La via Crucis dell'ipocrisia, di chi parla di popoli ''fratelli'' e di chi alla fine, così, fa il gioco di Putin (con il plauso del Popolo della Famiglia)
Le televisioni e i media cattolici ucraini hanno deciso di non trasmettere la via Crucis di Roma che ha visto sfilare una russa e un'ucraina unite nel portare la croce il tutto nel silenzio generale ''più eloquente della parole''. Un ''simbolo'' che rischia di confondere aggressori e aggrediti, vittime e carnefici al quale si sarebbe preferita una chiara condanna del Papa di Putin e della sua guerra. Non a caso l'iniziativa è piaciuta molto al Popolo della Famiglia che parlando di ''fratelli'' ha chiarito il messaggio emerso dalla serata
ROMA. L'ipocrisia di una croce all'ombra del Colosseo. L'ipocrisia di ergere a simboli due donne, una russa e una ucraina, facendo percorrere loro parte della via Crucis insieme come segno di pace e di amicizia mentre contemporaneamente in Ucraina infuria la guerra con un invasore che stupra, uccide, distrugge e degli invasi che lottano per le loro case, le loro vite, la loro libertà. L'ipocrisia di scegliere di non dire niente quando solo le parole avrebbero potuto rendere più reale quanto stava accadendo. Orazio Coclite, voce storica della Via Crucis, ha detto: "Di fronte alla morte, il silenzio è più eloquente delle parole. Ognuno preghi nel proprio cuore per la pace nel mondo".
Bello, invece, sarebbe stato un forte appello alla pace rivolto al presidente russo (quando c'è un aggredito e un aggressore è il secondo che deve interrompere l'aggressione sennò non c'è pace che tenga se non quella nata dalla sconfitta totale del primo), parole chiare, dirette (già non erano arrivate il 25 marzo), contro quel Putin che fino a pochi mesi fa in molti in Italia definivano proprio il ''baluardo della Cristianità in Europa'' (Giorgia Meloni l'ha specificato anche nel suo libro: “Putin difende i valori europei e l'identità cristiana”), paladino della lotta ai diritti e alle libertà, uomo forte che tanto piaceva (e forse piace ancora?) al conservatorismo ultracattolico (tra ex mogli e amanti dell'età delle sue prime figlie) di casa nostra.
Non per niente oggi è Adinolfi e il suo Popolo della Famiglia a plaudire a quanto andato in scena ieri a Roma con delle parole molto chiare: ''Con le due donne unite alla Croce il Papa compie il più concreto dei gesti contro la guerra. Francesco indica così un percorso di pace tra due popoli che erano fratelli e ora sono divisi da chi, a differenza del Papa, soffia sul fuoco per alimentare le sofferenze belliche. La nuova fornitura di armi all’Ucraina da parte del governo Draghi, peraltro decisa con decreto secretato, non è certo un gesto per costruire la pace. Italia ed Europa stanno continuando ad assecondare sconsideratamente la linea provocatoria e bellicista di Joe Biden. Ma gli interessi statunitensi confliggono con quelli delle famiglie italiane che sono contrarie alla fornitura di armi e, con il Papa, vogliono una road map per la costruzione della pace. Il messaggio pasquale parte dal Colosseo e arriva in ogni angolo del mondo. Viva il Papa''.
Putin non viene nemmeno nominato da Adinolfi (che in passato ha criticato Francesco in tutti i modi per le sue aperture ''progressiste''), i cattivi sono gli americani e l'Italia che fornisce le armi agli ucraini (che, per inciso, esistono ancora perché avevano le armi e hanno potuto combattere) e con quelle parole ''indica un percorso di pace tra due popoli che erano fratelli'' spiega perfettamente il messaggio che emerge da questa via Crucis e che non potrà che piacere a Putin e i suoi: russi e ucraini sono due popoli fratelli e alla fine, tutto sommato, se è così non si capisce nemmeno perché combattano, potrebbero ricongiungersi magari sotto un'unica bandiera?
I russi, sicuramente, non potranno che essere contenti di quanto visto a Roma ieri sera. Gli ucraini, che sono stati invasi da questi ''fratelli'', che hanno visto le loro vite andare in pezzi, distrutte in poche settimane, che non hanno più case, lavoro, parenti, amici, che sono dovuti scappare diventando dei profughi o che sono rimasti in patria a combattere e morire in una guerra assurda, contenti non lo sono stati per niente. E infatti non hanno nemmeno trasmesso la cerimonia. L'intera via Crucis è stata boicottata dai media cattolici come Ugcc Live TV, la rivista cattolica Credo, Radio Maria e Ewtn Ucraina così come dalle tv nazionali ucraine. E tra gli ucraini la via Crucis di Roma è stata vista come una totale mancanza di rispetto nei loro confronti, verso il loro dolore e la loro situazione (l'immagine che pubblichiamo è piuttosto evocativa).
Il concetto di fratelli, quindi, è quanto mai astratto e lo si può usare come meglio conviene. Ma tra Caino e Abele la differenza esiste. Uno uccide e l'altro muore.