di euro) e per i “prodotti alimentari e bevande” (+74 milioni di euro) ma, invece, un passivo soprattutto per i “mezzi di trasporto” (-18 milioni di euro) e per i “computer, apparecchi elettronici e ottici” (-8 milioni di euro).

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