Contratto sanità, accordo chiuso, ma resta alta la tensione fra i sindacati
La trattativa per il contratto del comparto area non dirigenziale interessa circa 6.000 lavoratori e prevede uno stanziamento di 14,1 milioni di euro e l'aumento tabellare del 3%. Deroga sulle 11 ore
TRENTO. Si è conclusa martedì 6 dicembre la trattativa sul rinnovo contrattuale del comparto sanità area non dirigenziale che comprende 6.034 lavoratrici e lavoratori, ma l'aria fra i sindacati e le diverse posizioni resta tesa. La parte economica prevede uno stanziamento di 14,1 milioni di euro per il triennio 2016-2018 e un aumento tabellare di circa il 3%. "E' un'ipotesi contrattuale - spiega Pierachille Dalledonne, segretario di Fp Cisl del Trentino - che ha visto la nostra organizzazione sindacale protagonista al fine di garantire a tutti i lavoratori della sanità una fascia economica compresa degli arretrati dal 1 maggio 2016. Per questo rivendichiamo la nostra lotta che ha portato ad anticipare le risorse contrattuali del 2018".
Oltre all'incremento tabellare si aggiunge anche la vacanza contrattuale, già in possesso dei lavoratori e che non verrà riassorbita: "E' un rammarico - dice Dalledonne - perché si potevano usare le risorse per aumentare i tabellari a tutti i lavoratori, invece i vertici di Apran e dell'Azienda Sanitaria in accordo con Uil Sanità e Nursing Up hanno scelto diversamente. Una fretta che suona male. Questo il motivo che ci ha portato a non sottoscrivere l'accordo in quella sede: ci siamo riservati le dovute analisi sindacali".
L'accordo stralcio prevede inoltre la possibilità di derogare alle 11 ore di riposo giornaliero in caso di riunioni, corsi di formazione continua, attività di docenza e pronta disponibilità. "Resta - conclude il sindacalista - un forte rammarico di non aver potuto valorizzare adeguatamente tutto quel personale che da anni è impegnato nei turni e nelle altre attività, in quanto qualche sigla ha usato come agnello sacrificale per poi scaricarlo miseramente al tavolo della trattativa. Male anche la deroga sulle 11 ore, che metterà ancora sotto pressione tutto il personale impegnato nelle corsie e nei turni e non risolve il grave problema degli organici".