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“Peggio dell’estate 2023 solo quella 2022: persa una superficie di ghiaccio pari a 3 campi da calcio. Si è aperta una grotta glaciale con un laghetto sottostante”

L’analisi del Parco Nazionale Gran Paradiso sulla situazione del ghiacciaio Grand Etrèt in Valsavarenche: “Il bilancio 2022-2023 costituisce il secondo peggior valore della serie storica e risulta migliore solamente del dato record (in negativo) dello scorso anno. rispetto al 2022, la superficie glaciale ha subito una contrazione di circa il 9%”

Di Filippo Schwachtje - 04 ottobre 2023 - 11:05

AOSTA. “Il Grand Etrèt in Valsavarenche, monitorato dai guardaparco, ha perso uno spessore medio di 2,7 metri di ghiaccio rispetto allo scorso anno, con una riduzione della propria superficie di oltre due ettari, pari a quella di tre campi da calcio”. A confermarlo sono le autorità del Parco Nazionale Gran Paradiso, nel ribadire come quest’estate, nonostante le nevicate registrate in quota nel corso del mese di maggio, si sia rivelata l’ennesima stagione di sofferenza per i corpi glaciali nel territorio del Parco (e non solo).


“Il bilancio 2022-2023 (-2386 millimetri di acqua equivalente) costituisce il secondo peggior valore della serie storica – scrivono infatti dal Parco – con un valore più del doppio del dato medio 2000-2022 di -986 millimetri, e risulta migliore solamente del dato record (in negativo) dello scorso anno (-3662 millimetri di acqua equivalente). Rispetto al 2022 la superficie glaciale ha subito una contrazione di circa il 9%, e del 62% dal 1999, anno in cui sono iniziate le misurazioni”.


Come anticipato infatti, le scorte di neve accumulate grazie alle abbondanti precipitazioni nevose del mese di maggio “si sono completamente esaurite tra luglio ed agosto e non sono state sufficienti, come si temeva, a proteggere il ghiacciaio dalla radiazione solare. La fusione si è rivelata importante presso tutte e cinque le paline installate sul ghiacciaio, con valori compresi tra i 460 ed i 192 centimetri di ghiaccio persi. Le temperature si sono mantenute elevate lungo tutto il corso dell’estate (salvo qualche giorno più fresco all’inizio di agosto) e solo la nevicata del 28 agosto, con l’apporto sopra i 2.400 metri di quota di diversi centimetri di neve, ha permesso un rallentamento della fusione ricoprendo il ghiacciaio per parecchi giorni”.


“Una misurazione intermedia effettuata il 9 agosto – continuano gli esperti del Parco – ha consentito di appurare il ritmo medio di fusione di ghiaccio fino al 20 settembre (42 giorni di fusione): tale trend varia dai 4,7 centimetri al giorno presso la palina I sita a 2.750 metri di quota ai 3,4 centimetri al giorno presso la palina V, sita a 3.025 metri di quota”. Un secondo sopralluogo effettuato il 17 agosto alla palina I ha poi permesso di valutare come, in soli 8 giorni di fusione, siano scomparsi ben 62 centimetri di ghiaccio, al ritmo impressionante di quasi 8 centimetri al giorno.

 

“L’impatto del cambiamento climatico è evidente – sottolinea il guardaparco Alberto Rossotto, responsabile del team di monitoraggio dei ghiacciai – segno della sofferenza del corpo glaciale sono stati documentati nel corso del rilievo: assenza di neve residua, grosse bédières attive, presenza di detriti di frana, mulini glaciali, collasso di porzioni di ghiaccio, ma soprattutto l’apertura di una grossa grotta glaciale in visibile espansione, con piccolo laghetto sottostante, poco sopra la zona della fronte”.

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