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"Una sentenza storica", gli avvocati dei genitori del bimbo in stato vegetativo per aver mangiato il formaggio a latte crudo contaminato: "C'è un nesso causale e si procederà per omicidio colposo"

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna dell'ex presidente del Caseificio e al casaro, oltre al risarcimento da 1 milione. Gli avvocati Paolo Chiariello e Monica Cappello: "I genitori hanno condotto una  battaglia giudiziaria lunga, coraggiosa e difficile, ma soprattutto generosa perché si sono messi a disposizione per un unico obiettivo: un caso di questo tipo non può e non deve accadere a qualche altro bambino". Alla morte di Mattia "si procede d'ufficio per omicidio colposo"

Di Luca Andreazza - 10 marzo 2025 - 06:00

TRENTO. "E' una sentenza storica e che fa scuola, un dispositivo che crea un precedente fondamentale in materia di tutela della salute pubblica", queste le parole degli avvocati Paolo Chiariello e Monica Cappello, che assistono il padre e la madre di Mattia, il piccolo in stato vegetativo da quando aveva 4 anni. "I genitori hanno condotto una battaglia giudiziaria lunga, coraggiosa e difficile, ma soprattutto generosa perché si sono messi a disposizione per un unico obiettivo: un caso di questo tipo non può e non deve accadere a qualche altro bambino".

 

Negli scorsi giorni è arrivata la conferma della Corte di Cassazione sulla sentenza del giudice di pace con riferimento alla drammatica vicenda di Mattia, il bimbo in stato vegetativo da 8 anni per aver mangiato un pezzo di formaggio a latte crudo contaminato dall'escherichia coli. La provvisione è di un milione di euro per lesioni personali gravissime. E che potrebbe non essere finita qui, con l'apertura del processo per omicidio colposo alla morte del piccolo.

 

Intanto nel dettaglio, a favore del bambino sono andati 600 mila euro mentre ai genitori Giovanni Battista Maestri e alla moglie Ivana rispettivamente 200 mila euro. "Risorse che intendiamo usare per aiutare gli altri bambini", le parole del padre. "Non è una vittoria, non c'è nulla da festeggiare ma c'è una verità sulla condotta del caseificio" (Qui articolo).

 

I ricorsi degli imputati, l'ex presidente del caseificio sociale di Coredo Lorenzo Biasi e il casaro Gianluca Fornasari, sono stati rigettati, ritenuti inammissibili e così non è scattata la prescrizione. E' arrivata la condanna per lesioni personali gravissime e la vicenda non è destinata a chiudersi. "Purtroppo alla scomparsa di Mattia si procederà d'ufficio per omicidio colposo in quanto si apre un altro procedimento. Intanto, però, c'è la soddisfazione di un aver raggiunto un traguardo storico a beneficio della comunità".

 

Questa sentenza è, infatti, destinata a rivoluzionare il settore: gli avvocati e questa triste vicenda hanno evidenziato il nesso causale tra le gravissime condizioni di salute e l'aver mangiato il formaggio a latte crudo contaminato. E' stato stabilito che quella consumazione e l'insorgere della terribile Sue, la sindrome emolitico-uremica, una infezione causata da alcuni ceppi di escherichia coli, sono collegati e sono la causa dello stato vegetativo insanabile di Mattia. 

 

"E' stato difficile e complicato", dicono Chiariello e Cappello. "Ci siamo avvalsi di un pool di esperti multidisciplinari per riuscire a costruire una copertura scientifica che potesse dimostrare la relazione tra il formaggio a latte crudo e l'insorgere della malattia. Si tratta di un precedente particolarmente pesante in termini di tutela della salute alimentare e adesso il produttore sarà più attento a garantire il diritto del consumatore. Fino a oggi si è scherzato con il fuoco ma adesso sono state chiarite le responsabilità".

 

Da Mattia alla morte del piccolo Elia di Genova, ci sono stati numerosi altri casi. Molte forme di formaggio a latte crudo, perché contaminate, sono state ritirate nei mesi scorsi in Trentino. La soglia di attenzione si è certamente alzata ma è evidente la necessità di creare una maggior cultura rispetto a queste produzioni che possono comportare dei rischi a bambini di età inferiore ai 10 anni, donne in gravidanza, pazienti oncologici e anziani. A Roma il disegno di legge dovrebbe portare a un'informazione e un'etichettatura più chiara dei prodotti.

 

"In altri Paesi si è già intervenuti", evidenziano Chiariello e Cappello. "Già nel 2019, per esempio, in Francia è stata messa in campo un'importante campagna di etichettatura. La battaglia dei genitori di Mattia hanno certamente acceso un faro in Italia: si sono messi a disposizione con sofferenza e dolore per evitare che ci possano essere altri casi. Però tanto c'è ancora da costruire per affrontare nel miglior modo possibile questa emergenza sanitari: ci sono tanti drammi simili perché troppo spesso non vengono rispettate le più basilari norme igieniche, non c'è un'informazione adeguata, non c'è sufficiente sensibilizzazione sui pericoli e sui rischi. Questa sentenza va a colmare questa lacuna perché si passa al dolo".

 

Insomma, la sentenza passata agli archivi con la conferma della Corte di Cassazione dovrebbe portare a un cambio di rotta. "Queste tragedie non si devono ripetere e c'è una grande ignoranza sulla nostra effettiva tradizione alimentare. Nel 2012 i Cdc hanno pubblicato un rapporto in cui si evidenzia che i latticini non pastorizzati presentano una probabilità di causare malattie alimentari 150 volte maggiori rispetto ai prodotti pastorizzati. Un esperto della Agenzia per gli alimenti e i medicinali (Food and Drug Administration – Fda), senza mezzi termini, ha definito il consumo di latte crudo l’equivalente alimentare della roulette russa". Considerazioni contenute nella pubblicazione di Tom Nichols, “La conoscenza e i suoi nemici – L’era dell’incompetenza ed i rischi per la democrazia”, Luiss University Press 2018 (ed or. Oxford University Press 2017) e nel testo del professor Alberto Grandi, "Denominazione di origine inventata".

 

"Il risultato è stato importante e rappresenta una pietra miliare nella prevenzione. E' stato un onore assistere i genitori di Mattia, martiri in questo difficile processo", concludono Chiariello e Cappello.

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