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'Ndrangheta in Trentino, cene e incontri con politici e imprenditori. Maxi operazione dei carabinieri, emesse 19 misure cautelari

La 'ndrangheta in Trentino infiltrata nel settore del porfido è riuscita a raggiungere la politica comunale, provinciale e nazionale. Le indagini hanno portato gli inquirenti anche all'associazione Magna Grecia di Trento. La locale trentina è legata alla potente cosca Serraino presente a Reggio Calabria

Di Giuseppe Fin - 15 ottobre 2020 - 13:49

TRENTO. Associazione a delinquere di stampo mafioso, detenzione di armi, voto di scambio, violenza, intrusione informativa e vari falsi. Sono solo alcuni dei reati che hanno portato a misure cautelari emesse dal tribunale di Trento su richiesta della locale procura, a carico di 19 soggetti indagati a vario titolo, per associazione mafiosa in quanto appartenenti alla 'ndrangheta. Tredici persone sono state portate in carcere, altre cinque agli arresti domiciliari mentre una persona ha l'obbligo di firma.

 

Contestualmente il Ros e la polizia di stato di Reggio Calabria, hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla locale Procura distrettuale, a carico di altri 5 soggetti pure indagati per associazione mafiosa e di altri gravi delitti, sui quali sono state registrate, in fase di indagine, convergenze investigative che hanno quindi portato al coordinamento investigativo, sotto l’egida della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, tra le Procure della Repubblica di Reggio Calabria e Trento.

 

Un'indagine che è durata oltre due anni e tutto sembrerebbe partito da alcuni reati di tipo ambientale. Siamo nel mondo del porfido e a Lona Lases. Da qui gli inquirenti hanno esteso le loro indagini e approfondenti che avrebbero consentito di portare alla luce l'esistenza e l'operatività in Trentino di un nucleo locale della 'ndrangheta. Una organizzazione autonoma e operativa in tutto il territorio, che sarebbe legata dal punto di vista organizzativo alla potente cosca Serraino presente a Reggio Calabria e con collegamenti anche fuori dall'Italia.

 

Le indagini avrebbe consentito di ricostruire ruoli e funzioni degli affiliati all'interno della locale trentina, al cui vertice, per gli inquirenti, ci sarebbe Innocenzo Macheda e che sarebbe coadiuvato dagli altri esponenti di rilievo identificati in Domenico Ambrogio, e i fratelli Pietro e Giuseppe Battaglia (quest'ultimo in passato assessore nel comune di Lona Lases), dall'imprenditore Domenico Morello e da Demetrio Costantino, anche lui imprenditore nel settore del porfido e dell’edilizia. 

 

“Abbiamo focalizzato la nostra attenzione – ha spiegato il comandante dei Ros Pasquale Angelosanto – su una componente della 'ndrangheta che operava in Trentino. Parliamo di una strutturata presenza e non di soli esponenti soliti a delinquere fuori dal proprio territorio. Qui abbiamo individuato proprio una locale con i suoi capi e i suoi promotori e che faceva riferimento alla cosca dei Serraino presente nell'area metropolitana di Reggio Calabria”.

 

La base della locale sarebbe nel comune di Lona Lases dove sarebbe stata attiva soprattutto nell'attività imprenditoriale legata all'estrazione del porfido. L'organizzazione criminale sarebbe riuscita con il tempo ad assumere il controllo delle varie attività da quella estrattiva a quella della commercializzazione. Per fare ciò si sarebbe arrivati anche al condizionamento dell'Amministratore locale e, appunto, sarebbero stati coinvolti anche i fratelli Battaglia (Giuseppe Battaglia ex assessore di Lona Lases). 

 

Oltre a questi aspetti imprenditoriali, le indagini avrebbero portato anche alla luce dei condizionamenti elettorali che hanno portato alla contestazione di scambio elettorale politico-mafioso e che avrebbero toccato diversi esponenti politici comunali, provinciali e nazionali. Tra di loro ci sarebbe anche un attuale consigliere provinciale (al momento non indagato) che, durante la campagna elettorale del 2018 per le elezioni provinciali, sarebbe stato avvicinato da un imprenditore che gli avrebbe assicurato i voti della comunità musulmana di Rovereto in cambio delle autorizzazione per la costruzione di un centro di preghiera. Tra le persone coinvolte poi figura anche il nome di un ex parlamentare. Le indagini hanno portato anche all'arresto di un carabiniere che operava a Roma ma che sarebbe stato ''gancio'' proprio delle 'ndrangheta e degli affari gestiti dalla locale presente in Trentino.

 

Ma non solo perché la locale che aveva autonomia di impresa pur rispondendo all'organizzazione madre dal punto di vista degli assetti, aveva anche creato delle associazioni. “Questo – ha continuato Angelosanto – allo scopo di darsi un volto lecito. Una di queste associazioni sarebbe la “Magna Grecia” con sede a Trento, i cui soggetti sono indagati e il presidente arrestato.  Ci sarebbe stato il compito di promuovere attività culturali ma allo stesso anche di promuovere attività di sostegno nei confronti degli associati alla cosca come la raccolta di denaro per sostenere persone appartenenti alla 'ndrangheta che erano state arrestate”.

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