Morte di F36, la Lav: "Orsa uccisa a fucilate ma la Procura vuole archiviare il caso: ci opponiamo per far condannare i responsabili di questo ignobile atto di bracconaggio"
L'orsa si era resa responsabile di un falso attacco nei confronti di due giovani in val Giudicarie e per questo era finita nel mirino della Provincia. L'esemplare era stato poi trovato morto. La Lav: "E' stata uccisa con un colpo di arma da fuoco e ci sono gravi indizi verso quattro cacciatori: ci opponiamo alla richiesta di archiviazione"
TRENTO. "L'orsa F36 è stata uccisa, ci sono le conferme che è stata fucilata". E' duro il commento della Lav. "Sono indagati quattro cacciatori ma, nonostante i gravi indizi, la Procura di Trento vuole archiviare il caso. E' inaccettabile e prepariamo un atto di opposizione: vogliamo che i responsabili paghino per questo ignobile atto di bracconaggio".
La carcassa dell'orsa era stata trovata morta a settembre 2023, un esemplare che era finito nel mirino della Provincia e destinatario del decreto di "Autorizzazione al prelievo, quale misura di sottrazione all'ambiente naturale, tramite uccisione dell'esemplare di orso F36''. Un plantigrado che era stato catturato e dotato di radiocollare nel silenzio di piazza Dante a fine agosto dopo il falso attacco a un falso attacco a due giovani il 30 luglio in val Giudicarie.
"L'orsa è stata uccisa da un colpo di arma da fuoco", prosegue la Lav. "Questo è ciò che emerge dalla lettura dei contenuti della richiesta di archiviazione indirizzata al Gip di Trento. Un crudele orsicidio, figlio del clima d’odio costruito in Trentino da Fugatti, che in quel periodo era impegnato in una campagna elettorale fondata sulla ricerca del consenso attraverso la demonizzazione dei plantigradi. Con le sue 'sparate' che non hanno risparmiato nemmeno il progetto Life Ursus, secondo lui 'fuori controllo', anche se concluso ben vent’anni prima e con la richiesta di rimuovere 70 orsi dal territorio perché da lui considerati 'troppi'. Una sequela di castronerie che però ha trovato terreno fertile nel tessuto sociale trentino, tanto da arrivare all’uccisione dell’orsa F36".
Il ritrovamento del corpo senza vita "dell’orsa a poca distanza da un appostamento da caccia indirizzava subito le indagini verso quattro cacciatori, i cui cellulari e le denunce di uscita caccia confermavano la loro presenza in quella zona proprio il 24 settembre 2023, data della morte dell'esemplare. 'Shock ipovolemico conseguente a lesioni traumatiche agli organi vitali causate dal passaggio di un corpo metallico trasversalmente attraverso il torace dal lato destro a quello sinistro', sono le parole utilizzate dai consulenti che hanno eseguito la necroscopia sul corpo dell’orsa, a testimonianza che è stata uccisa da persone in grado di maneggiare un’arma da fuoco, visto che sono stati lesi proprio gli organi vitali. Persone d’altro canto vigliacche, sia perché hanno usato un’arma da fuoco contro un essere indifeso, sia perché, come ben chiarito dalle ipotesi investigative, l’uccisione era stata posta in essere senza alcuno stato di necessità come le evidenze della posizione dimostravano che l’animale non doveva trovarsi nella posizione di attacco”.
L'associazione animalista annuncia una battaglia in tribunale. "Nonostante i numerosi indizi a carico dei cacciatori, la Procura di Trento ha comunque deciso di chiedere l’archiviazione del caso. E' inaccettabile che nonostante i tanti elementi utili raccolti durante le indagini, i responsabili dell’uccisione di F36 possano farla franca", continua Massimo Vitturi, responsabile Animali selvatici della Lav. "Con il nostro ufficio legale stiamo preparando l’atto di opposizione, il procedimento non deve essere archiviato, vogliamo che i responsabili paghino per questo ignobile atto di bracconaggio”.
"Se dovesse essere confermata la responsabilità dei cacciatori dell’uccisione dell’orsa F36, verrebbe ancora una volta dimostrata la piena contiguità tra il mondo della caccia e quello del bracconaggio, due mondi che considerano divertimento e passatempo la sofferenza e l’uccisione di esseri viventi indifesi. Questo caso dimostra la necessità e l’urgenza di intervenire con maggiori e più serrati controlli nei confronti del mondo della caccia trentino, prima che si consolidi la presunzione di una sostanziale garanzia di impunità per coloro che, in assenza di un’azione politica competente da parte dell’amministrazione provinciale, decidono di farsi giustizia da sé, trasformando il Trentino in una sorta di nuovo far west dove vige la legge del più forte", conclude la Lav.