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Formaggio latte crudo contaminato, ennesimo caso in Trentino. Il padre del bimbo in stato vegetativo: "In pericolo la vita dei più piccoli". Urzì firma per etichetta sui rischi: "Un'emergenza"

L'Apss ha comunicato che un bambino è finito in ospedale dopo aver mangiato un formaggio a latte crudo. Il padre del bimbo in stato vegetativo da 8 anni: "Situazione ormai surreale". Intanto Alessandro Urzì firma il ddl in discussione a Roma per un'etichetta che segnala i rischi: "Abbiamo la responsabilità di tutelare le persone"

Di Luca Andreazza - 13 gennaio 2025 - 05:01

TRENTO. Un ennesimo caso di un bambino ricoverato in ospedale dopo aver mangiato un formaggio a latte crudo. Una vicenda che colpisce il Trentino. Ormai appare un'emergenza e ancora una volta si accendono così i riflettori sulla produzione, sulla lavorazione e sul consumo di questi prodotti, in molti casi identitari del territorio. In arrivo un'etichettatura chiara, due i ddl a Roma dopo la morte del piccolo Elia a Genova, un provvedimento firmato anche da Urzì.

 

"Una situazione che è ormai surreale", commenta Giovanni Battista Maestri, il padre di Mattia, il bimbo che dal 2017, da quando aveva 4 anni, si trova in stato vegetativo dopo aver consumato un formaggio lavorato a latte crudo. "Si continuano a mettere in pericolo la vita dei più piccoli, senza iniziative concrete per evitare questa strage".

 

Dalla drammatica vicenda del piccolo Mattia ci sono stati vari, troppi, casi di bimbi colpiti da malesseri e da infezioni. Tra i casi più recenti c'è quello della bimba di 1 anno ricoverata dopo aver consumato “formaggio saporito di montagna” prodotto dal Caseificio Sociale di Predazzo e Moena. Nei giorni successivi, per una probabile contaminazione da escherichia coli, un altro prodotto del caseificio sociale era stato ritirato, il Puzzone di Moena. 

 

Nelle scorse ore è stato segnalato al Dipartimento di prevenzione dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento un caso di infezione intestinale di origine alimentare in un bambino di 9 anni. L’indagine epidemiologica condotta per riconoscere la fonte di infezione ha evidenziato una probabile correlazione con il consumo di un formaggio prodotto a partire da latte crudo (non pastorizzato). Il lotto del formaggio interessato (Puzzone) è stato prontamente ritirato dal commercio (Qui articolo).

 

Alla fine dell'anno scorso, dopo il ritiro dei prodotti, il Concast era intervenuto per spiegare che "l'attività è orientata alla tutela dei consumatori attraverso l’applicazione di standard sempre più elevati di sicurezza e qualitàgarantiti da protocolli rigorosi sui prodotti commercializzati attraverso il Gruppo formaggi del Trentino". E in questo contesto sono in corso diverse iniziative, come "una nuova etichettatura per segnalare i prodotti a latte crudo" (Qui articolo).

 

Le analisi, dice il Concast, riguardano il 100% delle cagliate (in laboratori accreditati), per la ricerca di presenza di Escherichia coli Stec, inoltre i controlli sono condotti secondo le linee guida definite in collaborazione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e la Fondazione Edmund Mach.

 

"E' sempre più evidente che qualcosa non torna", prosegue Maestri. "Non ci sono questi controlli così stringenti oppure qualcosa non funziona. Insomma, queste analisi sono una storiella perché, purtroppo, ci sono troppi casi ogni anno, solo alcuni emergono in quanto particolarmente gravi".

 

Troppo poco il sostegno ricevuto anche dalla politica. "Il Concast perde i pezzi, segno che non funziona e i vertici dovrebbero dimettersi, così come gli assessori Mario Tonina e Giulia Zanotelli che sono inadeguati e non hanno mai intrapreso azioni concrete", spiega Maestri. "Quanti bimbi ancora devono essere in pericolo? Aspetto 10 giorni e, se non ci dovessero essere provvedimenti, sono pronto a molte azioni: non ho più nulla da perdere".

 

Intanto a Roma ci sono due ddl, molto simili nei contenuti, per obbligare i produttori a inserire sulle etichette di prodotti caseari a latte crudo freschi e con stagionatura inferiore ai 60 giorni l'indicazione del rischio per la salute per i bambini, gli anziani e le persone fragili. Ci si è mossi dopo la morte del piccolo Elia a Genova. Un disegno di legge è stato presentato a dicembre dell'anno scorso da Lorenzo Basso (Partito Democratico), mentre il primo provvedimento (novembre '24) porta la firma di Matteo Rosso, esponente di Fratelli d'Italia. Proprio questa ultima proposta è stata firmata anche da Alessandro Urzì.

 

"Abbiamo la responsabilità di non poter restare immobili davanti a questi rischi, l'idea che una persona, in particolar modo un bambino, possa morire per aver mangiato un formaggio non ci può lasciare indifferenti", dice Alessandro Urzì, deputato di Fratelli d'Italia e coordinatore regionale del partito di Giorgia Meloni. "E' inaccettabile e siamo estremamente fermi sulla necessità di prevedere una informazione e una comunicazione corretta e chiara. Si dovrebbe fare fronte comune, anche le opposizioni, per affrontare questa emergenza".

 

E' probabile che i testi vengano accorpati, poi la materia verrà delegata al ministero dell'agricoltura per definire la dicitura esatta, la grandezza del carattere e la modalità di informazione. C'è il tentativo di accorciare pure i tempi ma l'iter parlamentare deve comunque seguire una sua liturgia.

 

"Auspichiamo che le tempistiche siano brevi - evidenzia Urzì - ma questo non toglie che i produttori possano attivarsi in anticipo rispetto all'entrata in vigore della legge. C'è un dovere sulla salute, anche morale". Un modo anche per salvaguardare una produzione, in molti casi identitaria per il territorio. 

 

"Sono prodotti di qualità e di eccellenza ma con qualche potenziale rischio che non va banalizzato o sottovalutato - continua Urzì - non possono essere la causa di eventi gravi oppure della morte di un bimbo. La priorità è la salute evidentemente ma si può agire sul doppio livello attraverso anche la tutela delle produzioni".  

 

Un decisione, quella di Urzì, accolta con favore da Maestri. "E' l'unico che si è mosso. Non solo la maggioranza provinciale è rimasta inerte, anche il Partito Democratico non si è interessato, forse perché un consigliere ha degli interessi nel non fare nulla. Qui in provincia solo Lucia Coppola (Alleanza Verdi Sinistra), Filippo Degasperi (Onda) e il sindaco di una grande città del Trentino (cioè Franco Ianeselli) sono stati gli unici a interessarsi. Gli altri restano in silenzio, aspettano che qualche altro bimbo muoia".

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