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'Ndrangheta in Trentino, al via il processo ''Perfido'': 15 imputati. Libera: ''Grazie alle relazioni la mafia si è infiltrata nel tessuto economico e istituzionale''

"La mafia quando arriva in un territorio ne uccide la bellezza e anche le relazioni'' spiega a ilDolomiti l'avvocata e vicepresidente nazionale di Libera, Enza Rando. Il 15 ottobre del 2020 l'operazione Perfido condotta dai Carabinieri del Ros, con l'impegno anche della Guardia di Finanza, ha portato a galla la costituzione di una "locale" della 'ndrangheta, basata a Lona Lases e infiltrata nelle attività di estrazione del porfido. Da qui avrebbe poi allacciato i rapporti con il mondo politico e istituzionale trentino

 

L'avvocata Enza Rando assieme a don Ciotti
L'avvocata Enza Rando assieme a don Ciotti
Di Giuseppe Fin - 20 gennaio 2022 - 20:40

TRENTO. “Quando la mafia arriva in un territorio ne uccide la bellezza e anche le relazioni. Saccheggia ogni cosa perché non ha bisogno di creare sviluppo umano e benessere. Quello che sta per iniziare è un processo importante che vuole far aprire gli occhi”. A dirlo è Enza Rando, avvocato e vicepresidente nazionale di Libera, l'associazione di don Ciotti che si costituirà parte civile nel filone principale del processo che inizierà a Trento. 

 

Si tratta del primo grosso processo per mafia in Trentino che vede 18 imputati (3 hanno scelto il rito abbreviato). Il 15 ottobre del 2020, un'operazione della Procura con i carabinieri nel Ros ha portato a galla in Trentino di una cosca della 'ndrangheta calabrese che aveva preso il controllo di un grosso giro d'affari nel settore del porfido con infiltrazioni nella politica locale e nel mondo economico locale (QUI L'ARTICOLO). 

 

Associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione di armi, voto di scambio, violenza, intrusione informativa e vari falsi. Sono solo alcuni dei reati a cui dovranno rispondere 15 imputati: Demetrio Costantino, Pietro Battaglia, Mario Giuseppe Nania e Domenico Morello. C'è poi Innocenzo Macheda, ritenuto secondo le indagini capo dell'organizzazione, Giuseppe Battaglia, Pietro Denise, Domenico Ambrogio, Giovanni Alampi, Antonino Quattrone e Alessandro Schina. Ci sono ancora Giovanna Casagranda, Federico Cipolloni e Fabrizio De Santis e Vincenzo Vozzo.  

 

Il 15 dicembre scorso, invece, ha preso il via un altro filone del processo che ha riguardato Giuseppe Paviglianiti, presidente dell'associazione Magna Grecia di Trento, Arafat Mustafà e Saverio Arfuso che hanno scelto un rito alternativo dopo l'emissione del decreto di giudizio immediato notificato nei mesi scorsi (QUI L'ARTICOLO). (La prima udienza del processo per l’indagine “Perfido”, potrebbe slittare a un’altra data a causa della positività al Covid di uno dei 18 imputati).

 

L'OPERAZIONE 
L'operazione Perfido condotta dai Carabinieri del Ros e che ha visto l'impegno anche della Guardia di Finanza con il sequestro di un patrimonio imponente, ha portato a galla la costituzione di una "locale" della 'ndrangheta, basata a Lona Lases e infiltrata nelle attività di estrazione del porfido. Da qui avrebbe poi allacciato i rapporti con il mondo politico e istituzionale trentino. 

 

L'indagine  è durata oltre due anni e tutto era partito da alcuni reati di tipo ambientale. Un po' alla volta si è fatto luce su una organizzazione autonoma e operativa in tutto il territorio radicata ormai da anni e legata dal punto di vista organizzativo alla potente cosca Serraino presente a Reggio Calabria e con collegamenti anche fuori dall'Italia. L'indagine è stata condotta in sinergia con la procura di Reggio Calabria. 

 

“Non bisogna mai attendere le operazioni della magistratura per capire e conoscere territorio. Le indagini riescono poi a fare luce su quello che sta accadendo e sono importanti ma la società dovrebbe prevenire, dovrebbe avere gli strumenti per conoscere, a volte ci sono, a volte si devono cercare” afferma a ilDolomiti l'avvocata Rando. 

 

Avvocata Enza Rando lei negli ultimi anni, per Libera, ha seguito diversi processi per mafia in Nord Italia. Come ha fatto ad arrivare la 'Ndrangheta in Trentino?
L'operazione Perfido ha svelato una situazione che è presente da anni e che ci dimostra che bisogna aprire gli occhi. Le mafie, la 'Ndrangheta in questo caso, hanno sempre guardato i territori come il Trentino. Si sono insediate con strumenti diversi da quelli che ci hanno raccontato. Abbiamo sempre sentito dire che le mafie ci sono perché uccidono, perché sparano. Ma le mafie ci sono anche perché in alcuni territori fanno affari. Certamente non mancano oggi gli atti di violenza ma, soprattutto al Nord, la 'Ndrangheta cerca il più possibile di ridurli al minimo per non essere visibile.  Si insinua sotto un falso profilo economico per violare le regole del mercato, e quando c'è tanta liquidità per riciclare. 

 

La 'Ndrangheta appare come qualcosa di invisibile come qualcosa di nascosto nel sottosuolo. Ma quali sono gli strumenti che usa per arrivare ai livelli alti di istituzioni e mondo economico?
Al Nord, lo abbiamo visto in Lombardia ma anche in Emilia Romagna con il processo Aemilia, l'obiettivo principale per radicarsi è stato quello di cercare relazioni affinché gli consentissero poi di penetrare nel mondo politico, economico, delle forze dell'ordine, delle istituzioni.  Veramente oggi gli occhi bisogna aprirli. Servono occhi spesso raffinati, al Sud i mafiosi li vedi in faccia come ce li hanno raccontati. Al nord invece li vedi spesso fare gli imprenditori. Le relazioni diventano la loro forza per creare una falsa legalità. 

 

E tutto questo lo si vede nel processo Perfido?
Il processo offre questo sguardo. Noi come Libera ci costituiremo, come fatto già in passato, come parte civile. Lo facciamo perché c'è la necessità di guardare, analizzare, far capire. Farlo senza mai dire, però, che tutto è mafia. Quando arriva la mafia in un territorio ne uccide la bellezza, ne distrugge le relazioni. Quando arriva saccheggia perché non ha nessun bisogno di creare sviluppo umano, benessere. A loro tutto questo non interessa. 

 

Voi avete organizzato un sit-in all'esterno del Tribunale per l'avvio del processo. 
Si perché vogliamo far capire quando l'importanza di quello che sta accadendo. Solo così si riesce a costruire una società più attenta e che vuole bene al proprio territorio. 

 

A partire dalle ore 9.15 di venerdì 21 gennaio davanti al Tribunale di Trento ci sarà un presidio organizzato da Libera. Nella stessa giornata alle ore 20.30 a palazzo Geremia si terrà l'incontro "La 'Ndrangheta nel Nord Italia dall'Emilia Romagna al Trentino".

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