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Calvin Klein, i sindacati: "Cmi deve prendersi le sue responsabilità sul piano sociale". Intanto a livello nazionale rinnovano il contratto di settore

I 75 giorni per trovare una soluzione dopo l'apertura della vertenza scadono a fine marzo. Trentino Sviluppo valuta l'ipotesi di un progetto industriale di filiera della moda. Mario Cerutti (Cgil): "Non disperdere il know-how, valorizzare la professionalità"

Di Luca Andreazza - 22 febbraio 2017 - 13:32

TRENTO. "Serve una prospettiva e un piano sociale. La situazione è difficile, ma Confezione Moda Italia deve assumersi le sue responsabilità", spiega Mario Cerutti, segretario Filctem Cgil. Una delegazione delle sigle sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil ha incontrato l'assessore Olivi per capire le prospettive dei 57 lavoratori impegnati fino a fine marzo nella sede di Mattarello.

 

La vertenza sulla procedura di mobilità è iniziata il 13 gennaio e i 75 giorni di tempo per aprire la trattativa e trovare una soluzione stanno passando velocemente: "La situazione è fluida - dice - servono azioni concrete e una prospettiva industriale capace di dare risposte occupazionali per valorizzare e non disperdere il 'know-how' maturato tanto quanto le professionalità attualmente presenti". 

 

Nell'incontro l'assessore ha inoltre ribadito la necessità di fare sistema e che tramite Trentino Sviluppo, l'amministrazione sta cercando di approfondire alcune ipotesi, come quella di creare un progetto industriale filiera potenzialmente capace di risolvere il problema, ma i tempi potrebbero essere lunghi: "Flessibilità e occupazione - prosegue il sindacalista - non si coniugano bene. Oggi in Trentino, nonostante un avanzato sistema di riqualificazione professionale, chi perde il posto di lavoro rischia di ritrovarsi nei guai. E' necessario fare ogni sforzo verso la ricerca di un progetto industriale serio e concreto coinvolgendo direttamente Confezione Moda Italia".

 

Sul tavolo ci sarebbe inoltre la possibilità per una decina di dipendenti di valutare il trasferimento a Milano, dove attualmente sono occupate circa 15 unità, che diventerebbe l'hub e il ponte fra l'Italia e il colosso americano: "Si tratta di palliativi - conclude Cerutti - che possono certamente risolvere in parte il problema, ma sicuramente non sollevare l'azienda a stelle e strisce dalla responsabilità sociale". 

 

Una chiusura che sa di beffa per i lavoratori alla Confezione Moda Italia, in quanto a livello nazionale, dopo oltre un anno di trattativa, i sindacati hanno portato a casa il rinnovo del contratto collettivo del settore tessile-abbigliamento-moda: un'ipotesi 2016-2019 che prevede un aumento complessivo nel triennio di 90 euro. L'aumento sui minimi salariali è di 70 euro suddiviso in tre tanche: dal 1 aprile 2017 e dal 1 luglio 2018 di 25 euro, mentre dal 1 luglio 2019 di 20 euro. 

 

Sul welfare contrattuale, in data 1 gennaio 2018, viene inoltre istituito il Fondo integrativo salariale di settore: 12 euro per tutti i lavoratori interamente a carico delle aziende. L'accordo prevede inoltre un incremento di 8 euro per il Fondo pensionistico complementare 'Previmoda', sempre a carico delle aziende. E' stato anche aumentato l'elemento perequativo che passa da 200 a 300 euro per tutte quelle imprese che non effettuano la contrattazione di secondo livello. 

 

Interessanti anche le novità sotto il profilo delle normative, come i congedi parentali con la possibilità di frazionabilità in ore dei permessi, l'istituzione di 30 giorni di aspettativa non retribuita per le adozioni internazionali e il delegato aziendale per la formazione continua. 

 

Una novità infine è sulle politiche industriale del settore è rappresentata dall'istituzione di un Osservatorio congiunto sulle politiche di ricollocazione aziendale

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