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La pasta Felicetti finisce sul New York Times e con la sua "rivoluzione silenziosa" conquista gli States

Il Pastificio trentino sul quotidiano americano viene definito un gioiello del ventunesimo secolo. Perché? Si avvale esclusivamente di grano coltivato in Italia mentre normalmente non è così. Felicetti: "Già all'inizio del '900 l'Italia ha iniziato l'importazione dei 4/5 del grano duro dalla Russia"

Di Luca Andreazza - 10 gennaio 2017 - 19:57

PREDAZZO. "Nelle Dolomiti la quarta generazione del pastificio guidato da Riccardo Felicetti sta conducendo una rivoluzione silenziosa nell'industria della pasta italiana", inizia così l'articolo del New York Times di inizio anno a firma di Nick Czap. 

 

"Le innovazioni - continua l'articolo - introdotte da Felicetti in qualità di amministratore delegato dell'azienda fondata dal suo trisavolo nel 1908 rendono il Pastificio Felicetti un gioiello del ventunesimo secolo. La meccanizzazione della produzione lavora penne, rigatini e spaghetti con estrema velocità e precisione, ma il reale cambiamento consiste in qualcosa di più fondamentale: l'utilizzo di grano duro coltivato esclusivamente in Italia. Una scelta che ripaga in sapore e commercializzazione, capitalizzando un crescente interesse nella valorizzazione del territorio e nella capacità di alimentare l'orgoglio italiano".

 

Una ricerca della qualità che premia il pastificio Felicetti e tutti quei piccoli produttori che si affidano totalmente al grano italiano: "Il nostro territorio - spiegava a il Dolomiti.it Riccardo Felicetti, amministratore delegato dell'azienda di Predazzo - è stato fondamentale nella crescita della nostra azienda, in quanto ci offre due materie prime fondamentali e impossibili da trasferire (acqua e aria). Il marchio Italiano non è, dal mio punto di vista, solo materia prima, bensì una straordinaria catena di sapere e conoscenza che abbiamo soltanto in Italia. Chi vuole recidere questa catena, dando valore solo alla sua parte, si ostina a non comprendere che così facendo, alla fine indebolisce la filiera e con essa il proprio stesso futuro. Il Marchio Italiano è una cosa, il made in Italy un'altra".

 

Un percorso e un impegno ultra centenario che spingono la bandiera trentina a sventolare alta fra le 50 stelle di quella americana: Italico, un nuovo ristorante aperto a Palo Alto in California, ha creato un menù basandosi esclusivamente su pasta di origine italiana al 100% e che comprende fra le proposte anche Felicetti. Anche la catena Pasta Flyer, firmata dallo chef della grande mela Mark Ladner, seguirà questa strada, senza dimenticare il Rainbow Grocery di San Francisco.

Un aspetto non scontato quello del 100% grano duro coltivato in Italia: quasi tutti i produttori tricolori, escluso qualche piccola eccezione, basa la propria produzione su un mix al 70% di grano italiano e del restante 30% proveniente da altri paesi. "Nulla di nuovo - spiega Felicetti al Times - già all'inizio del '900 l'Italia ha iniziato l'importazione dei 4/5 del grano duro dalla Russia. Dopo la rivoluzione russa, la nostra nazionale ha rivolto la propria domanda al Nord America e quindi all'Australia e altri paesi per coprire il fabbisogno della produzione".

 

I motivi di questa scelta risiedono nella forte domanda e nella geografia: annualmente in Italia si consuma circa quattro milioni di tonnellate a fronte della domanda superiore a cinque milioni. Se da un lato le grandi imprese non possono basare la propria produzione sul grano italiano, dall'altro per i piccoli produttori questa si trasforma in un'opzione molto appetibile. 

 

Riccardo Felicetti ha intuito questa possibilità già 16 anni fa, ispirato da un altro marchio di fabbrica italiano, la grappa: "Prima esisteva esclusivamente la grappa - dice - ora esistono diverse varietà (chardonnay, pinot nero, ecc, ndr) e allora intorno agli anni 2000 ho pensato di portare questa esperienza nel mondo della pasta. Invece di utilizzare un mix di grano italiano e importato, abbiamo iniziato a sperimentare l'utilizzo di una monovarietà di grano cresciuto in un determinato luogo. Certo, questa scelta comportava dei problemi, ma avrebbe rappresentato un valore distintivo e un vantaggio competitivo".

 

Nel 2004, dopo una sperimentazione intensiva sulla resa della coltivazione del grano in determinate porzioni di territorio, il Pastificio Felicetti ha iniziato la produzione della linea di pasta chiamata Monograno: 400 tonnellate di pasta Monograno, circa il 15% della produzione totale. Nel 2014 la linea Monograno Spaghettoni (grano coltivato in Puglia, ndr), vince il Sofi Award (premio riservato alle specialità culinarie, ndr) e questo successo viene bissato con un'altra etichetta nel 2016.

 

Nel 2013 Felicetti inizia quindi l'utilizzo totale di grano 100% italiano: "Questa decisione - conclude Felicetti - riguarda principalmente la razionalizzazione più che eventuali preoccupazioni circa la qualità degli ingredienti. Non consideriamo il grano duro italiano il migliore, ma questo processo di approvvigionamento semplifica il controllo della catena della fornitura".

 

Un trend seguito da altri piccoli produttori, ma anche da Barilla che ha realizzato la premium brand 'Voiello'. Visione, passione, concretezza e qualità che potrebbero spingere ancora più in alto nel mercato il Pastificio Felicetti: nel primo semestre del 2017 la Commissione europea dovrebbe deliberare l'obbligo di indicare in etichetta il paese di origine del grano.  

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