Dall'incubo dei contagi alla mancanza di personale, in alcune Rsa stop ai nuovi accessi. Chiogna: 'Valutiamo in qualche zona il blocco dei rientri nel fine settimana''
L'assedio dalla pandemia nelle Rsa non è ancora terminato. Le strutture dopo un anno di contagi e di morte ora devono affrontare il problema delle mancanza del personale che con le sospensioni dei no vax si è ulteriormente aggravato. Upipa: "In alcune strutture il numero di personale è al limite e basta un raffreddore o un'influenza per bloccare le entrate e rendere la situazione davvero pesante"
TRENTO. Non solo l'incubo di un ritorno dei contagi ma anche la sospensione del personale novax ed ora la difficoltà nel trovare nuovi infermieri. L'assedio della pandemia alle Rsa Trentine non è finito. Lo dimostrano le criticità che alcune strutture proprio in questi giorni stanno affrontando. In alcuni casi la mancanza di personale ha portato al blocco di nuovi accessi in altri, invece, si sta riflettendo per lo stop alla possibilità degli ospiti di ritornare in famiglia nel fine settimana a casa dell'elevata percentuale di contagi.
La situazione è stata confermata dalla presidente dell'Upipa, Michela Chiogna che in queste settimane sta seguendo anche l'importante partita dei ristori, fondamentale per far arrivare qualche aiuto alle tante strutture con i bilanci in rosso perché travolte dal coronavirus.
Ma a lanciare l'allarme nei giorni scorsi è stata anche la consigliera provinciale del Patt, Paola Demagri, che fin dall'inizio della pandemia ha seguito l'evolversi della situazione all'interno delle Rsa Trentine. La consigliera, con un documento ha sottolineato le criticità nate dal personale che non ha voluto vaccinarsi, la mancanza in alcuni casi di posti letto autorizzati con retta 'Uvm' e l'allungamento delle liste di attesa.
Situazioni che rischiano anche di aggravarsi con la stagione invernale. “E' come essere sempre su 'un crinale' perché in alcune strutture il numero di personale è al limite e basta un raffreddore o un'influenza per bloccare le entrate e rendere la situazione davvero pesante” ci spiega la presidente dell'Upipa.
VACCINAZIONI
La somministrazione delle terze dosi all'interno delle Rsa è praticamente completata con una adesione al richiamo simile al primo. “Rispetto alle tempistiche per le persone che possono ricevere la terza dose – ci spiega Chiogna – siamo a regime. Abbiamo un 96% di adesione, alcuni ospiti non hanno potuto vaccinarsi perché soggetti a determinate patologie.
Anche dal punto di vista dei contagi al momento non sembrano esserci criticità. L'allarme di un focolaio che nelle scorse settimane aveva preoccupato una struttura nel Primiero sembra ormai rientrato.
Meno buona, invece, sembra essere la percentuale del personale che ha fatto la terza dose. “Purtroppo – ci spiega la presidente di Upipa – non abbiamo dati certi ma non c'è una grande adesione”.
PERSONALE
E' pesante la mancanza di personale all'interno delle Rsa. Una situazione già grave prima della pandemia che si è ulteriormente aggravata con i no vax che sono stati sospesi. Secondo i dati forniti da Upipa, ad oggi sono 695 i dipendenti che hanno deciso di non vaccinarsi e che erano impiegati nelle strutture. Stiamo parlando i medici, infermieri, educatori, oss, fisioterapisti e ausiliari.
“Siamo in una situazione di equilibrio precario – spiega a ilDolomiti Michela Chiogna - stiamo reggendo ma basta che in una struttura ci sia una persona che si ammala che la situazione va ko”. Non ci sono infermieri e già in passato le strutture trentine sono state costrette a cercarli al di fuori dei confini provinciali. E stiamo già assistendo a delle conseguenze.
“In Val di Fassa una struttura ha deciso di sospendere l'arrivo di nuovi ospiti perché manca il personale – ci spiega Chiogna – e lo stesso in questi giorni sta per avvenire in un'altra Rsa del nostro territorio. Vengono bloccati gli ingressi ma questa è l'unica strada percorribile se ci si trova in certe situazioni”.
AUMENTO DEI CONTAGI
Se da un lato gli incontri avuti tra Provincia e Rsa puntano nei prossimi mesi ad un graduale ritorno alla normalità con anche la chiusura definitiva delle strutture d'emergenza covid e l'eliminazione dei posti vuoti predisposti in caso di positivi dall'altro l'aumento dei contagi a cui stiamo assistendo anche in queste settimane sta preoccupando. E' vero che la quasi totalità degli ospiti anziani è vaccinata e quindi protetta ma l'attenzione rimane molto alta. Proprio in questi giorni, infatti, è sul tavolo, per le zone dove il contagio è elevato, l'opzione di bloccare la possibilità per gli anziani di rientrare a casa nel fine settimana.
“E' un aspetto delicato ma stiamo valutando soprattutto per le con la situazione epidemiologia più grave – spiega a ilDolomiti, Michela Chiogna - però ci si chiede anche da dove arrivano i casi che abbiamo avuto. Potrebbero essere arrivati proprio dagli ambienti esterni frequentati all'uscita dalle strutture nel fine settimana quando non si sa chi gli ospiti incontrano”