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Coronavirus, anche in Trentino i genitori scendono in piazza contro la dad. “Niente politica. A noi interessa la salute dei nostri ragazzi”

Domenica 21 marzo Rovereto ospiterà una manifestazione su scala nazionale del comitato Scuola in presenza. Genitori e insegnanti scendono in piazza contro la dad. "E' un servizio essenziale come gli ospedali. La Pat non si pieghi al diktat di Roma"

Di Davide Leveghi - 19 marzo 2021 - 11:33

ROVERETO. “Il nostro è un discorso più ampio rispetto alla gestione locale della scuola. Il nostro pensiero non è di polemizzare o andare a vedere chi ha voluto cosa, ma di far arrivare la nostra voce per tenere aperte le scuole”. È chiara, Laura Tondini. L'amministratrice del gruppo con cui si è formato il comitato trentino di Scuola in presenza ribadisce quella che è una posizione netta dell'intero movimento: per la politica nessuno spazio.

 

La rete, partita in Lombardia, si è diffusa in tutto il Paese, arrivando spontaneamente alla formazione anche in provincia di Trento di un comitato aderente alle iniziative contro la dad. “Siamo consapevoli e preoccupati per l'emergenza sanitaria in cui ci troviamo e per i rischi a essa connessi – si legge nel sito nazionale di Scuola in presenza – è però dimostrato da dati scientifici, pedagogici, psicologici, che l'istruzione in esclusiva modalità Dad amplifica il divario sociale fra gli studenti, danneggia gli studenti con difficoltà di apprendimento, genera lacune di metodo e nel percorso scolastico, genera problematiche di attenzione, apatia e passività nei ragazzi”.

 

E proprio per questo, la rete organizza continui presidi, che culmineranno nella manifestazione nazionale di domenica 21 marzo. “Sabato 20 ci sarà un presidio in Primiero, domenica a Rovereto e il prossimo fine settimana a Trento – spiega la referente trentina – scenderemo in piazza per fare un accorato appello alla Pat, affinché si ascolti quanto detto dal garante dei minori Fabio Biasi. La scuola non può sottostare al diktat di Roma, deve rimanere aperta. Invece è arrivato il governo Draghi e ha scompaginato le carte, stabilendo la chiusura di tutte le scuole quando si è in zona rossa. Per noi è un servizio essenziale, come gli ospedali e altri servizi. Lo è per la formazione e la qualità della formazione dei ragazzi”.

 


 

“Il contagio può anche avvenire a scuola – continua – non è escluso. Ma la scuola è un luogo in cui i protocolli sono fatti rispettare. È uno dei posti più tracciabili e più tracciati. Sfido chiunque a trovare un posto dove questo sia possibile. La scuola è un luogo sicuro e non andarci è come non fare scuola”.

 

Sul fatto che il contagio, in virtù delle varianti, stia trovando proprio nei più piccoli un vettore di maggiore diffusione, Tondini conclude: “Nel gruppo siamo circa 6000. Ci siamo confrontati rispetto alle esperienze delle scuole che frequentano i nostri figli e non ritengo che sia vero. Se lo ritenessi vero e non mi sentissi sicura, non manderei i miei figli”.

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