Artigianato, la crisi è sempre in agguato. De Laurentis: "Edilizia e legno in sofferenza. Imprese soffocate da tassazione, stretta creditizia e macchina pubblica ferma"
I dati di Unioncamere delineano un anno nero per l'artigianato italiano, ai minimi per imprese in attività nel nuovo millennio. Il Trentino non rappresenta un'eccezione. Il numero uno dell'Associazione artigiani: "Occupazione stabile, ma flessione nelle paghe"
TRENTO. Il motore italiano artigiano sbuffa e scoppietta lungo la strada della ripresa, ma la luce in fondo al tunnel sembra ancora piuttosto distante. In questo contesto il Trentino non fa eccezione, come conferma la voce di Roberto De Laurentis, numero uno dell'Associazione artigiani: "La nostra provincia ha sentito meno la crisi, ma siamo decisamente più lenti nel panorama nazionale nel riprendere il filo del discorso".
I dati di Unioncamere certificano un quadro desolante a livello nazionale: negli ultimi dodici mesi 16 mila aziende dello Stivale hanno chiuso i battenti e il 2016 ha registrato il valore più basso del nuovo millennio per numero di imprese artigiane in attività: 1.342.389 unità, stock ridottosi in un anno di 15.811 imprese artigiane. Ogni giorno 43 aziende artigiane hanno abbassato la serranda, senza più rialzarla.
La riduzione rispetto al 2015 è stata dell'1,2%. Un calo pesante, in particolare se comparato ai dati macroeconomici del Sistema Italia. Nel 2016, infatti, il numero complessivo delle imprese registrate alle Camere di Commercio è aumentato di 41 mila unità, con una variazione positiva dello 0,7%. Il prodotto interno lordo è stimato in crescita dello 0,8%. I posti di lavoro sono saliti dell'1,1%, tradotto in 242 mila occupati in più in un anno.
Il Trentino non sta meglio, ma galleggia fra chiaro scuro: le aziende non chiudono e l'occupazione è stabile, ma "a fronte della tenuta sostanziale degli artigiani trentini - continua - paghiamo una flessione del -0,9% nelle paghe, sintomo che qualcosa nel lavoro si è oggettivamente perso. Si è fermata l'emorragia dell'edilizia, ma la ripresa del comparto è ancora distante: in questo contesto mostra segnali di sofferenza anche il settore del legno, un mercato strettamente legato al reparto edile. Al momento sono queste le matasse più complicate da sbrogliare".
Il Pil generato dall'artigianato vale circa 2,670 miliardi di euro, un fattore che corrisponde al 16% del prodotto interno lordo provinciale: "Le nostre imprese - prosegue il presidente - pagano il peso della tassazione e della burocrazia: diventa difficile investire e assumere nell'attuale congiuntura e qualcosa gioco forza si perde per strada".
Il comparto artigiano rappresenta un'identità, una cultura e una capacità del Trentino di saper fare bene, uno dei fattori di competitività provinciale più forte, che si scontra però anche con la stretta creditizia: "Un problema sono evidenti le difficoltà delle Casse rurali, ma se le banche non fanno credito - sintetizza - non si può investire, non si può assume e non si possono creare opportunità lavorative. Circa l'81% dei debiti contratti sono in capo alle grandi aziende, solo le briciole è costituto dalle piccole imprese, nonostante questo il credito però si è ridotto fra i 4 e i 4,5 punti percentuali: viene tolto l'ossigeno e non si riesce a efficientare".
La coperta, sempre quella e corta, rischia quindi di inceppare il sistema: "I costi fissi sono alti - conclude De Laurentis - stesso discorso per la spesa corrente. A quanto detto resta solo da aggiungere che la macchina pubblica è completamente ferma. E se non si riesce a investire e innovare, è difficile anche restare fermi in equilibrio".