'Ndrangheta in Trentino, prime richieste di patteggiamento: via la misura cautelare a Paviglianiti (Magna Grecia) con esclusione del reato di associazione per delinquere
Meno certezze, invece, si hanno per gli altri due imputati: Mustafà Arafat e Saverio Arfuso. Nel primo caso si sta valutando una ipotesi di uscita altrettanto rapida dal processo che escluda il 416 bis. Per Arfuso rito abbreviato. La prossima udienza è prevista per febbraio

TRENTO. Giuseppe Paviglianiti, presidente dell'associazione Magna Grecia di Trento, Arafat Mustafà e Saverio Arfuso. Sono questi i tre imputati dell'udienza legata all'inchiesta 'Perfido' sulla 'Ndrangheta in Trentino, che si è svolta questa mattina davanti al gip di Trento e che ha riguardato chi ha scelto un rito alternativo dopo l'emissione del decreto di giudizio immediato notificato nei mesi scorsi.
Nel corso di questa prima udienza si sono costituiti parte civili Libera, Fillea Cgil e Filca Cisl assieme a tre lavoratori cinesi impiegati nel settore del porfido. Le parti civili sono state ammesse solo per due imputati. “Dalle indagini sono emersi e sono documentati empiricamente molteplici episodi di gravissimo sfruttamento, violenze, minacce ai danni di almeno 13 lavoratori – spiegano per i sindacati Sandra Ferrari con Giampaolo Mastrogiuseppe per Fillea e Fabrizio Bignotti con Filca -. Un quadro sconcertante di fronte al quale i nostri sindacati non possono restare indifferenti.
L'udienza di oggi riguarda uno dei filoni collegati all'inchiesta per mafia in Trentino che ha preso il nome di “Perfido” e che ha visto l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso per 18 persone oltre ad aver portato al sequestro di oltre 2 milioni di euro.
Per Giuseppe Pavaglianiti, difeso dall'avvocato Nicola Zilio, che si era già detto in passato “Estraneo a qualsiasi nucleo ‘ndranghetista'” (QUI L'ARTICOLO), vi è stata una richiesta di applicazione della pena con sospensione condizionale della pena che però implica una diversa qualificazione dei fatti contestati con esclusione di ogni partecipazione alla ‘ndrangheta.
“Rilevo che sin dall’inizio del procedimento – ha spiegato l'avvocato Zilio - non c’è mai stata richiesta da parte della Procura Distrettuale Antimafia di applicazione di custodia cautelare in carcere nei confronti del signor Paviglianiti e quindi da sempre il suo ruolo nella vicenda è stato considerato molto minimale e marginale dagli stessi inquirenti”. I Pubblici Ministeri all’udienza di oggi hanno già formalmente prestato il loro consenso alla richiesta formulata dall’avvocato Zilio sulla quale il Giudice si pronuncerà all’udienza di febbraio.
“Si precisa – continua il legale di Paviglianiti - che la richiesta di patteggiamento non è da intendersi come ammissione di responsabilità, e ad oggi il signor Paviglianiti si dichiara e si considera estraneo ad ogni connessione con il mondo del crimine tanto più di matrice mafiosa. Il signor Paviglianiti che è persona incensurata, non ha nulla a che fare col mondo del porfido, nulla sa di tutte le vicende ad esso legate e mai ha reso dichiarazioni che riguardano i coimputati.
E’ stata una scelta sofferta, frutto di un bilanciamento di interessi, e del desiderio di uscire quanto prima da un processo che ha già provato molto lui e la sua famiglia e che si prospetta, comunque vada, molto lungo e molto difficoltoso anche dal punto di vista personale e psicologico per tutti gli imputati”. Sempre per Paviglianiti, l'unico in questo caso dei tre imputati, è stata accolta la richiesta dell’avvocato di esclusione di tutte le parti civili che oggi hanno chiesto di costituirsi ed è anche stata accolta la sua richiesta di revoca della misura cautelare.
Meno certezze, invece, si hanno per gli altri due imputati. Parliamo di Mustafà Arafat e Saverio Arfuso. Per quanto riguarda Arafat, è stato spiegato dagli avvocati Giuliano Valer e Giorgio Pontalti, si sta valutando una ipotesi di uscita altrettanto rapida dal processo che escluda il 416 bis proprio per la sua posizione particolare ritenuta marginale. Anche in questo caso si potrebbe arrivare ad un patteggiamento anche se per il momento i Pm non hanno espresso alcun consenso. Le difese potrebbero a tal fine valutare l'opportunità di un risarcimento alle persone offese.
Per il terzo imputato, Saverio Arfuso, le indagini portate avanti nell'Operazioni Perfido, lo avevano indicato tra i vertici della Locale di Cardeto, centro del reggino con collegamenti in Trentino. Già in passato si era parlato di “gravi indizi di colpevolezza”. In questo caso ci sarà il rito abbreviato. Il giudice si pronuncerà nell'udienza prevista a febbraio.