Attentato incendiario a Lavarone contro la struttura che ospiterà 24 donne profughe
La struttura delle suore elisabettine è stata data alle fiamme. Dura nota del presidente Rossi e dell'assessore Luca Zeni
LAVARONE. Un atto vandalico a Lavarone, un atto di matrice razzista. La porta della struttura destinata ad accogliere le 24 donne richiedenti asilo provenienti dall'Africa di proprietà delle suore elisabettine è stata incendiata.
Un comunicato congiunto di Ugo Rossi e Luca Zeni, assessore alle Politiche sociali, ne dà l'annuncio e afferma: "No alle paure, no alle reazioni irrazionali e soprattutto no al razzismo. Il Trentino è una terra di accoglienza, che ha sempre fatto, civilmente, senza drammi, con senso di responsabilità, la sua parte, sia nell'accogliere i migranti sia in tante altre circostanze difficili. Lo stiamo facendo anche adesso - continua la nota - assumendoci le nostre responsabilità e a volte prendendo le distanze da chi vorrebbe risolvere il problema con l'isolamento e i muri. Non ci faremo intimidire da chi soffia sul fuoco per ragioni oscure, che sospettiamo non abbiano molto a che fare con la questione profughi, visto che da quel lato il Trentino si è sempre mosso in maniera puntuale ed efficace".
"Rimaniamo in attesa di chiarimenti su quanto avvenuto - continuano - ma fin da ora possiamo confermare la linea del Trentino, che certamente non cambierà. A Lavarone il percorso di accoglienza delle 24 ragazze è già iniziato, con il coinvolgimento della popolazione, in un positivo incontro pubblico e con la disponibilità di amministrazioni e associazioni a coinvolgere attivamente le richiedenti asilo. L'arrivo, previsto per la prossima settimana, non subirà ritardi e il programma proseguirà puntualmente. Se qualcuno vuole fomentare la tensione strumentalizzando l'arrivo in Trentino di queste persone, magari prendendo ad esempio qualche episodio davvero triste verificatosi altrove, e di nuovo, come a Soraga, nascondendosi dietro l'anonimato, ha sbagliato strada. Il Trentino dell'Autonomia è altra cosa".
Nel pomeriggio, dopo la notizia dell'atto vandalico occorso alla casa di soggiorno "Santa Elisabetta", il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, ha telefonato al sindaco di Lavarone per esprimergli la sua piena solidarietà. Il presidente si è detto convinto che la comunità degli Altipiani, insieme anche alle altre istituzioni coinvolte, abbia fatto la sua parte nel gestire serenamente l'avvio del progetto di accoglienza e si senta ora del tutto estranea all'accaduto. Il presidente ha anche sentito il Commissario del Governo, formulando l'auspicio che il gesto odioso di Lavarone non rimanga impunito e che in questa delicata materia l'attenzione delle forze preposte non venga meno, anzi si accresca.
Il sindaco di Lavarone Isacco Corradi è molto colpito: "Sono deluso, molto deluso - afferma - ma seppur brutto, questo è un piccolo gesto. Sono molto più grandi i gesti di solidarietà". Il sindaco si augura che l'autore di questo gesto sia esterno alla comunità di Lavarone, "che sia gente da fuori che con la nostra gente non ha nulla a che fare".
"Ho appena parlato con tutti i consiglieri comunale, e sia la maggioranza che la minoranza, tutti gli amministratori denunciano e condannano fermamente questa azione. Questo schifo".
Per il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti "a Lavarone la comunità e le Istituzioni locali hanno dimostrato un senso di responsabilità e una volontà solidale che non sarà certo un gesto stupido e vigliacco a cancellare". "Ha ragione il Sindaco di Lavarone - prosegue Dorigatti - i gesti di fratellanza sono di più e contano di più di questi atti incivili. Il Trentino è di fronte ad una grande sfida: essere terra di accoglienza e integrazione, laboratorio di convivenza, esempio e modello di valorizzazione delle diversità. Chi alimenta le paure non risolve alcun problema, ma ne crea di nuovi e più pericolosi: mina la coesione sociale e mette a repentaglio il futuro delle nostre comunità in un mondo aperto e interdipendente.
Per fortuna la nostra società è ancora in grado di isolare queste oscenità e di dire che c’è un confine di civiltà che non può e non deve mai essere superato"
Ad esprimere "sconcerto" per il grave fatto è anche il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli. "Il nuovo atto intimidatorio contro la struttura che avrebbe dovuto accogliere 24 profughe a Lavarone - afferma Ianeselli - suscita profondo sconcerto. La nostra è una terra di accoglienza e che crede nel valore della solidarietà. Di fronte a questo nuovo gravissimo attacco la comunità trentina deve fare sentire forte la propria voce, nell'impegno quotidiano, ma anche con iniziative pubbliche. Non possiamo permettere che l'attenzione sulla drammatica situazione dei profughi, di chi fugge da guerre o dalla fame, venga spostata su azioni assolutamente deprecabili che meritano solo una ferma condanna”.