Se a fine settembre non si scende sotto lo zero nemmeno sulla cima della Marmolada: “I record cadono uno dopo l’altro”. Minimo storico dei ghiacci marini in Antartide
Il mese di settembre chiuderà con ogni probabilità su livelli da record per quanto riguarda le temperature in Trentino, dove dopo la breve ‘rinfrescata’ portata la scorsa settimana da una veloce perturbazione, gli effetti dell’anticiclone africano si faranno sentire anche almeno fino alla fine del mese: “Siamo su valori pazzeschi – dice a il Dolomiti Giacomo Poletti – lo zero termico è a 4.300 metri, un dato che sarebbe anomalo anche a luglio”
TRENTO. I più ottimisti avranno tirato fuori i cappotti la scorsa settimana, quando (finalmente) in Trentino il passaggio di una veloce perturbazione aveva portato a una rapida rinfrescata e ad un temporaneo abbassamento delle temperature. Veloce com’è arrivato però, il fresco se n’è andato pochi giorni dopo portando, per l’ennesima volta negli ultimi anni, ad una situazione di blocco che vede la presenza di un forte anticiclone di origine africana sul nostro territorio, con temperature ben superiori a quelle medie in particolare oltre i 2mila o 3mila metri di quota dove, dice a il Dolomiti l’ingegnere ambientale e membro di Meteo Trentino Alto Adige Giacomo Poletti, sono diversi i record già infranti questo mese. E, al momento, non si vedono prospettive di svolta nemmeno a lungo termine. Ma partiamo dai numeri.
“Rimanendo in quota – dice Poletti – le temperature oggi (27 settembre) sono praticamente sul 99esimo percentile. Tradotto: si tratta di livelli che, teoricamente, dovrebbero vedersi una volta in un secolo. Ieri (26 settembre) su cima Presena a 3015 metri di altitudine la massima è stata di 9,4 gradi”. In altre parole, nonostante l’arrivo dell’autunno e l’ormai prossima fine di settembre, buona parte dei ghiacciai alpini si trova ancora in una fase di piena ablazione. “Se guardiamo alla Marmolada – continua l’esperto – i dati della stazione di Punta Penia hanno visto ieri una minima di 1,6 gradi e una massima di 12,4: non scendere al di sotto dello zero a quelle quote a fine settembre poteva essere considerata una rarità fino a soli pochi anni fa”. Ma, vista la situazione di questi giorni, non è nemmeno detto che anche questi livelli non possano essere superati.
“Questa mattina – aggiunge Poletti – lo zero termico è salito a quota 4.400 metri. Stiamo parlando di valori che sarebbero anomali anche nelle fasi più calde dell’estate, in luglio o agosto. Se una massa d’aria calda del genere avesse interessato il nostro territorio a giugno è ragionevole pensare che le temperature avrebbero raggiunto i 39-40 gradi anche in Trentino. E non ci sono prospettive di cambiamento in vista per i prossimi giorni”. La quota di zero termico oscillerà infatti tra i 4.000 ed i 4.300 metri (quando un valore ‘normale’ sarebbe di circa 3.000 metri), spinta verso l’alto dagli effetti delle temperature fuori norma dei mari (Qui Approfondimento), in grado di scaldare masse d’aria enormi. “Riscriviamo i record ormai di mese in mese – aggiunge l’ingegnere ambientale – sempre verso l’alto”.
E gli effetti del riscaldamento hanno ovviamente conseguenze a livello globale: “Il Mediterraneo attualmente è ben oltre la media per quanto riguarda la temperatura superficiale dell’acqua. Guardando alla situazione europea vediamo, come più volte sottolineato, la continua persistenza degli anticicloni africani che coprono la Spagna, la Francia e le Alpi, lasciando il fianco a possibili infiltrazioni più fresche da est”. Infiltrazioni in grado di dare il via poi a quei fenomeni che abbiamo osservato nelle ultime settimane in Grecia, in Libia e negli scorsi giorni in Sud Italia, dove sono state registrate grandinate da record a Battipaglia in grado di distruggere sedie e tavoli da esterni. “Sono tutte manifestazioni in linea con i cambiamenti descritti dai modelli climatici – continua Poletti – mentre purtroppo in Grecia, in particolare nella zona della Tessaglia, il rischio di alluvioni per i prossimi giorni è tornato a salire”.
A livello globale, uno dei record (negativi) di cui più stanno discutendo gli addetti ai lavori è poi rappresentato dall’estensione del ghiaccio marino in Antartide, che proprio in questa fase dovrebbe trovarsi sostanzialmente al suo massimo vista la fine del periodo invernale. L’apice dell’estensione della banchisa antartica è stato raggiunto infatti il 10 settembre, ma la superficie totale è di circa 1,5 milioni di chilometri quadrati inferiore al valore medio storico. “In Antartide – dice Poletti – è stato registrato un minimo senza precedenti, nell’Artico siamo invece al secondo posto nella serie storica”. In attesa del prossimo record.